"Vola insieme a me, fino a quando non precipiterò."
A volte i piccoli gesti possono far tanto.
C'è chi non ne fa caso, chi vuole stringere tra le mani qualcosa di concreto, epico, per un'emozione altrettanto epica.
Ma per la corvina non era così; era una ragazza che costruiva muri per sentirsi più al sicuro, per potersi proteggere, per proteggere le persone che amava. Era come la principessa di una frivola favola, imprigionata in una torre all'oscuro di tutti, per proteggere il regno incantato dalla guerra tra il bene e il male che la possedeva; di gesti epici, di emozioni epiche, lei quasi non era autorizzata a provarne. Lei viveva di piccoli dettagli che nessuno sembrava notare, ma che a lei restavano incastrati tra pensieri e ricordi. Un gesto, una parola, uno sguardo.Il ragazzo poggiò la fronte sulla pallida e delicata spalla della corvina, abbracciandola da dietro, con movimenti lenti e sciolti, piegandosi leggermente con la schiena per quei pochi centimetri di altezza in più che aveva guadagnato, per potersi avvicinare alla sua candida pelle, che anche dopo tutti quei mesi non sembrava aver perso il suo dolce profumo confortante, che davvero non era riconducibile a qualsiasi altro odore esistente, se non quello della ragazza stessa: un profumo unico, inebriante e dolce; o almeno per Beast Boy. Strinse gli occhi affondando nel piccolo spazio che quel maledetto mantello lasciava scoperto dello stupendo corpo della demone, mentre le mani scivolarono sugli avambracci verdognoli del ragazzo incrociandosi, cingendo i fianchi di Raven e avvolgendola; era successo così all'improvviso, così velocemente, così imprevedibilmente, che la corvina era rimasta senza parole da dire.
Per qualche istante, nel silenzio più totale di quella notte calma e infinita, almeno per i due, completamente esternati da tutto il resto del mondo, come se per l'uno non vi esistesse nulla oltre all'altra, la ragazza si lasciò mostrar debole all'elfo, abbandonandosi in quelle braccia e socchiudendo gli occhi, con le labbra dischiuse. Ciò che aveva da dire, lo aveva detto, e quel breve momento di arrendevolezza nei confronti dell'affetto di egli non smentivano le parole che Raven aveva finito di pronunciare poco prima, era ormai cresciuta, e non aveva più bisogno di nessuno che la proteggesse, che la facesse sentire bene; era quel che si era ripromessa, che nessuno dovesse più pensare a lei in quel modo, come una bambina immatura e, per quanto cercasse di apparire forte, fragile dentro. Non era più né l'uno, né l'altro, ed erano state le parole dispiaciute e tristi del compagno di squadra a risvegliarla: doveva farlo per lei, e doveva farlo per lui.«Il Jian, noto anche come l'uccello che condivide le ali, possiede un'ala sola.»
«Beast—?» lo sguardo violaceo e inflessibile della ragazza cercò il contatto visivo con il mutaforme, che però aveva il proprio verso il suolo, incastonato nella pelle dell'altra. I suoi occhi erano umidi, ma aveva smesso di singhiozzare; probabilmente, non aveva nemmeno coscienza del fatto che delle leggiadre e inflessibili lacrime gli avevano solcato il viso, parlando con la ragazza. Ma la sua voce scandiva bene ogni parola, era calda e quasi serena, aggettivi non proprio attendibili se poi lo si avesse guardato in volto.
«A meno che non poggi l'ala su un'altra esemplare della sua specie, l'una sull'altra, e agiscano come una sola persona, non sono in grado di volare. Sono creature imperfette e incomplete. Ma, per qualche ragione, il loro modo di vivere mi ha colpito profondamente.»
Raven cercava di raggiungere la sua mente con sguardo perso, ma non aggiunse nulla, e non replicò all'abbraccio che il mutaforme sembrava intenzionato a mantenere.«Per tutto questo tempo...» si prese una piccola pausa, il suo caldo respiro irregolare, che sfiorava appena la cute della corvina, sembrò quasi cessare completamente per qualche istante; «—non ho fatto che lamentarmi di non essere stato lì per te quando ne avevi bisogno, invece di farlo e basta. Ho sbagliato tante cose, Rae. E se ti lasciassi andare... sarebbe probabilmente l'ultimo sbaglio che farei, nella mia vita. Non ho intenzione di farti precipitare, non ho intenzione di sostenerti per poi abbandonarti, non ho intenzione di farlo di nuovo.
Le mie ali esistono per te.»
