Newt

386 26 3
                                    

Le solite mura.
Il solito sole.
Il solito posto.
La solita sveglia verso le quattro del mattino.
Il solito odore di ragazzi adolescenti sudati.
Il solito lavoro.
La solita stanchezza.
La solita infelicità.
La Radura.
Newt odiava quel dannatissimo posto del caspio. Eppure era strano odiare qualcosa, quando non si poteva nemmeno desiderare di meglio. Già, perché lui non ricordava nulla, come tutti gli altri ragazzi rinchiusi lì dentro, del suo passato. Non una sensazione, non un odore, non una persona importante per lui. Assolutamente nulla. Ed era tutta colpa dei Creatori.
C'erano voluti più di due anni per capire con certezza che delle persone completamente pazze li avevano chiusi in un Labirinto gigantesco con dei mostri a complicargli la vita. C'erano persino delle Scacertole, piccole lucertole di metallo con tanti occhi rossi che fungevano da telecamera, che li spiavano per tutto il tempo. Erano imprendibili. Ma perché tutto ciò? Qual era lo scopo dei Creatori? Che senso aveva? Per quale caspio di motivo erano rinchiusi li? Sarebbero mai usciti? Esisteva un'uscita? Troppe domande e nessuna risposta. Due anni lì dentro, e quelle domande tartassavano ancora la mente del ragazzo, ogni secondo, ogni minuto, ogni ora, ogni momento, ogni notte; qualsiasi momento libero per la sua mente. Newt era certo di essere già impazzito da molto, ormai. Eppure non si lamentava, continuava meticolosamente il suo lavoro, voleva che gli altri Radurai avessero ancora qualche speranza, al contrario suo. Perché lui ormai le aveva perse da tempo.
Ogni cosa, in quel dannatissimo luogo rimaneva sempre uguale. Tutto quello che potevano fare era cercare di rendere quel piccolo posto un luogo migliore, per quanto potesse essere ritenuto tale. Ogni mese, una volta sola, la Scatola si apriva ed arrivavano cibo, provviste di ogni tipo, attrezzi necessari ed una nuova recluta. Esattamente. Ogni mese, da quella Scatola arrivava un nuovo Pivello, un nuovo ragazzo che avrebbe passato l'Inferno. Newt non poteva credere che altri ragazzi dovessero passare quello che aveva passato e che stava passando lui. Nessun essere al mondo meritava di essere mandato in quel luogo. Non lo avrebbe augurato nemmeno al suo peggior nemico. E tutto, appunto, era costantemente uguale. Quella mattina era uguale a tutte le altre. Newt, insieme ad altri ragazzi, si svegliava all'alba a causa dello sferragliare delle Porte del Labirinto che si aprivano lentamente. E poi iniziavano le giornate di lavoro; chi lavorava la terra, chi preparava la carne, chi cucinava, chi sistemava la Radura, chi aiutava in amministrazione, chi costruiva nuovi ambienti e per finire, chi entrava nel Labirinto. I Velocisti. Una volta Newt era uno di loro. Ma non amava parlarne. Adesso si occupava dell'amministrazione della Radura, essendo vicecapo, dopo Alby, il capo. C'erano talmente tante cose da fare, da riordinare, da controllare. E quella mattina, come tutte le altre, dopo aver mangiato fagioli e uova cucinati da Frypan, il loro unico cuoco, Newt si dirigeva al Casolare, dove sapeva che Alby lo stava aspettando per il lavoro. Fu però verso pomeriggio inoltrato, che finalmente qualcosa rese quel giorno fuori dall'ordinario. Newt non sapeva ancora che da quel giorno sarebbe dipesa una delle persone più importanti di tutta la sua vita, anzi, forse la vera ed unica. Alle 17 in punto, per tutta la Radura incominciò ad echeggiare il solito fortissimo e fastidioso allarme che indicava l'apertura della Scatola. Newt girò la testa verso la porta del Casolare, esasperato: odiava anche quel rumore. Alby gli lanciò un'occhiata profonda e poi insieme si avviarono verso la Scatola, seguiti e preceduti dagli altri ragazzi, curiosi tutti allo stesso modo di vedere e poter conoscere il nuovo Pivello. Arrivati allla Scatola, molti volti si affacciarono oltre il bordo, compreso quello di Newt. Insieme a provviste, legni, chiodi, reti, barili ed altri oggetti, in un angolo, era accovacciato un ragazzo dai capelli neri e dalla carnagione rosea; queste erano le uniche cose che Newt poteva vedere da dove si trovava. Subito una strana curiosità prese il sopravvento in lui. Contemporaneamente, delle voci si levarono dagli altri Radurai.
