Newt

91 9 9
                                    

Era stato Minho ad impedire che Newt seguisse Thomas nel Labirinto. Quando Thomas aveva iniziato a blaterare urlando cose senza senso, portandosi le mani alle orecchie e stringendo gli occhi come se una voce che poteva udire solo lui gli stesse perforando i timpani, Newt si era iniziato a spaventare sul serio. E quando il ragazzo era schizzato correndo fuori dalla porta, lasciando l'infermeria immersa nel caos totale, Newt non aveva pensato due volte a rincorrerlo, rallentato però dalla sua maledetta gamba rotta. Non lo avrebbe mai raggiunto, e lo sapeva. Eppure continuò la sua folle e strascicata corsa, stringendo i denti ed iniziando a sentire un dolore forte e fastidioso alla gamba. Thomas si stava inoltrando nel Labirinto esattamente in quel momento. Newt aveva urlato più e più volte il suo nome, distraendo alcuni dei Radurai che stavano finendo di lavorare all'aperto, e forse erano state proprio quelle urla a destare Minho dal suo lavoro nella Stanza delle Mappe. Infatti, prima che il biondo raggiungesse le mastodontiche Porte di pietra del Labirinto, il ragazzo asiatico lo rincorse e lo afferrò per un braccio fermandolo di botto ed impedendogli di continuare oltre. Newt si era dimenato, aveva scongiurato l'amico, urlato e arrivato fino alle lacrime dal nervoso, ma non c'era stato nulla da fare: Minho non avrebbe permesso che il suo unico migliore amico si fosse lasciato uccidere per un dannato Novellino del caspio.
Adesso, dopo aver cenato, Newt era seduto sulla sua brandina con due borse del ghiaccio sulla gamba destra, per alleviare l'infiammazione dello sforzo dovuto alla corsa, a sorbirsi la ramanzina di Minho. Gli aveva appena finito di raccontare quello che era successo con Teresa e Thomas.
"Brutta cacata di dolente del caspio, cosa stavi pensando di fare? Correre lì dentro, ancora? Proprio tu, fra tutti! E nelle tue condizioni! Non ci posso credere, Newt, davvero. Non ci credo. Perché?! Per Thomas? Ma ti stai completamente rincaspiando? Per quel ragazzo, poi! Stavi per mettere a repentaglio la tua vita per quel ragazzo. Non ci credo."
Minho prese un respiro profondo, fremendo. Newt aveva la faccia nascosta dalle mani sul viso e sospirò angosciato.
"Min..."
"Min un stramaledetto caspio, intesi?! Hai pensato a me, mentre stavi correndo dietro quello? Ci hai minimamente pensato, almeno?"
Fece una risatina sarcastica.
"Ovviamente no. Se no ti saresti fermato. Newt, Thomas è un velocista: ho passato con lui ore su ore su ore in quella maledetta Stanza delle Mappe e posso assicurarti che sa a memoria ogni corridoio, vicolo cieco e scorciatoie dell'intero Labirinto. Lo conosce ormai. Ma tu? Tu! È da troppo tempo che non alleni la mente, e neanche il tuo fisico. Saresti morto lì dentro, ne sei consapevole? E per cosa poi? Per un ragazzino che conosce perfettamente il Labirinto! Ha ucciso anche un Dolente completamente da solo, ricordi? Newt, Thomas non ha bisogno della tua protezione. Tu devi pensare a proteggere te stesso, maledizione. Non ci sarò per sempre; Alby non ci sarà per sempre, e neanche Thomas. Io lo so, so che pensi sempre agli altri prima di ogni cosa, ma devi iniziare a pensare anche a te stesso, caspio. Devi tornare lucido, Newt. E lo dico per te."
Newt si morse il labbro inferiore tra i denti, sentendo affluire delle lacrime piene di amarezza e senso di colpa agli occhi. Si era lasciato prendere dalle emozioni del momento, e non avrebbe dovuto.
"Lo so Min. Hai ragione. Se avessi usato la mia coscienza ed il mio buon senso non gli sarei di certo corso dietro. Ho sbagliato e me ne rendo conto, ti chiedo scusa. Ma in quel momento, provare a chiamarlo, anche solo a raggiungerlo era davvero essenziale perché..."
E il biondo qui sospirò ancora più forte di prima, interrompendosi. Poteva essere sull'orlo di una confessione davvero troppo pesante e strana. Minho lo stava fissando intensamente, come se potesse leggergli nella mente e persino nelle parti più profonde dell'anima. Newt scosse la testa velocemente e cercò di ricollegare i pensieri in un ordine preciso, assumendo un'aria esausta e sofferente.
"Perché... Non lo so Minho. È tutto troppo strano, dico davvero. Però in quel momento il mio obiettivo era raggiungerlo e fermarlo, in qualche modo. Anche se non ci fossi mai riuscito, e solo ora me ne rendo conto. O almeno, prima una minuscola parte del mio cervello se ne rendeva conto, ma non volevo ammetterlo. E non so perché... ripensandoci adesso, mi sembra davvero folle che io possa aver fatto una cosa del genere. Sai che non lo avrei fatto per ogni persona in questo caspio di posto, ma non so cosa..."
Newt aveva iniziato a parlare velocissimo e a blaterare. Minho alzò gli occhi al cielo nascondendo un sorriso sincero e alzò una mano, interrompendolo.
"Newt. Frena quella tua maledetta boccuccia. Io ti capisco, sai? Siamo migliori amici da quando ho memoria. Quindi smettila perché so perfettamente cosa sta succedendo."
Qui Minho sfoderò un sorriso provocante.
"Il nostro caro Newtie-secondo-in-comando si è completamente e follemente innamora..."
Il biondo sgranò gli occhi e saltò in avanti per tappare la bocca all'amico, facendo cadere tutto il ghiaccio sull'erba.
"SHHH!!"
Esclamò guardandosi intorno, terrorizzato dall'idea che qualcuno potesse avere sentito anche solo una parola. Minho, dal canto suo, scoppiò a ridere fragorosamente. Newt lo guardò, un misto tra l'accigliato, il confuso ed il seccato.
"Oh porco Dolente, lo sapevo. Lo sapevo!"
Disse il ragazzo asiatico, alzandosi e mettendosi a saltellare. Il biondo lo squadrò a bocca aperta, esterrefatto.
"Finalmente l'hai ammesso!! Lo sapevo. Il mio discorso aveva al 99% lo scopo di fartelo ammettere eee... bingo!"
Il tutto accompagnato da gridolini soddisfatti. Newt non ci stava più capendo un caspio.
"Tu... cioè, non ti fai davvero problemi se...?"
"Riguardo al fatto che tu sia gay?"
Sussurrò Minho.
"Assolutamente no!"
Riprese ad urlare.
"Problemi per cosa, poi? Resti sempre il mio migliore amico, e lo sarai sempre. Ti voglio bene e ti accetto per come sei, adesso e in futuro."
Newt si sentì avvolto da un'ondata di sicurezza e amore fraterno. Sorrise, un sorriso sincero.
"Grazie, Minho. Grazie per tutto."
I due ragazzi si abbracciarono e Minho sbadigliò.
"Meglio che vada a dormire adesso. Sono stanco e domani devo entrare nel Labirinto, come al solito. Buonanotte Newt."
Newt battè due pacche sulla schiena all'amico.
"Buonanotte amico mio."
Il biondo lo guardò allontanarsi tra le lanterne accese della Radura. Sospirando, raccolse il ghiaccio caduto per terra e rivolse lo sguardo verso le Porte, specialmente verso quella dov'era entrato Thomas quel pomeriggio. Un nuovo moto di tensione, panico e preoccupazione gli attanagliò lo stomaco: non aveva visto il moro a cena. Ma poteva benissimo essere rientrato e non aver frequentato luoghi troppo affollati, giusto? Poteva essere andato dritto filato alla sua brandina, o aver camminato all'interno della Radura senza sosta. Oppure... poteva essersi perso? Scacciò subito quel pensiero con veemenza. No, era troppo abile per perdersi. E ripensò alle parole di Minho: "Newt, Thomas è un velocista: ho passato con lui ore su ore su ore in quella maledetta Stanza delle Mappe e posso assicurarti che sa a memoria ogni corridoio, vicolo cieco e scorciatoie dell'intero Labirinto. Lo conosce ormai."
E poteva anche conoscere il Labirinto, ma Newt aveva paura. Paura che la confusione nella testa di Thomas gli avesse fatto sbagliare strada, o perdere davvero la lucidità facendogli fare cose orribili, come... come quella che aveva provato a fare lui, qualche anno prima. Scosse la testa reprimendo un brivido sgradevole. Aveva bisogno di distrarsi. Così agguantò al volo una coperta pesante ed una lanterna. Si avviò verso il suo piccolo posto segreto all'interno della Radura: voleva osservare il cielo buio, senza stelle (neanche il sole si intravedeva di giorno) ma con un certo fascino, voleva guardare le foglie degli alberi che si agitavano al vento leggero e scordarsi di essere rinchiuso in trappola e circondato da terribili mostri. Voleva sentirsi normale, normale per qualche ora e magari addormentarsi appoggiato alla resistente corteccia dell'enorme quercia. Ma, avvicinandosi, scorse una figura addormentata nella posizione in cui si sarebbe messo lui. Si avvicinò ancora di più, illuminandola con la lanterna, ed ebbe un tuffo al cuore: Thomas. Sorrise come un cretino. Thomas era li, il petto che si abbassava dolcemente al ritmo tranquillo del sonno, i vestiti logori e sporchi di terra ma il viso rilassato e dolce, con i capelli scossi leggermente dalla leggera brezza notturna. Nel sonno sembrava ancora più innocente e fragile di sempre. Al ragazzo biondo il cuore iniziò a battere forte, colmo di un sentimento mai provato prima. Senza pensarci due volte appoggiò la lanterna per terra, prese la coperta e la adagiò sul corpo del ragazzo addormentato, assicurandosi di coprirgli completamente le parti più esposte e fragili. Portandogli la coperta fin sotto il mento, Newt decise di prendersi qualche secondo per ammirare da vicino quel viso così bello. Era semplicemente a qualche centimetro di distanza: i capelli neri del ragazzo gli solleticavano la fronte. Le pupille dietro agli occhi di Thomas a volte si muovevano, segno che stava sognando qualcosa, le labbra carnose erano semi dischiuse mentre Newt sentiva pulsare le proprie. Osservò il piccolo naso all'insù del ragazzo moro, percorrendo poi gli zigomi ed infine la mascella ed il collo.
