Giorno 4: Newt

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Un'altra notte era andata. Siano ringraziate le uova di Frypan, non poté fare a meno di pensare quel mattino. Non fraintendete: gli incubi rimanevano. Erano lì, persistenti e pressanti come ogni singola volta. Eppure ormai Newt si era rassegnato al fatto di doverci convivere; non era semplice e mai lo sarebbe stato. Niente di tutto questo era semplice, nè la sua vita nel Labirinto, nè nella Zona Bruciata e neanche nell'ultimo anno, soprattutto nell'ultimo anno. Eppure il ragazzo scosse la testa; doveva provare ad iniziare per una buona volta una giornata in un modo decente e non deprimente come suo solito. Che entrambi lo volessero o meno, ormai le cose erano così: lui sopra, in un mondo che mai avrebbe immaginato possibile, e Thomas giù, sulla terra. Non potevano farci niente. E Newt non avrebbe passato l'eternità a compiangersi, non poteva farlo. Avrebbe sempre guidato e supportato Thomas dalla finestra, ma non poteva fare altro: inutile piangere, disperarsi o essere depressi. Basta. Non significava andare avanti e scordarsi della sua vecchia vita, ma costruirne una nuova conservando il ricordo di quella precedente. Il biondo sospirò. Sperava davvero che anche Thomas, prima o poi, sarebbe arrivato alla sua stessa conclusione. Era la cosa giusta e finalmente lo sapeva. Sentiva che doveva essere così. Newt spostò le coperte dal corpo magro e si tirò a sedere, lanciando uno sguardo penetrante alla finestra ed alla sua luce soffusa. Vi si avvicinò piano e come al solito il Porto Sicuro si mostrò davanti ai suoi occhi. Come leggendogli nella mente, l'inquadratura si spostò immediatamente alla tenda di Thomas. Newt dovette sbattere gli occhi un milione di volte e darsi come minimo venti schiaffi prima di capire che non stava avendo allucinazioni. Thomas non era solo, sdraiato nella brandina: gli teneva compagnia Brenda, abbracciata a lui, la testa nell'incavo del suo collo, addormentata profondamente. Al biondo girò la testa e si dovette appoggiare alla finestra per non cadere, le gambe che tremavano. Ma che caspio stava succedendo? Cosa ci faceva lei assieme al suo Tommy? Ma la cosa che lasciò Newt ancora più scandalizzato era la faccia di Thomas. Non c'erano increspature sul suo viso, zero traccia di tensione o incubi, la fronte era completamente rilassata, il petto si alzava ad un ritmo lento e costante, la bocca semiaperta. Era la prima volta, dopo tanto, che Newt vedeva Thomas dormire così serenamente. A quanto pare sta tornando se stesso, pensò il moro, senza nascondere un senso di fastidio e rammarico. Non era quello che aveva sempre desiderato? Che Thomas andasse avanti. Che si rifacesse una vita, che potesse essere ancora felice. Ovviamente si, ma non avrebbe mai immaginato che questo includesse Brenda. Tra tutte le persone, proprio lei. Dando un ultimo sguardo a Thomas, il biondo si staccò dalla finestra stringendo i pugni, combattendo fra due emozioni contrastanti: la felicità per quel bellissimo ragazzo, che stava ritrovando la luce. Niente era più importante di questo, che lui stesse finalmente bene. Ma dall'altra parte c'erano il rammarico e la gelosia per il fatto che, dove ci sarebbe dovuto essere per forza lui, ci fosse Brenda. Si buttò di pancia sul letto, nascondendo la testa dentro al morbido cuscino. "L'unica cosa importante è la sua felicità." Era questo ciò che continuò a dirsi per tutta la mattinata, durante la colazione e persino quando Alby, Teresa, Winston e Chuck lo raggiunsero a casa sua.
"Oi testa di zucca, hai almeno ascoltato quello che stavo dicendo?"
Alby gli sventolò una mano davanti agli occhi e Newt sussultò, girando la testa verso di lui.
"Cos...?"
"Oggi il nostro Newtie ha la testa completamente da un'altra parte, vero?"
Disse Teresa, guardandolo profondamente negli occhi, accompagnata dalle risatine di Chuck. Lei aveva già capito che c'entrasse Thomas, e Newt lo sapeva. Rispose intensamente allo sguardo, facendole capire che non voleva parlarne davanti agli altri. Recepito il messaggio, la ragazza sfoderò uno dei suoi sorrisi migliori.
"Scommetto al mille percento che è in ansia per Blaze. Tranquillo, dovrebbe arrivare tra una manciata di minuti."
Newt ammiccò un sorriso di ringraziamento.
"Si, dannazione Pive, sono un fascio di nervi. Non so perché lo abbia invitato a casa con tutti voi, di solito non prendo decisioni così sul momento. Tralasciando questo, cosa stavi dicendo Alby?"
Il ragazzo di colore rise piano.
"Sei sempre il solito, Newt. Dicevo che potremmo uscire a prendere un gelato, oppure andare al cinema. Tu che proponi?"
Il biondo sbuffò piano.
"Dico che prima di prendere qualsiasi decisione dovremmo aspettare Blaze, no?"
Pronunciata quest'affermazione, qualcuno suonò il campanello di casa. Teresa si alzò immediatamente battendo le mani.
"Dev'essere lui per forza! Corro ad aprire."
Disse, precipitandosi alla porta e spalancandola. Sulla soglia, bello come non mai, c'era ovviamente Blaze. Era vestito di nero da capo a piedi: giacca di pelle, maglia larga, jeans aderenti e stivali sportivi. Il ciuffo di capelli ramati gli ricadeva delicatamente sugli occhi verde diamante, messi in risalto anche dal nero dei vestiti. Il ragazzo si passò la lingua sulle labbra carnose, spostando lo sguardo su Newt. Ammiccò un sorrisetto cordiale.
"Buon pomeriggio a tutti."
Disse alzando una mano in segno di saluto. Il cuore del biondo iniziò inaspettatamente a battere molto forte, mente gli altri salutavano Blaze. Cosa porco il caspio gli era venuto in mente il giorno prima? Ormai però era fatta. Rivolse un sorriso timido al ragazzo, il quale si era seduto sul divano al suo posto. Prese un respiro profondo e si sedette sulla poltrona dall'altro lato rispetto a lui. Alby fu il primo a spezzare il silenzio, continuando il discorso precedente.
"Bene, ora che ci siamo finalmente tutti, possiamo decidere. Gelato o cinema?"
Teresa non se lo fece ripetere due volte.
"A me vanno bene entrambi, lasciamo decidere al nuovo arrivato, piuttosto."
Disse, spostando lo sguardo verso Blaze. Newt si sarebbe aspettato un "decidete pure voi" oppure "per me è uguale" di educazione, ma di sicuro non una risposta così sicura, davanti a persone a lui sconosciute.
"Decisamente il cinema. È da un sacco che non ci vado."
Disse il Pivello, spostando lo sguardo sul biondo. Anzi, "spostando" non è la parola giusta. Non aveva degnato gli altri di uno sguardo, se non di una minima occhiata, fissando solamente Newt. E questa cosa lo stava mettendo non poco a disagio.
"E cinema sia! Non vedo l'ora. Che film andiamo a vedere? Prenderemo i posti vicini, non è vero? E poi i popcorn, caspio, non li mangio da un sacco!"
Iniziò Chuck sorridendo, gli occhi luccicanti per l'emozione. Alby rise sonoramente.
"Si testapuzzona, prenderemo anche i popcorn. Vogliamo andare?"
Newt annuì, spingendo tutti fuori casa e chiudendo la porta a chiave come gli aveva insegnato Teresa.
"Non penso di aver ancora ricevuto un saluto da parte tua."
Per poco il biondo non ebbe un infarto. Blaze era dietro di lui, il solito sorriso ammiccante dipinto in volto, le braccia conserte. Newt aggrottò le sopracciglia in modo ironico.
"Cosa dovevo fare, saltarti addosso e dirti che ero felice di averti in casa mia?"
Disse, iniziando a camminare dietro agli altri.
"Se proprio vuoi saltarmi addosso, basta solamente chiedere."
Newt strabuzzò gli occhi, incredulo, aumentando il passo.
"Sto benissimo così, grazie."
Blaze si mise a ridacchiare, standogli dietro senza problemi.
"Adoro prenderti in giro, biondino. Sei esilarante, davvero."
Newt alzò gli occhi al cielo.
"Ti ho già detto che ho un nome, che di sicuro non è 'biondino'. Certo che sei testardo eh."
Il ragazzo biondo si sentì tirare per il polso e si voltò. Blaze era a quindici centimetri da lui, sorridendo.
"E ancora non hai visto nulla."
Newt aveva il fiato corto. Oh porco
dolente.
"Newt! Blaze! Muovetevi, su!"
La voce di Teresa irruppe nel cervello di Newt come un'ancora di salvezza. Grazie al cielo. Doveva a quella ragazza un favore enorme. Blaze lo lasciò andare e Newt corse dietro a Teresa, che lo aspettava vicino all'entrata del cinema.
"Gli altri sono già entrati, io ho preso i posti per noi tre. È un film di fantascienza, non ricordo il titolo."
Disse la ragazza rivolgendosi ad entrambi e consegnandogli i biglietti.
"Forza, andiamo."
Mentre entravano nelle sale, Teresa si avvicinò all'orecchio di Newt.
"Si può sapere che cosa diavolo stavate facendo?!"
Sussurrò per non farsi sentire dall'altro ragazzo. Newt scosse la testa, confuso.
"Stasera vieni a dormire da me, ti devo parlare. Intanto grazie mille per prima."
La ragazza annuì sorridendo.
"Figurati. Mi sono già fatta un'idea. Terrò gli occhi aperti."
Gli fece l'occhiolino ed il biondo sorrise, prendendo posto affianco a lei.
Verso metà film, Newt non ce la faceva più. Non era abituato a stare per così tanto tempo seduto a guardare uno schermo, e se mai lo avesse fatto quando ancora non era entrato nel Labirinto, il suo organismo adesso aveva bisogno di muoversi o perlomeno di pensare. L'idea di non fare niente per due ore di seguito, guardando uno scemo che progettava macchine spaziali (il protagonista del film), gli era inconcepibile. Si alzò quindi per andare in bagno. Dopo essersi perso tre volte di seguito, finalmente arrivò alla sua meta, dove iniziò a sciacquarsi il volto con l'acqua fresca. Fissò il suo riflesso nel grande specchio, seguendo con gli occhi le goccioline d'acqua che gli scendevano sulla pelle bagnata.
"Che fai, ammiri la tua bellezza?"
Gli disse una voce. Newt si girò di scatto, sapendo già a chi appartenesse. Blaze era appoggiato alla parete del bagno, appena dietro di lui. Alzò gli occhi al cielo, sorridendo frustrato.
"Ma tu sei ovunque? Caspio, neanche in bagno posso andare ora."
Blaze ridacchiò sottovoce.
"Sempre il solito caratterino."
Newt spalancò al bocca.
"Caratterino? Neanche un dannatissimo Dolente mi perseguitava come stai facendo te. Posso sapere che cosa vuoi?"
Sul volto del ragazzo con gli occhi verdi era tornato il sorriso malizioso.
"Il film è quasi finito, è stato una noia mortale. I tuoi amici non hanno fatto una scelta grandiosa. Adesso torno a casa."
Gli lanciò un oggetto piccolissimo, simile ad un cubo, alto si e no dieci centimetri, largo otto e spesso dodici. Solo quando lo ebbe in mano Newt si accorse che era un libro minuscolo. Alzò lo sguardo confuso per salutare Blaze, ma quest'ultimo era già scomparso. Aprì il libro senza titolo, trovando trascritto nella prima pagina un numero di telefono con scritto "chiamami". Incredulo, mise il libro in tasca e tornò nella sala principale, dove vi trovò gli altri ragazzi. Winston sbadigliava, Chuck si stava stropicciando gli occhi ed Alby e Teresa parlavano fra di loro, presi dal film.
"Si, esatto! Secondo me sarebbe stato meglio un motore diverso, però. Il suo non era abbastanza potente."
Stava dicendo Teresa. Appena vide Newt, sorrise e gli andò incontro.
"Allora, come ti è sembrato?"
"Sinceramente? Una noia mortale. Dovremmo scegliere un film migliore la prossima volta."
Disse Newt accennando uno sbadiglio.
"Meglio andare a casa, ormai è quasi sera."
Disse Winston, prendendo Chuck sottobraccio.
"Noi andiamo da questa parte. Ci si vede Pive!"
Salutati i due ragazzi, Alby, Teresa e Newt si avviarono verso casa, parlando del più e del meno. Cinque minuti più tardi, anche Alby li salutò.
Teresa non accennò all'argomento che tanto le premeva fino a quando, dopo aver cenato, salirono in camera del biondo, dove si sedette immediatamente a gambe incrociate sul letto assieme al ragazzo.
"Newtie, quello lì ti mangia con gli occhi."
Newt sbuffò e si sdraiò a pancia in su.
"Me ne sono accorto. Era proprio di questo che volevo parlarti, ma non solo."
Vedendo che la ragazza lo ascoltava, proseguì.
"Bene, partendo dall'inizio. La vedi quella finestra?"
Iniziò, indicandogliela con un dito.
"Ecco, esattamente quella. So che sembrerà impossibile, ma quando mi affaccio riesco a vedere il Porto Sicuro, e soprattutto Thomas."
Per poco Teresa non cadde dal letto, imprecando.
"Che cosa hai detto?"
"Te lo giuro, Tess. Non c'è giorno che non osservi Thomas. È distrutto. O almeno, fino a ieri. Stamattina mi sono affacciato, e l'ho trovato che dormiva con Brenda, dannazione. Ti rendi conto? Con Brenda. E la cosa assurda era che non stava avendo incubi."
Teresa aveva spalancato la bocca.
"Brenda?"
Fu tutto quello che riuscì a dire. I suoi occhi azzurri si incupirono, la mascella contratta. Newt scosse la testa, frustrato.
"Si, esatto. Come sono felice di notare, anche a te non va giù questa situazione."
"Non mi è mai andata a genio quella ragazza. Pensare che adesso, al nostro posto ci sia lei, mi fa diventare scema. Ti ho già detto che ero innamorata di Thomas, giusto? E pensavo che anche lui lo fosse di me. Ma sai, non sono stupida. Vedevo come ti guardava, il modo in cui ti parlava. Non c'è mai stata tra me e lui la stessa chimica che c'era fra voi due. Ma ero troppo egoista per ammetterlo, per pensare seriamente a ciò che avrebbe reso felice Tom, pensando solo a ciò che avrebbe reso felice me. Sono stata una cretina. Magari lui non mi amava come avrei voluto, ma sono sicura che mi voleva bene. Ci conoscevamo da sempre, prima di tutto questo schifo, e so che lui è riuscito a ricordare, come me. Ebbene Newt, ti sto dicendo tutte queste cose perché per prima cosa voglio che tu le sappia, e poi soprattutto perché Thomas ama te. Te e nessun altro. E vederlo assieme a Brenda, se è un pugno nello stomaco per me, non oso immaginare come tu ti possa sentire."
Newt aveva capito. Stava conoscendo Teresa sempre meglio, e adesso tutte le sue scelte iniziavano ad avere un senso.
"Esatto Tess. Lo so, capisco come ti senti. Eppure voglio che lui sia felice, capito? La sua felicità è tutto. E se questo include Brenda e non noi al suo fianco, è una cosa che dobbiamo accettare, per quanto sia orribile. Lo dobbiamo fare per lui."
Teresa si asciugò una lacrima amara dalla guancia destra, prendendo poi le mani di Newt.
"Lo so Newtie, lo so. E probabilmente hai ragione, solo che è davvero dura."
Entrambi sospirarono pesantemente.
"Però mi stavi dicendo di Blaze. Pensi che potrebbe succedere qualcosa fra voi due?"
Per poco Newt non si soffocò nella sua stessa saliva, facendo scoppiare a ridere Teresa.
"Tess! Dannazione. Sono sicuro di piacergli. Devi sentire che cosa mi dice, caspio. Oggi mi ha dato questo libricino, con scritto sopra il suo numero."
Disse, mostrandole il libro.
"Wow, questo sì che è originale. Ci tiene proprio a colpirti, eh?"
Disse lei, prendendolo in giro. Newt alzò gli occhi al cielo sorridendo.
"Ma smettila. Ancora non lo conosco. Dici che dovrei scrivergli?"
Teresa alzò le sopracciglia.
"E me lo chiedi anche? Ovvio che si. Però lo farai domani. Adesso ho sonno, e non voglio perdermi neanche una briciola di tutta sta storia. Buonanotte testa di caspio."
Newt sorrise divertito. Chi l'avrebbe mai detto. Stavano diventando proprio amici.
"Buonanotte dannata testona."

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