XII

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I Titans rimasero tutto il giorno seduti intorno al tavolo, sforzandosi di capire cosa DeathStroke avesse in mente, e quello che Tara, come voleva essere chiamata lei, gli aveva detto non li aiutò per niente.
Nonostante fosse passato solo un giorno dallo strangolamento, la bionda riusciva già a parlare, sebbene con un filo di voce e dovendosi fermare più volte per rilassare le corde vocali e attutire il dolore che, ovviamente, continuava a persistere. Non poteva tornare alla sua normale vita con quei simili danni. Non sarebbe passata sicuramente inosservata e si sarebbe cacciata in un mare di guai. Perciò, aveva deciso di rimanere con i Titans, almeno fin quando non sarebbe riuscita a parlare senza problemi; tanto -parole sue-, i genitori non c'erano e con l'istituto, che in seguito i cinque supereroi capirono essere un college, non doveva avere troppi problemi col giustificarsi. Aveva cominciato a scrivere su un foglio ogni singola parola che l'uomo le aveva detto, ma era finita col dirle a voce per la noia di dover esprimere tutti quei concetti a penna.

L'uomo le aveva parlato in modo strano, aveva idee contorte, diceva che la bionda doveva venire con lui, che gli apparteneva ancora e che presto tutti i Titans sarebbero divenuti di sua proprietà, e così avrebbe finalmente potuto "vendicarlo". Ma i giovani stentavano a capire di chi stesse parlando, chi volesse vendicare e perché. E, così, avevano ricavato soltanto un'altra tonnellata di misteri, incasinando ancor di più le loro menti.
Era tarda sera ormai. Robin e Starfire erano ancora seduti intorno al tavolo, impegnati a contattare ogni singolo titano per chiedere informazioni e, in ogni caso, di prestare attenzione anche al più piccolo sospetto che gli si presentasse. Cyborg era andato in camera sua e, ricurvo sul computer, cercava di connettersi ad una qualsiasi rete criminale per ottenere informazioni e, magari, scoprire se DeathStroke s'era fatto qualche alleato, anche se ne dubitava. Beast Boy si era lasciato tutto alle spalle, dicendo che se ne sarebbe occupato la mattina seguente e che lui, come del resto anche tutti gli altri ragazzi, non poteva scervellarsi dalla mattina fino all'una di notte quale era; così, aveva deciso di giocare ad un vecchio GBA che aveva casualmente trovato nella sua camera, dunque probabilmente appartenente ai vecchi possessori della casa, ed era intento a finire il gioco in un solo giorno, comodamente seduto sul divano. Terra era stesa di fianco a lui ad occhi chiusi, coperta da un leggero plaid che a malapena le arrivava fino alle caviglie e con la musica nelle orecchie. Raven, invece, aveva parlato poco e niente durante tutto il giorno -più precisamente, da quando aveva abbracciato il mutaforme la notte precedente-, e adesso si era rinchiusa nella sua camera, probabilmente meditando o leggendo qualche libro.

«Bene- grazie, Energon. Fammi sapere» salutò Robin dal T-Communicator, per poi chiuderlo. Starfire sbadigliò.
«Dovresti andare a riposarti, Star» disse il ragazzo alzandosi in piedi, subito seguito dall'aliena, che gli annuì.
«Anche tu» rispose lei stropicciandosi gli occhi. Robin le sorrise intenerito. Si sentiva il ragazzo più fortunato del mondo.
«Non ti preoccupare per me. Vai a dormire» disse, lasciandole un dolce bacio sulla fronte. Ormai aveva superato la ragazza in statura, e, anche fluttuando, arrivava alla sua stessa altezza. Anche gli altri erano cresciuti -ad eccezione di Cyborg-, perfino Beast Boy, che era arrivato alla stessa altezza di Raven, se non leggermente più alto. «Buonanotte, piccola» sussurrò a Starfire prima che questa svolazzasse via verso la sua camera. Il ragazzo meraviglia si voltò verso Beast Boy, che lo guardava sorridente. «Che c'è?»
«Niente» disse lui tornando a guardare la sua console.
Lo sguardo di Robin passò velocemente dal mutaforme alla bionda, stesa poco lontana da lui. «Quindi... va tutto bene?»
Beast Boy alzò un sopracciglio.
«Voglio dire- con Terra, è tutto ok?»
Il mutaforme alzò lo sguardo, dando prima un'occhiata alla bionda, poi al suo leader. «Credo di sì.»
Non ci pensava nemmeno più di tanto. È vero, doveva ammettere che faceva ancora male ricordare i tempi trascorsi insieme a lei e sapere che non ne avrebbe mai più potuto averne dei simili con lei, ma la sua mente era affollata da altri pensieri. Da un'altra persona. Tutto il tempo.
Robin chiuse un attimo gli occhi e allungò i muscoli della braccia verso l'alto, girando la testa in moto circolare, lentamente. Abbassò poco dopo le braccia e guardò Beast Boy. «Domani staremo tutto il giorno fuori, quindi vedi di non fare troppo tardi.»
Il mutaforme tornò a guardare il display. «Sì, signore!»

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