Giorno 3: Newt

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grazie mille per la pazienza, mi si era cancellato il capitolo, un trauma. e la scuola in questo periodo mi sta uccidendo, queste saranno le peggiori due settimane della mia vita :) but rallegratevi, questo è forse il capitolo più lungo che abbia mai scritto, per farmi perdonare ahah💓 grazie mille, grazie a voi questo libro ha raggiunto 1k di visualizzazioni e quasi 100 voti. vi amo.

Odore di qualcosa che bruciava. Ecco che cosa svegliò Newt quella mattina. Si tirò su dal letto ad occhi aperti, ansimando, intontito dal sonno, dai ricordi, dagli incubi. Il Dolente. Quando Thomas era entrato nel Labirinto, Newt aveva pensato di averlo perso. Perso davvero. E non riusciva a sopportare l'idea di perderlo. Da quel momento, Newt si era fatto una promessa: avrebbe seguito Thomas ovunque, senza eccezioni. E così aveva fatto.
L'odore di fumo si faceva più insistente ogni minuto che passava: all'inizio Newt pensava di ritrovarsi nella Radura. Ma poi incominciò a mettere a fuoco alcuni particolari, come le pareti bianche e grandi di camera sua e i libri disseminati per la stanza. Si riscosse e prima di precipitarsi al piano di sotto per vedere che diamine stesse succedendo, guardò la radiosveglia: 7:30. Beh, aveva decisamente dormito più del solito, ma cosa diavolo poteva succedere alle sette e mezza di mattina?! Distratto, inciampò nelle lenzuola mentre si precipitava al piano sottostante, trascinandosele dietro attorcigliate alla gamba destra. Rischiò di cadere dalle scale per almeno tre volte e così di rompersi di nuovo quella sua maledettissima gamba. Si avvicinò alla cucina, dove l'odore era più intenso, e sentì dei gridolini e il rumore delle padelle che sbattevano sui fornelli. Si tolse le lenzuola dalla caviglia imprecando e spalancò la porta di vetro decorato senza pensarci due volte.
"Hey, ma che casp...?!"
Il ragazzo rimase a bocca aperta, scandalizzato. Teresa stava agitando per aria due padelle, che stavano letteralmente andando a fuoco. Appena la ragazza vide il biondo, urlò dalla sorpresa e saltò all'indietro, rischiando d'incendiare l'intera credenza di legno.
"Newt! Accidenti, mi hai fatto prendere un colpo!"
Newt era ancora stordito.
"Un colpo?! Ma che diamine succede?! Cosa ci fai q..."
"Zitto e aiutami, ste cose bruciano! A dopo le domande insensate!"
Il ragazzo corse verso un'enorme ciotola di plastica appoggiata sull'isola bianca in mezzo alla cucina, la riempì d'acqua e la rovesciò su Teresa. Si, letteralmente addosso alla ragazza, spegnendo così anche le due pentole. Lei aprì la bocca, urlando di sorpresa. Newt scoppiò a ridere, ma dopo pochi secondi si ritrovò bagnato fradicio a sua volta. Toccò a Teresa ridere.
"Beh, ammetto che è stato divertente."
Disse lei infine, camminando verso il lavandino per strizzarsi i capelli completamente zuppi d'acqua. Le scarpe producevano un orribile sciaff-sciaff sul pavimento bianco bagnato.
"Mah, si dai. Ora, potresti dirmi che cacchio facevi nella mia cucina alle sette e mezza del mattino? Perché a quanto pare stavi mandando a fuoco delle pentole nuove che ora sono da buttare."
Disse a sua volta Newt, mentre si riavviava il ciuffo biondo all'indietro ad apriva una finestra per far uscire l'odore di bruciato e sperando che così si asciugasse più velocemente il pavimento.
Teresa si strinse nelle spalle.
"Stavo cercando di preparare la colazione. Boh, volevo solo cercare di essere carina, non so, fare una sorpresa. E nel caso te lo stessi chiedendo, non avevi chiuso la porta a chiave, così sono entrata. Ricordati di farlo, la prossima volta."
Newt restò a bocca aperta. Teresa. Che cercava di essere carina con lui. Roba da non crederci.
"Oh andiamo, non fare quella faccia. Potremmo anche avere avuto degli alti e bassi, ma sono pronta a cambiare. Non sono una traditrice, o come cavolo mi avevate etichettata nell'altro mondo. Ho fatto solo quello che ritenevo giusto... ci ho provato. Ho fallito. Adesso voglio essere una persona migliore, partendo da te."
Newt l'aveva guardata negli occhi e non vedeva una briciola di bugia al loro interno. Ti prego, fai che non me ne penta.
"Okay."
Disse. Teresa sorrise, il sorriso più vero che Newt avesse mai visto da parte della ragazza. Poi lei gli tese la mano. Il biondo la strinse, accennando ad un sorriso.
"Ehm okay, ora che finalmente abbiamo chiarito, non è che potrei usare il bagno? Sai, per fare una doccia e asciugarmi..."
Newt scosse la testa e le sorrise.
"Non c'è problema, fai come se fossi a casa tua."
La ragazza gli sorrise ancora, prima di togliersi scarpe e calze gocciolanti e di incamminarsi verso la doccia al piano di sopra.
Newt era sconcertato. Non sapeva che cosa pensare di quella ragazza, anche perché provava molti sentimenti diversi nei suoi confronti: rabbia, gelosia e forse un pizzico di odio. Tutto quello che era successo nelle loro vite, dal Labirinto, alla Zona Bruciata e poi nella città di WCKD, era in parte colpa sua. Ma c'era da dire che aveva fatto quello che riteneva giusto. Lei aveva detto di voler diventare una persona migliore, e Newt ci credeva, ma certe cose non si dimenticano, soprattutto quando per colpa sua sono morti degli amici, degli esseri umani.
Poi un pensiero gli attraversò la mente.
Anche loro due erano morti. Non stavano vivendo davvero. La rabbia per Teresa si dissolse piano piano: anche lei aveva perso tutto, come lui. E se c'era una cosa che Newt non riusciva a fare, era abbandonare qualcuno in difficoltà.
Questi cupi pensieri gli fecero tornare in mente Thomas e gli provocarono una fitta dolorosa al petto.
Scosse la testa e si tolse la maglietta fradicia che gli dava fastidio, salendo le scale ed arrivando in camera sua. La porta del bagno era chiusa e il ragazzo sentiva lo scorrere dell'acqua e Teresa che canticchiava un motivetto felice. Il suo viso si increspò in un piccolo sorriso; forse, dopotutto, sarebbero potuti diventare veramente amici.
Si cambiò i pantaloni e si mise una camicia azzurra asciutta e pulita, poi si sdraiò sul letto in mezzo ai cuscini. Poco dopo sentì la porta del bagno che si apriva e un gradevole odore di bagnoschiuma arrivò alle sue narici.
"Ehm... Newt, sei sveglio?"
Il ragazzo si stropicciò gli occhi e si affrettò a rispondere, mettendosi seduto sul letto.
"Si, si dimmi"
La testa di Teresa sbucava dalla porta del bagno, i lunghi capelli neri bagnati le circondavano delicatamente il viso, le guance più colorate del solito per via del calore della doccia: Newt non poté fare a meno di pensare che fosse bellissima. Però, come dire, non era alla sua portata.
"Stavo pensando che non ho dei vestiti asciutti... cioè, ovviamente a casa si, ma non avevo calcolato di dovermi cambiare"
Lanciò un'occhiataccia al ragazzo e il biondo per poco non scoppiò a ridere.
"Quindi non so..."
Newt non la fece finire.
"Oi non ti preoccupare, posso prestarti un mio pantalone della tuta ed un maglione, che dici?"
Gli occhi di Teresa si illuminarono di felicità.
"Davvero lo faresti?"
"Certo, non ci vedo nulla di male."
Newt si alzò andando a recuperare i vestiti per la ragazza, che intanto si stava finendo di asciugare i capelli. Assurdo. Era l'unica parola che poteva venire in mente al ragazzo. Quella situazione era assurda. Lui che era in casa con l'ultima persona con cui si sarebbe mai immaginato di passare del tempo libero.
Eppure si sentiva bene. Adesso capiva perché Thomas tenesse così tanto a quella ragazza: era capace di tirarti su il morale anche nei momenti più bui con qualche parola, e se voleva bene a qualcuno, gliene voleva per davvero. Newt l'aveva capito da quella mattina, quando Teresa stava cercando di preparargli la colazione. Il ragazzo biondo non aveva mai capito fino in fondo come fosse la ragazza, soprattutto perché l'aveva vista solamente sottoposta ai vari test di WCKD, e aveva fatto quello che riteneva giusto. Non era un mondo semplice. Ma adesso non se ne dovevano preoccupare più, no?
Lasciati indietro il passato, Newt.
Questo era quello che una vocina dentro di lui continuava a ripetergli. Ma Newt non ci riusciva: lasciarsi il passato alle spalle equivaleva a dimenticarsi di Thomas. E lui, nè voleva nè poteva. Non c'erano discussioni.
"Newt? Tutto bene...?"
Teresa sussurrò dal bagno. Il biondo si risvegliò come da uno stato di trance, prese al volo un pantalone della tuta nero e una felpa leggera azzurra e si affrettò a rispondere.
"Si, scusami, ero perso nei miei pensieri."
Sussurrò impacciato, porgendole gli abiti. Sul viso della ragazza comparve un sorriso piccolo, quasi nascosto, e lo guardò negli occhi: Teresa lo capiva. Evidentemente anche per lei era normale fare continuamente dei tuffi nel passato. Passato, poi: stiamo parlando di un mese. Un mese, con davanti tutta l'eternità, e già Newt non ce la faceva più. Si costrinse a non pensare a Thomas e a tornare con la testa sulle spalle.
Teresa afferrò i vestiti che le stava porgendo il ragazzo, sussurrando un "grazie", e si richiuse nel bagno. Newt strizzò gli occhi e si ributtò sul letto. Non voleva pensare a nulla. Il suo sguardo si posò quindi su uno dei vecchi libri recuperati alla biblioteca di Blaze. Blaze. Si era quasi completamente dimenticato della sua esistenza. Non che potessero definirsi amici, ma era la prima persona "nuova" che Newt aveva incontrato in questa sottospecie di altro mondo, e di certo non se lo sarebbe tolto dalla testa facilmente. Decise che avrebbe fatto un altro salto alla sua libreria quel pomeriggio.
Il suo sguardo poi oscillò sulla finestra. La solita morsa si impadronì del suo petto. Voleva alzarsi e guardare giù. Ma non lo fece. Non quella volta. Ogni volta gli straziava il cuore vedere Thomas urlare e piangere, gridando il suo nome; vedere sul suo bellissimo viso delle occhiaie che arrivavano fino agli zigomi; vedere come la distanza lo stava distruggendo. Si, perché almeno Newt poteva vedere il moro. Ma Thomas non poteva sapere che cosa ci fosse al di là della morte, non poteva sapere che Newt lo stesse guardando, che Newt stesse bene. E questo lo uccideva piano piano. Quella mattina il biondo decise che si sarebbe affacciato alla finestra ogni sera, dopo il crepuscolo. Ma avrebbe continuato a vegliare ininterrottamente su Thomas, sia con, sia senza finestra.
Prese in mano "La chiave del tempo" e continuò a leggere da dove si era interrotto l'ultima volta. Aveva letto circa cinque pagine quando Teresa uscì finalmente dal bagno, indossando i vestiti di Newt e con i capelli perfettamente asciutti.
"Voi ragazze ci impiegate sempre così tanto ad uscire dal bagno?"
Chiese ironicamente a Teresa. Lei per tutta risposta gli lanciò addosso un cuscino. Newt strillò e ripose il libro sul comodino, scagliandole addosso un cuscino a sua volta. In pochi minuti stavano gridando e ridendo come dei bambini di cinque anni.
"Beh, io ci impiego tanto perché ho una certa linea di bellezza da mantenere"
Stava dicendo Teresa, prima di lanciare addosso al ragazzo un cuscino. Newt rise.
"Certo, certo."
Ovviamente scherzava, Teresa era bellissima e lei lo sapeva.
"Beh, non che a te interessi, vero?"
I cuscini smisero di volare e Newt la guardò inclinando la testa.
"In che senso?"
"Dai, Newt"
Le rispose Teresa, come se fosse ovvio.
"Vuoi dirmi che tra te e Thomas non ci fosse nulla? Davvero?"
Newt rimase a bocca aperta, le guance che si coloravano di rosso piano piano.
"Ma come cacchio fai a..."
Teresa sorrise.
"Dai, ma scherzi? Si vedeva lontano un miglio, Newtie. Insomma, io lo supponevo. E dalla tua reazione, a quanto pare, avevo ragione."
Newt era incredulo. Teresa lo stava sorprendendo ogni secondo sempre di più.
"E non ti da fastidio? Insomma, che io sia gay o che mi piaccia Tommy..."
Teresa scosse la testa, sorridendo e battendo le mani.
"Nah, Thomas non mi ha mai amata. Dopo la perdita dei ricordi, era come se sapesse che avevamo costruito qualcosa di speciale: in fin dei conti ci conoscevamo fin da molto piccoli. Ma quello che lui, per qualche momento, potrà aver scambiato per amore, era semplicemente un'amicizia vera e forte. Era confuso. Beh, io ovviamente l'ho sempre amato. Ma poi sei arrivato tu, Newt, e da lì ho capito tutto. Io lo vedevo. Quando era con te, caspio, sembrava un'altra persona. Tu lo rendevi felice. Eri una delle poche cose che lo abbia mai davvero reso felice in tutta questa sploff, Newt."
Il ragazzo si ritrovò con le guance rigate dalle lacrime ed un dolore al petto lancinante. Gli mancava così tanto.
"Non gli ho mai detto che cosa provo..."
Sussurrò singhiozzando. Teresa si avvicinò e lo abbracciò. Newt ricambiò l'abbraccio. Non avrebbe mai pensato di dirlo, ma ne aveva bisogno, davvero.
"Non ce n'era bisogno, Newt. Fidati. Si vedeva e Thomas lo sapeva, come tu sai che lui ti ama."
E così il ragazzo si lasciò andare ad un ennesimo pianto, struggente, aggrappandosi ad una persona che non si sarebbe mai aspettato esserci per lui. Teresa lo aveva tenuto stretto per quindici minuti buoni prima che il biondo si calmasse del tutto. Poi avevano guardato un film insieme con grande stupore di entrambi (era la prima volta che vedevano un cd da quando avevano memoria) e poi avevano pranzato assieme ordinando una pizza, per evitare altri disastri con la cucina: Newt aveva deciso che non la avrebbe mai più fatta usare a Teresa, e glielo aveva detto, suscitando solamente tantissime risate nella ragazza. Verso le tre, Teresa decise di tornare a casa sua per 'togliere il disturbo', come aveva detto lei, ed ora il biondo era seduto con la testa tra le mani fissando il grande schermo nero del suo televisore spento. La verità era che la ragazza mora lo aveva davvero aiutato: era stata la mattinata più spensierata da quando era arrivato in quel posto del cacchio, e questo grazie a lei. Ovviamente il biondo non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma le era grato. Ad un tratto Newt si alzò in piedi, aprì la porta ed uscì di casa. Sapeva esattamente dove stava andando. Pochi minuti dopo l'insegna piccola e scolorita "Blaze&Books" comparve davanti ai suoi occhi e, senza nemmeno pensarci, entrò nella libreria. Subito l'odore fresco della carta dei libri riempì le sue narici e Newt si ritrovò ad annusare l'aria ad occhi chiusi.