Lo sguardo magenta della ragazza sembrò illuminarsi, mentre le parole del mutaforme non facevano che rimbombare ed echeggiare nel cuore della demone, facendole sussultare la pelle, facendole venire i brividi lungo la schiena, facendole andare in confusione la mente e il cuore: per un momento, che sembrò eterno, ella si bloccò, sotto il tatto delicato ma forte di Beast Boy, del quale non era più in grado di percepire neppure più una singola emozione o pensiero; nemmeno le proprie.
«Te lo ricordi, quando ci odiavamo? Tu non volevi nemmeno rivolgermi parola. Forse non volevo nemmeno conoscerti. E le mie battute sul tè, sulla serietà, sulle classifiche e tutte quelle altre cazzate appena ti facevano sorridere; a volte pensavo che io e te non saremmo durati nulla, che non saremmo mai stati davvero amici. E-e... sei diventata così tanto in così poco.
Vederti male mi fa stare male, non poterti aiutare mi distrugge. E sentirti... dire... quelle cose, prima...»
La sua gola si gonfiò, ma il fatto che la demone non lo stesse fermando non lo scoraggiò a proseguire, arrancando bene o male come poteva per non gettarsi giù come un ragazzino. Anche se, alla fine, lo erano tutti... erano tutti così giovani, per sentirsi così male.
«Non ho mai pensato tu non fossi abbastanza forte, che tu non potessi farcela da sola... ma averti vista bruciare così mi ha fatto pensare che magari, se avessi provato ad aiutarti, le cose sarebbero migliorate.
Ma oltre a dirlo, non l'ho mai fatto veramente. È per questo che non ti lascerò andare, perché stavolta ho intenzione di farlo davvero.
Rae... io...»
Il suo cuore si compresse ancora di più, la sua presa, salda sui fianchi della corvina cominciò a indebolirsi e a tremare lievemente, mentre i due rimasero immobili sotto il chiarore della luna, le stelle riflesse negli occhi d'una notte che sembrava eterna, che sembrava l'ultima.«Garfield... non voglio.»
La voce fredda e ancora sussultante di Raven lo fermò, facendogli aprire gli occhi, ma non causando nemmeno un minimo movimento da parte dei due. «Io sto morendo... o-ogni secondo che passa. Se non sarà Deathstroke ad uccidermi, sarà me stessa a farlo! La mia magia mi sta corrodendo da dentro, perdo controllo e forza più passa il tempo, la mia anima si sta sbiadendo. Il mio destino è segnato, ma il tuo no. Diciamocelo chiaro... io non voglio che tu muoia... non per me.»
O tutto quello che fino a quel momento aveva cercato di fare, di proteggere i suoi amici e lui, quell'odioso, spettacolare ragazzo dalla pelle verde, sarebbe stato vano. E sapeva che, nel profondo, anche lui era cosciente della volontà della demone, che lui continuasse a vivere per lei. Si voltò quanto l'abbraccio da dietro le permetteva, incrociando finalmente gli occhi smeraldo del mutaforme, vellutati di lacrime e all'orlo del collasso, che nel guardare i suoi fecero smuovere il corpo di Beast Boy, facendola girare completamente e prendendole il volto tra le mani.«E che senso avrà per me continuare a stare qui, senza di te?» replicò immediatamente. «Quando moriremo, saremo soltanto delle statistiche. Non importerà chi eravamo, come eravamo chiamati, cosa abbiamo provato. Tutto quello che sono, quello che ho provato, non varrà più nulla. Se tu te ne vai, io smetto di vivere. Forse è presto per dirlo, non lo so, non m'importa! Io non posso stare senza di te, e queste settimane mi sono servite a capirlo!
Non voglio smettere di parlarti, di vederti sorridere, di sentirti borbottare, di guardarti preparare il tè, non posso!» La sua presa si rinvigorì subito, al limite di quanto potesse. Chiuse di nuovo gli occhi stringendoli, poggiando la sua fronte contro quella della ragazza, mentre la sua gemma rossa scarlatta riscaldò la sua pelle, bollente com'era.
L'odore pizzicante ma inebriante del ragazzo, le sue parole, che non facevano altro che scalfirle il cuore, il tocco forte di lui contro la sua pelle, tutto di lui, dalla più piccola cazzata al più gran dettaglio, le facevano correre il cuore.«Tu sei le mie ali, sei il mio Jian. Non ti lascerò precipitare. Con te posso volare ovunque! Sei la mia persona, Rachel. Sei la persona che ho scelto di amare!»
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Let me love you [BBRAE]
Fanfiction«Il Jian, noto anche come l'uccello che condivide le ali, possiede un'ala sola. A meno che non poggi l'ala su un'altra esemplare della sua specie, l'una sull'altra, e agiscano come una sola persona, non sono in grado di volare. Sono creature imperfe...