PROLOGUE

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La corvina camminava nei corridoi deserti della T-Tower. A quell'ora di notte vi era talmente tanto silenzio che si potevano udire gli altri Titans russare o lamentarsi nel sonno persino da metri di distanza, con muri e porte a separare le corde vocali degli uni dagli apparati uditivi degli altri.
Raven si affrettò ad entrare in cucina, preparare la sua dose di tè verde notturna e, come se non fosse mai stata lì, tornare in fretta nella sua stanza per meditare.
Era una delle sue attività principali. A volte rimaneva interi giorni rinchiusa nella sua stanza, fluttuando sul letto con le dita congiunte e gli occhi chiusi, quasi in stato di semiveglia. L'aiutava a tenere a bada le sue emozioni, e dunque i suoi poteri; era essenziale per la ragazza, per il dovere che si era imposto di murarsi quasi viva, per proteggere sé stessa e le persone a cui voleva bene dall'ira dei poteri mefistofelici che aveva ereditato da suo padre.

La sua migliore amica aliena però non la pensava così: a volte glielo diceva, aveva bisogno di rilassarsi in modi alternativi e smetterla con la meditazione, con il chiudersi in sé stessa, e magari sfogare le sue emozioni in un modo più aperto; ma la corvina non le rispondeva mai, guardandola male ogni volta, arricciando il naso e contorcendo il volto in una buffa, contraria espressione, come se avesse detto la cazzata più apocalittica del mondo.

Bollita l'acqua, presa la bustina di tè e rimise tutto al proprio posto, vadando bene a non produrre rumore, come se non volesse lasciar traccia del suo operato, stringendo il manico della tazza nella mano destra e con l'altra reggendo un piccolo libretto dalla copertina di pelle nera; ripercorse il corridoio che la portava dritto nella sua stanza, l'ultima del corridoio, senza fiatare, mentre le tenebre della notte la avvolgevano completamente, quando, girando l'angolo e sorvolando le stanze altrui, urtò contro qualcosa; fu talmente improvviso ed imprevedibile che qualcuno, o meglio, qualcuno della squadra di cui ella facesse parte fosse sveglio a quell'ora, che era stata completamente colta impreparata, sobbalzando e facendo rovesciare l'infuso a terra e la tazza con esso, che si frantumò facendo arricciare il naso della demone in una smorfia quasi triste.

Racchiuse subito un po' di magia nelle strette delle sue mani, così da far un minimo di luce e pronta a scagliare via l'intruso; ma non poté farlo, ritrovandosi di fronte gli occhi verdi del suo compagno di squadra.
«Rae! Woah, quasi cadevo!»

«Beast Boy, fai piano! Svegli tutti così!» sussurrò Raven in un vano tentativo di far abbassare il tono di voce al mutaforme.
«Sì, sì. Che ci fai a quest'ora di notte?»
«Potrei farti la stessa domanda.»
«Stavo andando a prendere qualcosa da mangiare. Il cibo di Star è gradevole, ma il mio corpo si è rifiutato di deglutire tutto il piatto. Il mio stomaco ha cominciato a lamentarsi» disse il ragazzo strizzando gli occhi e uscendo la lingua fuori. I suoi occhi, persino con quel buio, brillavano di un verde smeraldo imparagonabile, così piccoli e così spettacolari.
Raven chinò la testa imbarazzata a quel pensiero, osservando la pozza di tè caduto dalla tazza con un leggero rancore velato. Forse se lo doveva aspettare, era da tanto che quel mostriciattolo non le frantumava qualcosa.

«Uhh, non credo sia recuperabile. Che farai adesso?» il dito dell'elfo, che aveva seguito l'andamento del capo della ragazza fino al suolo, indicò i cocci bianchi e neri sparsi per terra, rimanendo fermo essendo a piedi nudi e non volendo tagliarsi, e in seguito la pozza di tè nella quale galleggiavano.

La corvina non distolse lo sguardo da terra, parlando con voce neutrale. «Ne farò dell'altro.»

«Quindi faremo una specie di picnic notturno? Soli, io e te?»
«Cosa?»
«Sì, un picnic. Tu con il tuo tè, io con le mie patatine.»

Raven contrasse la faccia in una smorfia disgustata, forse per l'abitudine del ragazzo del mangiare certe schifezze a orari così tardi, o forse la sola idea di condividere un momento rilassante quale era la sua consumazione di tè quotidiano, con un individuo così fastidioso come lui. «A quest'ora?»

Let me love you [BBRAE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora