Le Jardin Secret

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Era strano: non riusciva davvero a comprendere come fosse possibile sentirsi sicura in quel modo e un'attimo dopo cadere nel baratro dell'imbarazzo più totale. Era da ormai un paio d'ore che, come ogni giorno disponibile, dettato ovviamente dagli impegni fotografici del ragazzo, si ritrovavano in una piccola saletta dell'Académie per provare il loro saggio.

I giorni precedenti avevano scelto accuratamente la musica, deciso alcuni passi da fare ed organizzato gran parte della coreografia, ora non restava loro che aggiungere gli ultimi dettagli e poi, provarla, riprovarla e riprovarla ancora finché non fossero stati perfetti. Ogni tanto monsieur D'Argencourt passava, dando loro istruzioni e consigli ed osservando i loro progressi, almeno quelli che non poteva vedere nelle normali lezioni con lui.

Eppure nonostante i vari giorni di prove, nonostante lo stare insieme praticamente ogni giorno, Marinette provava ancora quel fortissimo imbarazzo che non comprendeva. O meglio, comprendeva benissimo che il ragazzo le piacesse, era chiaro come il sole d'altronde, ma non riusciva davvero a capire com'era possibile che in certi momenti specifici quell'imbarazzo spariva completamente. Era come se quando provassero, a meno che non incrociasse per più di cinque secondi i suoi occhi, la priorità diventasse la danza. Ecco forse era proprio quello: per lei la cosa più importante era la perfezione, l'esercizio, il voler arrivare fino in fondo e dimostrare che ne era capace. Per questo motivo riusciva a stare concentrata anche con quel bellissimo ragazzo a fianco; anche se alcune volte non poteva trattenersi dall'arrossire o sentire il cuore martellarle furioso in petto.

«Ancora dobbiamo decidere la posizione finale della seconda coreografia.» commentò Adrien, separandosi da lei, dopo l'ennesima prova del passo a due.

«Sì a proposito di questo, avevo pensato a una cosa durante la lezione di questa mattina.»" le rispose lei, asciugandosi un'attimo il sudore dalla fronte, con l'asciugamano che teneva appesa alla parallela. La riposò e si rivolse nuovamente verso di lui.

«Tu concludi con un tour en l'air e io con un arabesque, giusto?»

«A-ah...» pronunciò semplicemente il ragazzo, seguendo attentamente il suo discorso.

«Ecco se tu invece che concludere in quinta, concludessi a terra ed io trasformassi il mio normale arabesque con uno penché, mentre tu mi sostieni?» a quella proposta vide gli occhi verdi di Adrien illuminarsi.

«È geniale!»

«Di-dici sul serio?» chiese lei arrossendo per l'ennesima volta.

«Certo che dico sul serio, è perfetto! Così si collega poi al balletto successivo.» si complimentò di nuovo il ragazzo.

«Esatto! Inoltre se tu sei già a terra ed io sono di fianco a te ci verrà più facile metterci seduti nella posizione giusta per l'inizio della terza coreografia, anche al buio.»

«Beh allora facciamo una prova...» disse di nuovo il biondo prendendo posizione al centro della saletta.

«Ok, riprendiamo dal mio manège...»

Si misero entrambi in posizione. Adrien rimaneva fermo immobile, il piede destro ben piantato al terreno e la gamba sinistra flessa un po' in avanti, mentre le braccia erano una alzata sopra la testa e l'altra distesa verso la ragazza. Lei invece eseguì una serie di passi, seguendo un immaginario percorso circolare.

Dopodiché il biondo si allontanò con due lunghi passi flettendo sempre le gambe alla fine e nel mentre che Marinette interrompeva con il suo movimento, lui fece un balzo. Nell'istante in cui si trovò in aria ruotò di trecentosessanta gradi, dopodiché atterrò sul ginocchio destro, nello stesso istante in cui la ragazza si era avvicinata a lui e tenendosi sulla sola punta del piede destro, sollevò completamente l'altra gamba ritrovandosi ad eseguire quasi una spaccata verticale.

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