"Woah biondino, ma che stai facendo? Sembri un deficiente."
Quella frase accompagnata da una risatina e da un forte accento americano fece sobbalzare Newt, che spalancò gli occhi di scatto. Blaze si trovava esattamente davanti a lui, appoggiato senza fatica con la spalla ad un mobile della libreria: i suoi capelli castani-rossicci erano disordinati, gli occhi verdi brillanti. Poi si rese effettivamente conto di quello che aveva appena detto Blaze e corrugò le sopracciglia, arricciando il naso, infastidito.
"Come, scusa? Intanto non sono 'biondino', ma Newt. E poi non è colpa mia se qui c'è un buon odore. Deficiente lo dirai a qualcun altro."
Ed incrociò le braccia al petto. Blaze ridacchiò piano.
"Ti stavo semplicemente prendendo in giro. Anche a me piace un sacco questo odore. Beh, a parte questo, come posso esserti utile?"
Newt rimase un po' sorpreso: il ragazzo non se l'era presa per la sua risposta. Forse era il primo che non lo rinfacciava per il suo caratteraccio. Ovviamente escludendo Thomas. Blaze schioccò le dita e solo allora il biondo si rese conto di essersi perso nuovamente nei suoi caspio di pensieri. Svegliati Newt, dannazione.
"Oh, si, scusa. Voglio un libro che riesca ad isolarmi dal resto del mondo. Una storia che, non so, sia diversa da tutte le altre, caspio. Che mi lasci a bocca aperta."
Blaze sorrise, corrugò le sopracciglia pensando, per poi annuire e ammiccare.
"Seguimi. Ho quello che fa per te."
Newt non se lo fece ripetere e seguì il ragazzo. Per fortuna Blaze non aveva fatto domande sul perché era alla ricerca di un libro del genere.
Poco dopo teneva tra le mani un volume dalla copertina nera, chiamato "B". Era una storia fantasy, a quanto sembrava. Blaze sorrise, accompagnandolo all'entrata della libreria.
"Poi fammi sapere com'è. Io l'ho già letto ed è uno dei miei libri preferiti."
Newt sorrise appena, ringraziandolo.
"Ah, comunque non ci siamo presentati ufficialmente. Io sono Blaze, biondino."
"Newt. E gradirei se smettessi di chiamarmi biondino."
Rispose il biondo. Non che gli desse particolarmente fastidio, ma gli sembrava una cosa troppo intima. Blaze ridacchiò sottovoce senza dire niente ed i due si strinsero la mano.
"Beh, magari per conoscerci meglio potresti venire domani pomeriggio da me, ci saranno anche tutti i miei amici, almeno te li presento. Non so, possiamo guardare un film o anche solo parlare."
Newt non ci poteva credere. Era stato davvero lui a formulare quelle parole? Lo aveva fatto senza nemmeno pensarci, anche perché non era assolutamente vero che domani gli altri sarebbero venuti a casa sua. Blaze però sembrò particolarmente interessato e annuì.
"Certo, sarei davvero felice. Non ho molti amici da queste parti, quindi mi farebbe piacere conoscere qualcuno."
Newt sorrise a stento.
"Benissimo, ci vediamo domani"
"A domani"
Rispose il ragazzo dagli occhi verdi. E Newt fu sicuro che prima di chiudere la porta della libreria, Blaze gli avesse sfiorato leggermente il braccio con la mano. Tutto quello lo stava mandando letteralmente in confusione. Prima gli ammiccamenti e l'occhiolino, ed ora questo. Cercò di non preoccuparsene più di tanto mentre tornava a casa: dopotutto magari Blaze era fatto così. Ma soprattutto cercò di non pensare al casino che aveva combinato: doveva dirlo agli altri.
Quella sera, Newt accese per la prima volta spontaneamente il suo cellulare, un iPhone 5SE bianco che gli aveva dato Alby il primo giorno, dicendo di tenerlo sempre con se. Trovò una decina di messaggi da parte di Alby che gli chiedevano di farsi sentire e se l'indomani avrebbero fatto qualcosa, uno da parte di Chuck che gli chiedeva se stesse bene e uno da Teresa, il più strano ovviamente. Rispose immediatamente ad Alby dicendogli che era invitato assieme a tutti gli altri ex Radurai da lui per il pomeriggio poiché gli avrebbe presentato ufficialmente Blaze e di dirlo a tutti; rispose velocemente a Chuckie chiedendogli novità da parte sua per poi aprire la chat con Teresa. Il suo messaggio diceva:
"Hey Newtie, sono Tess. Sarebbe ora di aggiornare la tua immagine di profilo e di farti un account instagram, che dici? Ah e salvami con un cuoricino grazie :) oggi pomeriggio sei andato da Blaze? E' simpatico? Secondo me ci prova un po' con te ahahah, stai attento :)) Ci vediamo domani? Si? Perfetto. Adoro questo coso, mi ci potrei davvero abituare ahah. Buonanotte Newtie."
A leggere quelle parole il biondo non poté fare a meno di sorridere e di rimanere sconcertato allo stesso tempo. Teresa lo lasciava ogni volta sempre più perplesso. E quel suo flusso di parole non poté non ricordargli Minho. Cacchio, come gli mancava. Gli mancava il suo migliore amico come alla luna mancherebbero le stelle se scomparissero magicamente. Sospirò pesantemente prima di buttarsi sul materasso e rispondere al messaggio:
"Hey Tess. Ancora non riesco a scrivere correttamente con questo dispositivo strano, ma come hai detto tu penso che ci abitueremo. Oggi si, sono andato da Blaze e non saprei, si è simpatico ma è... strano(?) Non saprei dirti, davvero. E smettila ahaha non ci prova con me. Si, ci vediamo domani, da me alle 14, anche se a quanto pare ti eri già autoinvitata. :) Buonanotte. PS= che caspio è un account instagram? E la foto profilo? Bah"
Bloccò lo schermo del telefono, appoggiandolo sul comodino e spense le luci di camera sua. Una debole luce fuoriusciva solamente dalla finestra, quella finestra. Si affacciò e subito il Porto Sicuro comparve sotto i suoi occhi. Thomas stavolta era seduto su una brandina, Minho e Frypan erano accanto a lui e parlavano fra di loro. Per la prima volta sembrava che la mente del ragazzo moro fosse indirizzata da qualche altra parte e che stesse cercando in qualche modo di accantonare il dolore. Purtroppo Newt non poteva sentire quello che stavano dicendo, era come vedere un film muto. Il ragazzo rimase per ore a guardare i suoi amici ed il ragazzo che amava dalla sua finestra, finché Thomas si diresse verso la sua tenda e si coricò nella sua brandina, rimanendo a fissare il soffitto sopra di se. Era quasi come se Newt potesse leggere i suoi pensieri, perché sapeva che erano gli stessi che faceva anche lui ogni fottutissima notte. Ma la parte più straziante fu quando delle grosse lacrime lucenti iniziarono a sgorgare dagli occhi del moro. Newt non ce la faceva a vederlo così, era come se ogni più piccolo atomo del suo corpo si stesse spezzando, sbriciolando. E iniziò a piangere pure lui, pregando con tutto il cuore che come per miracolo Thomas potesse sentire la sua presenza, potesse capire che lui non lo aveva abbandonato, anzi, che vegliava ogni secondo su di lui. Piansero insieme per un'ora buona, finché contro la volontà di entrambi arrivò la mano del sonno talmente odiata a reclutarli nel suo mondo, dove senza accorgersene era l'unico momento dov'erano ancora insieme.

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