"Guardate quel Pive"
"Quanti anni ha?"
"Sembra una sploff con una maglietta sopra"
Newt si girò verso il ragazzo, indispettito.
"Sei tu la sploff, faccia di caspio."
E poi ripose la sua attenzione sul ragazzo all'interno della scatola, che stava iniziando a sbattere le palpebre per adattarsi alla forte luce del sole. Anche per lui era stata così la prima volta, se la ricordava bene: il senso di vuoto, la tristezza, la paura, la luce accecante... ma in compenso non c'erano altri ragazzi e i loro commenti del cacchio. C'era solo Alby. E per loro era stato difficilissimo adattarsi. Per questo aveva reagito così male alla specie di insulto del ragazzo verso il nuovo Pivello.
"Ragazzi, che gran puzza di piedi c'è laggiù!"
"Spero ti sia piaciuta la gita a senso unico, Fagio."
"Non c'è il biglietto di ritorno, fratello."
Newt sapeva benissimo che quelle parole stavano solo aggravando la situazione, lo si notava anche dal colorito pallido che aveva assunto la faccia del Pive, così intimò con uno sguardo che non ammetteva repliche di stare zitti agli altri Radurai. Senza perdere tempo, Alby lanciò al nuovo arrivato una corda per salire. Il Fagio indugiò un po', poi però si fece coraggio, mise il piede all'interno del grosso anello e gli altri ragazzi lo tirarono su. Alby lo afferrò per le braccia e lo aiutò ad alzarsi, a mettersi in piedi nel suo nuovo mondo.
"Piacere di conoscerti, Pive"
gli disse.
"Benvenuto nella Radura".
Newt ricordò la prima volta che Alby disse quelle parole a lui. Erano solo loro due, allora. E quelle parole lo avevano spaventato tantissimo. L'ansia si leggeva in faccia al Pivello, ma Newt sapeva che se fosse intervenuto adesso lo avrebbe spaventato ancora di più. Così il ragazzo preferì restare in silenzio, spostandosi verso l'esterno del gruppo. Il Fagio era palesemente intontito, continuava a guardarsi attorno, non riuscendo a dare una spiegazione a tutto quello che vedeva. Newt lo capiva bene. Era così che ci si sentiva, appena arrivati lì dentro.
"Guardate il Fagiolino. Si spezzerà quel caspio di collo, a furia di guardare la casetta nuova."
Gally. Newt odiava pure quel ragazzo. Si girò verso di lui a braccia incrociate, ma Alby lo precedette.
"Chiudi quella fogna, Gally."
Poi il capo si girò verso il Pivello, che ora stava scrutando il resto dei Radurai.
"Dove sono?"
Riuscì a chiedere il nuovo arrivato, con voce debole. Newt notò che era una voce medio bassa, quasi graffiata, che dava una sorta di aria particolarmente sexy al nuovo ragazzo.
"Non in un bel posto"
Gli rispose Alby.
"Ora vedi di darti una calmata."
"Chi sarà il suo Intendente?"
Urlò una voce gracchiante dal fondo.
"Faccia di caspio, ti ho spiegato che questo è una sploff, quindi si beccherà uno Spalatore, non c'è dubbio."
Newt corrugò le sopracciglia e si morse un labbro. Perché caspio dovevano fare le teste puzzone con tutti i nuovi arrivati?!
"Ho detto di tenere chiuse quelle fogne! Continuate a parlare a vanvera e la prossima pausa verrà dimezzata!"
Sbraitò Alby. Perfetto, pensò Newt, che bella accoglienza, ci siamo già fatti riconoscere.