Sono arrivato in Paradiso, oppure all'Inferno?
Newt deglutì distogliendo lo sguardo. Gli ci volle una forza innata. E ancor più forza a prendere la lanterna ed allontanarsi pian piano, distogliendo definitivamente lo sguardo.
Per prima cosa, si diresse al Casolare, avvisando tutti che aveva appena trovato Thomas e intimandogli di lasciarlo riposare. Poi, tornato alla sua brandina, si sdraiò ad occhi spalancati, il cuore che ancora pompava veloce. Quella notte si addormentò avendo in mente l'immagine di due labbra rosa caronse.
Il mattino seguente Newt non aveva per niente voglia di alzarsi, ma il dovere lo chiamava. Si stiracchiò per bene, e solo allora gli tornarono in mente i ricordi della notte passata. Piccoli brividi fugaci gli cosparsero il corpo. Doveva mettersi subito in azione ed impiegare la mente in qualcosa che non fosse pensare costantemente a lui. Così decise di recarsi a fare colazione. Inutile dire che lo intravide immediatamente da lontano. Ovviamente stava parlando con Chuck e sembrava migliorato rispetto al giorno prima. Almeno, niente voci strane nella sua testa. Si avvicinò sempre di più, arrivando alla porta della cucina. Newt riuscì a sentire quello che stava dicendo Thomas in quell'esatto momento.
"Tutto ciò che voglio è una giornata normale... un giorno per rilassarmi."
Senza saper trattenersi, parlò.
"Allora verrà esaudito il tuo cacchio di desiderio."
Notò il sussulto del ragazzo mentre si girava verso di lui. Questa volta i suoi occhi erano aperti, marroni e profondi. Newt gli sorrise. Uno dei suoi rari sorrisi, che di solito riservava solo a Minho. Vide Thomas restare imbambolato a fissarlo, un angolo della bocca alzato, lo sguardo che lo esaminava attentamente, prima sul viso e giù fino ai piedi, per poi risalire. Brividi.
"Muoviti, fottuto uccel di bosco"
Iniziò. Caspio Newt, sempre una dolcezza, mh? Si maledisse.
"Ti riposerai nella Gattabuia. A mezzogiorno Chucky ti porterà qualcosa da mangiare."
Thomas annuì e si mosse per seguirlo fuori dalla cucina. Newt sentiva i suoi passi sull'erba. Si stupì nel saperli riconoscere. Con la coda dell'occhio vide il moro che camminava con lo sguardo fisso a terra, un labbro stretto fra i denti. Maledetti i Dolenti.
"Tommy?"
Non si rese neanche conto di aver pronunciato quel nome ad alta voce. Il ragazzo alzò lo sguardo e l'osservò curioso.
"Si?"
"Ehm... per qualsiasi cosa chiedi pure a Chuck, verrà a riferirmelo immediatamente. Mi dispiace solo che..."
Thomas lo aveva raggiunto, adesso camminavano fianco a fianco.
"Hey Newt, non c'è bisogno che tu mi dia delle spiegazioni. Non ho rispettato le vostre regole, è giusto così. Davvero. Starò benone."
Newt guardò il ragazzo moro dritto negli occhi, che ricambiò lo sguardo. Sentendosi affluire il sangue alle guance, annuì. Arrivati alla Gattabuia, Newt esitò qualche secondo prima di aprirla. Poi si girò nuovamente verso il ragazzo.
"Ricorda, per qualsiasi cosa... ci sono."
Thomas lo guardò attentamente, poi sorrise e si morse il labbro.
"Lo so"
Sussurrò all'orecchio del biondo, saltando poi nella Gattabuia. Newt si affrettò a richiudere in fretta le grate, allontanandosi quasi correndo prima che Thomas potesse notare il risveglio di un amichetto lì sotto.

Stardust Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora