II

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Era notte quando i Titans giunsero a Steel City. Tutto era andato secondo i piani, e nessuno, eccetto forse qualche bambino investigatore appassionato di supereroi, aveva notato l'arrivo dei cinque ragazzi, che erano stati costretti a soggiornare per ore di viaggio in quella scomoda auto, senza poter fermarsi nemmeno una volta in qualche grill o per fare pipì; inutile dire che la vescica di un certo ragazzo verde stava pressapoco scoppiando.
Cyborg parcheggiò dentro la T-Tower dei Titans East, poggiando il capo per metà cibernetico sul finestrino e facendo un sospiro di sollievo, finalmente poteva riposarsi e sollevare le mani dal maledetto manubrio della sua bellissima T-Car.
Bumblebee volteggiò in un istante da loro, sfoggiando un suo solito raggiante sorriso, subito seguita dalla sua squadra; «Benvenuti nella nostra splendida torre! Sappiate che dovrete pagare l'affitto» scherzò lei, piazzandosi di fronte al parabrezza e subito raggiunta dal cyborg, che cingendole con una mano il fianco l'abbracciò. Portò i saluti anche dei due piccoli fast&furios rossi, che data la tarda ora erano anche loro a dormire nelle loro stanze, o meglio, a pretendere di dormire. Accolse tutti dolcemente, eccetto l'aliena che, nel viaggio, si era appisolata poggiando il capo sul finestrino.
«Abbiamo parecchie camere a disposizione, sceglietene una a vostro piacimento!» aggiunse l'ape, volteggiando e prendendo la mano del robot, tirandolo verso l'ascensore che li avrebbe davvero portati alla vera Torre.
«Non è il momento del tour?» chiese impaziente Cyborg, con un ghigno stampato in volto. Non rivedeva la ragazza dai lontani tempi in cui era fidanzato con Jinx, a causa della gelosia di quest'ultima; ma da ormai qualche mese avevano rotto la relazione, a causa anche dell'invaghimento della rosea di un certo ragazzo dai capelli rossi, apprendista del famoso Flash.
«Che tour vuoi che ti faccia? Hai costruito tu la torre dopotutto, Microchip! Ci vediamo nella sala principale» disse, andandosene.
Robin scese dall'auto, dopo aver salutato gli altri, e prese in braccio Stella, seguendo l'ape e portandola in una delle stanze: la avrebbero aggiornata domani mattina. Dopotutto, chi avrebbe avuto il coraggio di svegliarla?

«È passato quasi un anno, e non sei cambiata per nulla» disse Aqualad, avvicinandosi a Raven. Il moro era molto cambiato, invece, dall'ultima volta: non indossava più la sua tuta, ma dei jeans blu e una maglia a giromanica nera, e i suoi capelli, una volta con molta cura e dedizione tirati all'indietro, gli cadevano in parte sulla fronte tutti in disordine. Due occhi verdi li sbirciavano dall'altra parte dell'auto.
«Nemmeno tu, vedo.»
Anche loro, nonostante i loro precedenti, erano rimasti in buoni rapporti, anzi. Aqualad abbassò il cappuccio della ragazza, che lo guardò un pò storto. «Niente musoni qui» rise, non pentendosi affatto del suo gesto e riportando la mano lungo i fianchi. «E poi, così stai molto meglio.»
«Aqualad!» li interruppe Beast Boy, esclamando in tono di saluto, correndo in un attimo da lui e facendo il giro dell'auto.
«Ciao, Beast Boy» tornò serio, ma non mancò di sorriso. Tutti quelli dei Titans East amavano sorridere parecchio, a quanto pare.
«Ehy Rae, ti va di andare a salutare Más e Menos?» il verde si voltò verso la ragazza, prendendo tra le estremità delle dita il lobo del suo giaccone nero con i corvi, che relativamente parlando gli piaceva parecchio. «Sono nella sala grande.»
«Perché no» rispose lei, non facendo caso alla presa del verde e camminando verso l'uscita. I due fratellini erano due di quelle poche persone che le piacevano, o che per lei erano ok.
«Rae...?» sussurrò tra sé Aqualad, guardandoli andar via.



«Ti hanno svegliata?» chiese la demone a Starfire, che si stropicciava gli occhi, fluttuando dal corridoio fino al fianco dell'amica, guardandola assonnata.
«Mi hanno fatto saltare fuori dal letto.»
Erano tutti nella sala riunioni. Avevano appena finito di dire il punto della situazione, dal qualche comunque non erano stati trapelati ulteriori dettagli che i Titans non avessero già udito dalle labbra dell'ape il giorno prima, in videochiamata, e per – così come avevano detto Más e Menos, che con l'arrivo dei ragazzi si erano subito risvegliati e adesso vagavano in giro per la torre – "riconciliarsi", avevano deciso di passare la serata insieme, guardando un film o facendo qualche gioco; sarebbe stato anche un modo per adattarsi a quella nuova, strana situazione, e per prendere confidenza l'un all'altro tra Titani. Ma era scoppiata una faida tra Bumblebee e Speedy, una delle solite, di cui soltanto loro sapevano i motivi, e con tutto quel baccano era impossibile dormire.

Raven si alzò dal divano, il cui posto vuoto venne immediatamente occupato dall'aliena, che si sedette tra Robin e Aqualad, intenti a discutere sulla lega dei supereroi e i loro rispettivi mentori, o cose così.
Fluttuò in cucina, cominciò a bollire l'acqua nel primo pentolino che le era capitato e ad uscire i preparati di tè verde che si era portata insieme, infilati nelle tasche interne del giaccone che ancora indossava. Una figura prese ad osservarla, poggiando la spalla sull'uscio della porta della cucina e incrociando le braccia al petto.
«E se avessi un'allergia al tè...? Che faresti?» il mutaforme inclinò lievemente il capo con un pizzico di curiosità nella voce, poggiando anche esso contro la parete e guardandola.
«Te le studi la notte queste domande?» chiede aspra, visibilmente infastidita dal suo ogni qualvolta ridire sulla sua abitudine di bere il tè.
«Forse- è probabile. Ma non solo l'unica cosa a cui penso.»

La corvina si girò per guardarlo; al contatto visivo, egli si distaccò dall'uscio in metallo e si avvicinò alla ragazza. «Che useresti, se non ci fosse il tè?» chiese di nuovo.
Stava facendo sul serio?
La demone roteò gli occhi. «Della tisana o della camomilla, credo.»
«Me. Voglio dire, ci sarei io.»
«Eh?»
«Te lo dissi. Conosco tanti trucchetti per rilassare la mente» ridacchiò con l'espressione e la dolcezza di un bambino, sventolando le punta delle sue lunghe orecchie.
Raven alzò le sopracciglia, poi si rigirò e versò l'acqua dal pentolino nella tazza, rimanendo sul piano cottura.
«È tutto nella tecnica» continuò a dire, avvicinandosi e poggiando una mano sulla superficie del lavabo subito accanto, l'altra mano sul fianco, circondando la minuta figura di Raven.
Di tutta risposta, ella gli tirò una gomitata sullo stomaco che lo fece piegare in due. «Te lo faccio vedere io, un trucchetto.»
Lasciò la tazza sul lavabo, prese il viso del mutaforme tra il pollice e le altre dita, sollevando la mano libera pronta a recitare il suo mantra contro di lui, ma inaspettatamente questo poggiò le sue mani su quella della ragazza, come chiedendo pietà: se solo avesse evitato di ridacchiare per la buffa situazione creatasi, sarebbe stato abbastanza convincente.
Gli occhi verdi scrutarono pure un leggero sorriso, che fece sorridere a sua volta anche lui come un ebete. Raven tornò un attimo lucida, e subito lo mangiò con sguardo severo e irato. «Azarath, Metrion–»

Il rumore di passi interruppe la corvina.
«Va tutto bene qua?» Aqualad entrò nella stanza, grattandosi la nuca tra i disordinati capelli mori.
«Sì» rispose magramente la ragazza, che si affrettò a lasciare il viso di Beast Boy e a prendere la tazza. Poi, aggirando i due ragazzi, uscì dalla cucina, senza aggiungere altro e intimorendoli dal chiedere altro.
Il bruno si affrettò a prendere dei popcorn in mais, per poi metterli nel forno a microonde. Attese finché il rumore del fornetto era tale da coprire la sua voce. «Che stavi combinando?»
«Eh? Io, proprio nulla» rispose il verdognolo, massaggiandosi le goti che prima ella stava stringendo tra le dita, facendo finta di niente.
«E perché era arrabbiata?»
«Ma che ne so! Quella è così, non puoi scherzare che subito ti manda in un'altra dimensione.»
Aqualad sorrise, alzando il mento e guardandolo storto.
L'elfo se ne accorse subito, tant'è che non perse tempo a rispondere, sentendosi come preso in giro. «Perché stai sorridendo...?»
«Sei dolce.»
Il ragazzo alzò le sopracciglia, dischiudendo le labbra. Poi, deglutì; «Per carità, sei carino anche tu, ma io sono il tipo da ragazze, non so se capisci...»

Aqualad rise. «Che hai capito? È un pò da stronzi, ma è anche tenero quel che fai con lei.»
«Sarebbe?»
«Flirti continuamente con lei ma poi neghi l'evidenza perché, forse, hai paura che gli altri scoprano che ti piaccia farlo. No, non sei cambiato per niente.»
«Wowowo, frena. Io? Flirtare? Con lei, poi?» Il ragazzo fece una faccia disgustata. «Dico, l'hai vista? È sempre depressa, cupa, nera, seria, non ride mai, non scherza mai, non fa niente! Sa solo arrabbiarsi e dare gomitate.»
«E perché allora continui a stuzzicarla?» incrociò le braccia, facendo un ghigno di palesità.
«Mai fatto» si difese lui, alzando le mani.
«Cerchi di farla sorridere, e questo, soprattutto con una ragazza col suo carattere, non è da tutti» affermò lui.
Il mutaforme era pronto a contrattaccare, ma dalla sua bocca non uscì un filo di voce. Rimase a bocca aperta, con il piccolo canino fuori dalle labbra, aggrottato di sopracciglia e con l'indice alzato, ma piegato.
«Vieni?» disse Aqualad tirando fuori la busta di popcorn dal microonde, ancora scoppiettanti, prima di entrare nel soggiorno.
«...sì» rispose, con ancora la mente tra le nuvole.

Let me love you [BBRAE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora