Giorno 2: Newt

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La sveglia.
Tra tutte le cose nuove di quel mondo, quello strano aggeggio era il più odiato da Newt. Era piccolo, metallico e faceva un rumore infernale. La Scatola e le Porte che si aprivano nel Labirinto erano nulla in confronto (ovviamente Newt era ironico.)
Newt la spense e si rigirò nel suo comodo letto a una piazza e mezza: era già sveglio da tanto. I ricordi erano tornati e non lo lasciavano dormire. In quello di stanotte, era la prima volta che aveva ammesso a se stesso di essere innamorato. Cacchio, Thomas gli mancava come mai nessuno nella sua vita. E faceva male. Non voleva ricordare, ma a quanto pare non poteva farci niente. Il ragazzo chiuse gli occhi e si costrinse a pensare ad altro. Tutto era così stranamente normale, li. Era come un mondo normale, intatto. Era come se l'Eruzione non fosse mai esistita. Doveva trovarsi a New York, ma esattamente non lo sapeva. C'erano così tante cose nuove per lui, così tante cose che non aveva mai visto. La memoria non gli era mai tornata, i Creatori non gliel'avevano mai ridata. Per cui, cose banali come una semplicissima sveglia, Newt non se le ricordava. Quando aveva riaperto gli occhi, nel nuovo mondo, era stato come svegliarsi da un incubo e come se qualcuno gli avesse gettato addosso un secchio di acqua congelata. Ironia della sorte, indovinate chi c'era davanti a lui? Alby. Esattamente come quando si era risvegliato nella Scatola. Alby c'era sempre stato, e c'era anche adesso. Aveva rivisto tutti. Winston. Chuck. Gli altri Radurai. Si erano abbracciati, tutti quanti. Perlomeno erano insieme, la cosa migliore era proprio questa. Dopo qualche ora dal suo arrivo, trovarono anche Teresa, seduta per terra, che si stropicciava gli occhi. Fu un duro colpo per tutti vedere che anche lei era lì; ciò significava che anche lei era morta. Non ci avevano pensato più di due volte nell'aiutarla. Poi gli altri avevano mostrato ai nuovi arrivati il posto. Era una città, completamente funzionante. Era la prima volta che Newt vedeva una città vera, e ne rimase davvero sconvolto. La cosa più strana, era vedere la gente che vestita bene camminava per raggiungere il luogo di lavoro; le macchine, i taxi, i camion; i bambini che giocavano; un mondo normale. Newt non avrebbe mai pensato che, qualsiasi cosa ci sarebbe stata dopo la morte, sarebbe stata così. La seconda cosa a cui aveva pesato, era il fatto che allora avrebbe potuto rivedere i suoi genitori. Ma come poteva? Non se li ricordava nemmeno. E non gli mancavano: sembrerà brutto, ma come possono mancarti delle persone che non ricordi nemmeno di conoscere? Però, avrebbe potuto condurre una vita normale. Beh, non del tutto. Non sarebbe più invecchiato. Mai più. L'eternità. Un'eternità senza Thomas. Newt non pensava di reggerlo. Ma come vi ho detto, Newt vedeva Thomas da una finestra. Esatto, più precisamente la finestra di casa sua. Si, perchè Newt aveva potuto scegliere una casa, quella che più gli piaceva. Era grande e a due piani, bellissima. E appunto, non sapendo nemmeno come fosse possibile, ogni volta che il biondo si affacciava alla finestra di camera sua, vedeva il ragazzo moro e tutto quello che faceva. Rimaneva a guardarlo per ore, non usciva e non visitava la città. Cosa che però, quel mattino, Newt decise che doveva fare. Rigirandosi nelle coperte, il cellulare nuovo che aveva comprato qualche giorno prima, o meglio, che Alby e gli altri lo avevano obbligato a comprare, incominciò a squillare sul comodino. Ogni volta che lo faceva, Newt prendeva un infarto. Ancora non aveva capito bene che cosa fosse, ma sapeva che metteva in comunicazione due persone, anche di più, e che potevano parlarsi a distanza. Era una cosa intelligente, si. Ma non lo sapeva usare ancora bene. Alzò il dispositivo dal comodino e guardò la schermata. Alby lo stava chiamando. Schiacciò il tasto verde e si portò il cellulare all'orecchio.
"Mh?"
"Ma si, sono felice anche io di sentirti testa di sploff!"
Sentì urlare Alby dall'altra parte del telefono. Newt lo allontanò dall'orecchio, stringendo gli occhi.
"Razza di Pive, non ho dormito un cacchio stanotte, potresti non urlare? Ho la testa in pappe."
Alby rise ancora più forte.
"Forza, vestiti e vieni da me. Ci sono già quasi tutti. Abbiamo intenzione di portarti a fare un giro in città. È da troppo che non esci da quella caspio di casa. Si può sapere che fai lì dentro?"
Newt si strofinò una mano sulla faccia.
"Capiti proprio a fagiolo, Pive. Avevo intenzione di uscire, oggi. Dammi circa 20 minuti e sono da te."
"Perfetto. A dopo."
Alby gli riattaccò in faccia, senza lasciare tempo di rispondere. Newt ridacchiò fra se e se, mentre si alzava ed andava in bagno a prepararsi. Venti minuti dopo precisi, stava bussando alla porta dell'amico.
"Hallelujah, Pive! Pensavamo che non saresti più arrivato."
Gli urlò addosso il ragazzo di colore, mentre lo trascinava dentro casa sua. E come aveva promesso, c'erano alcuni dei loro amici: Winston, Chuck, Teresa e Ben erano seduti, alcuni per terra ed altri sulle comode poltrone di pelle bianca della casa di Alby. Teresa alzò gli occhi sorridendo.
"Hey Newtie."
Newt ricambiò il sorriso. Chuck si alzò frettolosamente e lo strinse in un abbraccio. Newt rise, contento per la prima volta da tanto.
"We testa puzzona, così mi uccidi"
Chuck rise.
"Mi eri mancato."
Disse alzando le spalle in segno di scusa, per poi lasciarlo andare. Ben gli lanciò un segno di saluto e Winston gli si avvicinò per battergli un pugno sul braccio.
"Chi lo avrebbe mai detto che ci saremmo rivisti dall'altra parte, mh?"
Winston aveva completamente ragione. Newt lo guardò annuendo per poi sedersi sul divano vicino a Teresa. L'unico a restare in piedi, con un bicchiere contenente una bevanda color oro spumeggiante che Newt non aveva mai visto in vita sua, fu Alby, che volgendo il bicchiere verso di loro in modo teatrale iniziò a parlare.
"Carissimi, oggi il caro Newtie si è degnato di degnarci della sua presenza. Un evento straordinario."
"Alby, si può sapere che diamine c'è dentro quel bicchiere? Penso che ti faccia proprio male, caspio."
Chiese Newt, storcendo il naso.
"Ah, non ne ho idea. Sulla bottiglia c'è scritto qualcosa tipo "birra". Comunque è fantastica."
Disse il ragazzo, per berne poi un grande sorso.
"Ah, bene. Si, ti fa proprio male."
Le risate riempirono la stanza ed Alby per poco non si soffocò nella sua magica bevanda. Poi posò il bicchiere sul tavolino di vetro davanti a loro.
"Allora, Pive. Dove ti piacerebbe andare oggi? Ti portiamo a visitare la città. È enorme però, ovviamente non riusciremo a fartela vedere tutta oggi."
Alby si stava rivolgendo a Newt, sorridendo. Il diretto interessato ci pensò sopra.
"Vorrei visitare un posto dove ci sono dei libri. Tanti libri."
Disse, ricordando alcuni dei maestosi volumi che aveva trovato nella sua nuova villa. Gli unici libri che riusciva a ricordare erano i manuali di cucina di Frypan, all'interno della Radura. Alby rise.
"Okay Pivello: ti porteremo in una libreria."
Fu come se quel nome risvegliasse una parte indolenzita nella memoria di Newt: sicuramente doveva sapere che cosa fosse, prima del Labirinto. Pochi minuti dopo, giravano per il centro della città, diretti alla "libreria più vicina", a detta di Alby. Camminarono per quindici minuti buoni per poi scoprire che stavano girando in tondo al negozio che cercavano. Infatti, la libreria era piccola e posta in un angolo tra due negozi giganteschi e colorati: non si notava nemmeno. Era possibile individuarla solo grazie alla malmessa e vecchia insegna di legno che a caratteri piccoli e azzurri diceva "Blaze&Books"; senza quell'insegna, il negozio sarebbe parso come una parte da ristrutturare di uno dei due negozi lì affianco. Senza esitare, Newt aprì la porta, facendo tintinnare un piccolo campanello: nessuno venne ad accoglierli.
"Oookay Pive; solo a me questo posto da i brividi?"
Iniziò Ben. Ma Newt non lo stava ascoltando. Il suo sguardo era stato rapito dalla quantità assurda di libri, dai più piccoli che avesse mai visto ai più grandi in assoluto, tutti risposti ordinatamente sulle mensole lì intorno. Ce n'erano a migliaia. E quando dico a migliaia, intendo davvero a migliaia: non era la memoria di Newt a non riconoscere una libreria così grande. Lo era davvero: centinaia e centinaia di volumi si sovrapponevano nello spazio, il negozio continuava fino ad una piccola sala relax, circondata ovunque da libri, per poi salire di un altro piano, completamente occupato da scaffali e mensole di legno. L'atmosfera era rilassante, le luci soffuse, sembrava di essere tornati indietro nel tempo: niente a che vedere con la tecnologia super moderna. C'era odore di carta. Newt decise che sarebbe diventato il suo nuovo odore preferito. Il ragazzo si avvicinò ad uno scaffale, la sua attenzione attirata da un libro con la copertina marrone. Lo tirò fuori delicatamente. Lesse il titolo, "La chiave del tempo". Decise che lo avrebbe letto. Dopo pochi minuti, aveva le braccia colme di libri, tant'è che gli altri Radurai lo dovettero aiutare.
"Ma, Newt... sei sicuro di voler prendere tutta questa roba?"
Gli chiese Teresa, mentre cercava di far restare in equilibrio la pila di libri che aveva in mano.
"Assolutamente."
Le risposte Newt da sotto la pila dei suoi volumi.
"Woah! Cosa devi fare con tutti sti libri biondino? La tesi per l'università?"
Una voce divertita, dal forte accento americano, provenne dal secondo piano. I Radurai si girarono verso il ragazzo che aveva appena parlato: per poco tutti quanti non fecero cadere i libri che tenevano in braccio. Il ragazzo, che a quanto pare doveva essere il proprietario del negozio, ridacchiò ancora più forte. Era alto, slanciato, capelli di un castano scuro rossiccio, occhi verdi, labbra carnose, un nasino piccolo all'insù, vestito in maniera sportiva. Non si poteva dire altro, era figo.
Solo allora Newt si accorse che gli aveva fatto una domanda.
"Cosa... la tesi per che cosa..? No, direi di no. Voglio semplicemente leggere."
Il ragazzo scese le scale.
"Semplicemente leggere. Wow. Comunque, ragazzi, io sono Blaze, il proprietario della libreria. Di solito non vedo tante nuove facce, mh, voi che dite? Spero vi piaccia la mia umile dimora. Comunque si, potete prendere tutti i libri."
Il suo accento solleticava l'orecchio di Newt, che rimase a bocca aperta.
"Tutti? Davvero tutti quanti?"
Blaze rise di gusto e lo guardò.
"Certo, tutti quanti."
"Beh, wow, ehm... grazie(?)"
"Non c'è di che"
Blaze gli fece l'occhiolino. Newt era confuso.
"Volete una mano con i libri? Posso aiutarvi. Non ho molto da fare comunque ahah"
Chiese gentilmente Blaze. Alby sospirò di sollievo.
"Guarda, saresti di grande aiuto, Pive."
Blaze alzò un sopracciglio.
"Pive? Che cos'è un Pive?"
I Radurai sorrisero.
"Il nostre è, come dire, un gergo particolare."
Spiegò Teresa, sorridendo. Blaze la guardò ammiccando, per poi scrollare le spalle.
"Okay."
Disse semplicemente, aiutando Frypan con i suoi libri.
"Vuoi una mano, biondino? Io ne posso portare anche altri."
Blaze si avvicinò a Newt.
"Oh okay"
Disse il ragazzo, cedendo con attenzione alcuni dei suoi libri a Mr occhi verdi. Non riusciva a smettere di guardarlo. Era davvero bello e sembrava un ragazzo simpatico. Newt scosse la testa, per poi iniziare a camminare vero casa insieme ad i suoi amici ed il nuovo conoscente. Mezz'ora più tardi, i Radurai e Balze avevano aiutato Newt a sistemare tutti i nuovi libri in giro per casa. Erano talmente tanti che alcuni erano ancora sul letto del ragazzo. Chuck si stava asciugando la fronte sudaticcia, sospirando.
"Newt, amico mio, tu sei la testa di sploff più testa di sploff che si sia mai vista. Lo sai, vero?"
Newt rise, scompigliando i riccioli marroni del ragazzino.
"Grazie Chuckie, anche tu non sei da meno."
Dal canto suo, Blaze ridacchiava di continuo.
"Siete proprio buffi, voi. Sploff. Questa mi è nuova. Un giorno dovete proprio spiegarmi come siete finiti qui. Sembrate amici da tanto tempo."
Una lenta tristezza sembrò posarsi contemporaneamente sui Radurai. Ben si spostò in salotto, Chuck abbassò gli occhi, Alby si grattò la testa, Teresa scostò i capelli in modo che le coprissero il viso e Newt sentì ancora la voragine nel suo petto riaprirsi.
Thomas.
Fu tutto quello che riuscì a pensare.
"Diamine, mi dispiace ragazzi. Qualora ne voleste parlare, sapete dove trovarmi. Scusatemi ancora."
Blaze si sistemò il ciuffo, evidentemente imbarazzato.
"No, tranquillo. È... è che non è la migliore delle storie, sai com'è. Ma sicuramente torneremo nella tua libreria. Grazie mille per l'aiuto."
Disse Newt, cercando di tranquillizzare sia il ragazzo che tutti gli altri.
"Grazie a voi. Beh, ehm, è meglio che io vada. Ci si vede."
Alby accompagnò Blaze alla porta, il quale lanciò un ultimo sguardo a Newt, con un sorriso all'angolo della bocca. Caspio, era davvero, davvero attraente. Piantala, Newt, si disse fermamente il ragazzo nella sua testa.
Alby e gli altri se ne andarono pochi minuti dopo, lasciando Newt con i suoi libri. Il ragazzo non perse tempo ed afferrò La chiave del tempo, che aveva già notato quella mattina. Trascorse così tutto il pomeriggio, a leggere, fino alle otto di sera. Era arrivato a metà libro. Non pensava ci si potesse perdere così tanto in un romanzo. Stava per alzarsi dal letto, quando il suo sguardo gli cadde sulla finestra. Solo allora si rese conto di non aver controllato come stesse Thomas. Si sentì un pezzo di sploff. Con il cuore in gola, si affacciò alla finestra. Subito l'immagine del Porto Sicuro si materializzò ai suoi occhi, scendendo fino a trovare il ragazzo moro. Era seduto su una roccia gigantesca che dava direttamente sul mare, una lanterna di fianco, la brezza marina che gli scompigliava i capelli, lo sguardo perso nel vuoto. Pensava. E Newt sapeva, molto probabilmente, di essere nei suoi pensieri. Newt voleva scendere, andare da lui ed abbracciarlo. Voleva sussurrargli parole di conforto, dirgli che era con lui. Ma non poteva. E tutto ciò gli straziava il cuore.
"Ti amo Tommy."
Sussurrò il ragazzo alla finestra. Proprio in quel momento, Thomas volse lo sguardo al cielo, lasciando scivolare le lacrime lente sulle sue guance. Anche Newt piangeva, tendendo una mano verso il ragazzo, prima di tornare all'interno della sua casa. Cercò di calmare i singhiozzi, ma essi non cessavano. Gli mancava così tanto. Gli mancavano così tanto. Si, anche Minho. Il suo migliore amico. Anche Minho gli mancava come l'ossigeno. Eppure erano in due mondi distinti. Newt si stese sotto alle coperte, scosso dai singhiozzi. Non voleva addormentarsi. Sapeva che l'agonia sarebbe riniziata. Cercò di opporsi al sonno il più a lungo possibile. Ma, verso le 2 di notte, esso lo prese nella sua morsa glaciale.

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