«Chissà» chiese a sé stessa, «se le stelle brillano perché un giorno ciascuno possa ritrovare la propria.»
Sentiva di poterle sfiorare, quando allungava la mano verso il cielo per poi dolcemente riportarla sul petto.
La corvina era andata sul terrazzo per la sua meditazione notturna, ma si era persa, appena aveva alzato un attimo lo sguardo, nel cielo notturno.
Un black-out totale aveva investito tutta la città e la notte l'aveva inghiottita, facendola sprofondare nelle tenebre ed in uno stato di quiete assoluta; e senza le luci dei grandi palazzi e degli enormi schermi sparsi ovunque per la città, le stelle potevano splendere con orgoglio senza essere minimamente nascoste dal bagliore di Jump City.
Aveva con lei un grosso, misterioso libro, che non aveva titolo, né autore; a lei piaceva davvero tanto, soprattutto quando lo apriva e l'odore di vecchia stampa si diffondeva nelle sue narici. Ogni tanto, dopo aver guardato attentamente il firmamento, apriva frettolosamente il volume e sfogliava decine e decine di pagine, per poi finalmente soffermarsi sul disegno della costellazione che aveva visto poco prima in cielo.
La prima volta lo fece per pura curiosità, ma già dalla seconda si appassionò davvero tanto: trovava affascinante l'astronomia e, in un qualche modo, i nomi che erano stati dati agli astri della volta celeste e alle figure che essi formavano.Si dedicò a quel libro per quasi tutta la notte. All'inizio si stese in aria, levitando, ma finì per rannicchiarsi sul pavimento della terrazza della casa in cui vivevano.
Tirava una leggera brezza; così la corvina andò a prendere una bella coperta e una tazza fumante di tè verde, ormai arresasi all'idea di meditare, prestando attenzione a non svegliare Beast Boy, Terra e gli altri Titans che erano rientrati da poco, a mani vuote.
Portò le gambe al petto, incastrandovi il libro, e si sedette sul pavimento, poggiandosi con la schiena ad una cassa in legno, avvolta dal suo caldo piumone. Non poteva desiderare di meglio.
Ad un tratto sentì qualcuno salire la scala e camminare verso di lei, raggiungendola da dietro. Raven, sentita la sua aura, non si preoccupò nemmeno di voltarsi per vedere chi fosse.
«Posso aggiungermi?»Beast Boy si sedette accanto a lei con le ginocchia al petto, anche lui avvolto da una coperta, sebbene molto più leggera rispetto all'enorme piumone della corvina, e con del latte caldo in un bicchiere, che ogni tanto portava alle labbra soltanto per il piacere di inumidirle e poi gustarle, mordicchiandole.
Raven, resasi conto, con la coda dell'occhio, che il mutaforme stava quasi tremando, aprì lentamente il suo bozzolo e pose un angolo di coperta sotto il suo gomito, incastrandolo con il ginocchio. Questo la fissò qualche istante, mentalmente ringraziandola, per poi scivolare anche lui sotto il piumone ed avvicinandosi alla ragazza, che continuava a sentirsi osservata.
«Cosa c'è?» chiese lei dopo un po' leggermente infastidita, senza alzare lo sguardo dal libro.
«Questo cielo è bellissimo» rispose lui tranquillo.
La ragazza accennò un piccolo sorriso, felice di poter condividere questa sua piccola gioia con qualcuno, anche se trovava incoerente la sua risposta. «Sì, lo è.»
«Riflesso nei tuoi occhi, lo è ancor di più.»
Raven arrossì ma non si coprì con il suo cappuccio, fiduciosa del fatto che il buio le mascherasse il rossore.
Per sua sfortuna il mutaforme la vide lo stesso, rivolgendole un tenero sorriso.
Aveva sempre pensato che la ragazza fosse dotata di una bellezza disarmante, e aveva più volte provato ad immaginarsi il cielo stellato riflesso nei suoi occhi, in quel bel colore ametista, spaziale; e più volte aveva fallito, ripetendosi che non era possibile immaginare una tale visione.
E adesso che finalmente aveva potuto farlo era così felice, e stranamente orgoglioso.«Perché sei ancora sveglio?»
Beast Boy abbassò lo sguardo, imbarazzato dal motivo per il quale non aveva chiuso occhio. «Terra...»
La ragazza quasi rideva al solo pensiero. «Ci dà dentro. Lo so, l'ho sentita anche io.»
I Titans, per meglio proteggere Terra da DeathStroke, che Cyborg, Starfire e Robin alla fine non erano riusciti a trovare, avevano deciso di ospitarla. Almeno finché, comunque, non sarebbe riuscita a parlare; da quel che l'uomo le aveva detto potevano, forse, riuscire a scoprire molte cose, sperando che una di queste fosse il motivo della sua apparizione.
Non avendo abbastanza letti a disposizione avevano deciso di farla dormire sul divano. Ma, per quanto fosse distante dalle altre camere da letto, il suo russare si sentiva in ogni singolo angolo della casa.
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Let me love you [BBRAE]
Fanfiction«Il Jian, noto anche come l'uccello che condivide le ali, possiede un'ala sola. A meno che non poggi l'ala su un'altra esemplare della sua specie, l'una sull'altra, e agiscano come una sola persona, non sono in grado di volare. Sono creature imperfe...