Newt si rigirò verso il Pivello, e senza un motivo preciso, si ritrovò a scrutarlo da capo a piedi. Era alto, non quanto lui, ma quasi; la sua corporatura era robusta e slanciata, ed il ragazzo pensò che sarebbe stato un perfetto Velocista; sotto alla maglietta azzurra si intravedevano i muscoli delle braccia; portava dei semplici pantaloni marroni e delle scarpe da ginnastica; i capelli invece erano leggermente mossi, corti e neri; gli occhi di un marrone intenso simile al cioccolato fuso; il naso era piccolo e all'insù, la bocca rosea e carnosa. Newt continuò a guardare e riguardare i minimi particolari sulla sua pelle, dai nei fino alle piccole imperfezioni della pelle sulla faccia. Non si era mai sentito in quel modo.
Osservò ancora a lungo il Pive, senza sentire la conversazione tra egli ed Alby, talmente era assorto: le sue palpebre che sbattevano continuamente poiché gli occhi non si erano ancora abituati completamente alla luce, il labbro carnoso inferiore che veniva morso a causa dell'ansia del momento, il dito indice della mano sinistra che picchiettava frenetico sul bordo dei pantaloni.
"...se non hai fifa, non sei umano"
Stava dicendo Alby, quando Newt tornò in un certo senso cosciente.
"Comportati in un modo diverso e ti butto dalla Scarpata. Vorrebbe dire che sei fuori."
"La Scarpata?"
Domandò il Fagio, impallidendo.
"Ma vaffancaspio. Non c'è modo di cominciare queste conversazioni, ci arrivi? I pive come te noi non li ammazziamo, te lo prometto. Cerca solo di evitare di farti ammazzare, sopravvivi, quel che è."
Quello che sarebbe dovuto sembrare un discorso d'incoraggiamento da parte del loro capo era stato letteralmente un fiasco totale, siccome non fece altro che far impallidire ancora di più il nuovo arrivato. Newt si spiaccicò una mano sulla faccia ed Alby si rese conto di aver peggiorato solo la situazione.
"Amico, non sono bravo in queste cose... sei il primo Fagiolino dopo tanto tempo, da quando Nick è stato ucciso."
Gli occhi del Pivello si spalancarono ancora di più, e Newt decise di intervenire, prima che la situazione andasse letteralmente a rotoli. Così si avvicinò a loro due, tirando uno schiaffo scherzoso sulla testa di Alby.
"Aspetta il cacchio di Tour, Alby. Gli viene un cavolo di infarto, a sto qua, non ne sa ancora niente."
Newt tese la propria mano al Pivello.
"Io sono Newt, Fagio, e saremmo tutti di buonumore se perdonassi questo nostro capo testa di sploff qui."
Ed i due si guardarono negli occhi. Uno strano magnetismo sembrò accompagnare quello sguardo. Newt non avrebbe mai dimenticato il loro primo incontro. Quando si strinsero la mano, ci fu come una scintilla di energia che percorse l'intero braccio di Newt, fino al cuore. A rovinare il momento, ovviamente fu Alby.
"Ma fottiti, faccia di sploff."
Disse dando uno strattone a Newt per tirarlo via dalla stretta con il Pivellino e posizionandolo accanto a se. Il capo allargò le braccia.
"Questo posto si chiama la Radura, va bene? È il posto dove viviamo, mangiano, dormiamo. Ci chiamiamo i Radurai. È tutto ciò che..."
"Chi mi ha mandato qui? Come..."
Ahia, pensò Newt, non si deve interrompere il capo. E difatti Alby prese il Fagio per la maglietta e lo avvicinò alla sua faccia, incollerito.
"Niente interruzioni, ragazzino! Babbeo, se ti dicessimo tutto schiatteresti di colpo, subito dopo esserti sploffato nei pantaloni. Gli Insaccatori ti trascinerebbero via e allora non ci serviresti più, giusto?"
Sbraitò il loro capo.
"Non so nemmeno di che parli"
Sussurrò il Pivello a mezza voce. Newt si sentì dispiaciuto per il nuovo ragazzo e si avvicinò ad Alby, prendendolo per le spalle.
"Alby, finiscila un attimo. Più che aiutare stai facendo un danno, sai?"
Il ragazzo lasciò andare il Pivello, respirando a grandi polmoni.
"Non ho tempo di fare il simpatico, Fagiolino. La vecchia vita è finita, è iniziata quella nuova. Impara le regole in fretta, ascolta e non parlare. Ci arrivi?"
Il Pivello lanciò uno sguardo disperato verso Newt, che ricambiò con voce quasi tremante.
"Ci arrivi, vero, Fagio?"
"Si."
Rispose lui con voce piatta. A Newt dispiaceva trattarlo così. Ma era la cruda e pura verità. Se gli avessero detto tutto gli sarebbe venuto un attacco di panico, poco ma sicuro.
"Bene così. Il Primo Giorno. Ecco cos'è oggi, per te, pive. Presto rientreranno i Velocisti. Oggi la Scatola è arrivata tardi, non c'è tempo per il Tour. Domani mattina, subito dopo la sveglia."
Incominciò Alby. Poi si rivolse a Newt.
"Trovagli un letto, fallo dormire."
"Bene così."
Rispose il ragazzo. Alby si rigirò verso il Pivello.
"Qualche settimana e sarai felice, pive. Felice e utile. Nessuno di noi sapeva un tubo, il Primo Giorno, e nemmeno tu. La nuova vita inizia domani."
Così si voltò e si diresse verso il Casolare, insieme a molti altri ragazzi che tornavano alle loro mansioni. Newt sospirò e si girò verso il Pivello, che adesso aveva chiuso gli occhi, con un labbro tra i denti. Newt sapeva che molto probabilmente lui stava cercando di tirare fuori un qualsiasi caspio di ricordo, ma non ci sarebbe riuscito.
"Che cosa ho fatto? Che cosa ho fatto... perché mi hanno mandato qui?"
Bisbigliò con voce rotta. A Newt si strinse il cuore e gli appoggiò una mano sulla spalla, dolcemente, stringendola un po'. Quel contatto lo fece avvampare.
"Fagio, quello che senti tu l'abbiamo provato tutti. Tutti abbiamo avuto il nostro Primo Giorno, usciti da quella Scatola buia. La situazione è brutta, brutta davvero, e presto per te sarà anche peggio. Ma dopo aver fatto un po' di strada ti troverai a combattere bene e con coraggio. Si vede già che non sei una mammoletta del caspio."
Newt pronunciò l'ultima frase con meno sicurezza rispetto al resto. Era la prima volta che diceva davvero a qualcuno quello che pensava. Il Pivello riaprì gli occhi.
"Questo posto è una prigione?"
Newt tolse la mano dalla sua spalla e accennò un sorriso.
"Hai già fatto quattro domande, giusto? Non ce n'è di rispose per te. Almeno non adesso. Adesso meglio stare buoni. Accetta il cambiamento. Domani sarà un nuovo giorno."
Il Fagio riportò lo sguardo sul terreno erboso della Radura. E così Newt ebbe un'idea.
"Chuck è l'ideale per te. È un grassottello di un minipive, ma a conti fatti è un tipetto simpatico. Resta qui. Torno."
Neanche il tempo di finire la frase, che un grido acuto si levò dal Casolare. Newt roteò gli occhi.
"Che caspio. Ma quei cacchio di Medicali non possono stare con quel ragazzo per dieci minuti senza aver bisogno del mio aiuto?"
Si girò verso il Fagio e diede un colpetto al suo piede.
"Cerca Chuckie, digli che deve trovarti da dormire."
E così Newt, a malincuore, incominciò a correre verso il casolare, notando con la coda dell'occhio il Pivello che si ritraeva contro un tronco di un albero, tenendo gli occhi chiusi.

Newt correva verso i suoi doveri, correva ad aiutare gli altri, come avrebbe fatto per tutta la vita, se si poteva chiamare tale.
Correva via da lui, da Thomas, che aveva solamente bisogno di lui.

Stardust Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora