Ventiquattro

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Silenzio, rimanemmo zitti.
Nessuna parola, nessun balbettio, nessun flebile rumore: i nostri occhi erano incastrati gli uni negli altri senza distogliele lo sgaurdo nemmeno per un secondo.
Eravamo in imbarazzo anche se quella che voleva sotterrarsi -letteralmente- dalla vergogna, ero io. Io mi trovavo in intimo davanti a un ragazzo, per la prima volta.
Non avevo un seno molto prosperoso ma non ero neanche piatta, ero un poco più avanti della norma. Davvero poco.

<A-Allison...> iniziò a balbettare flebilmente guardandomi.
Era ancora paonazzo: era davvero un bel ragazzo, era carino vederlo in imbarazzo; le sue guance, infatti, mettevano in evidenza le sue lentiggini ancora di più.
I suoi piccoli occhi era sempre fissi su di me ma -al contrario di quanto potesse sembrare- sul mio viso invece che sul mio seno in evidenza.

Mi scrutava attentamente in modo fluido e lento: nessuno dei due aveva fretta.
Sembrava quasi che... Il tempo si fosse fermato.
Non sentivo più i ragazzi al piano di sotto senza sapere in oltre da quanto minuti ci trovassimo in quella situazione.
Forse erano pochi secondi sembrati un'eternità a causa mia, magari sono io che faccio troppa attenzione alle piccole cose o magari erano già trascorsi molti secondi fino a formare degli interminabili minuti.

I suoi occhi incrociarono di nuovo i miei e fu proprio in quel momento, in quell' istante di puro disagio, che con uno scatto  fulmineo ma tranquillo, rilassato e non troppo sforzato, rimisi la maglietta.
Come attraversai il buco dell'indumento con la testa mi ritrovai il riccio a pochi passi da me.
Era poggiato con la schiena sulla porta che aveva deciso di chiudere.
Ancora rosso in volto iniziò a sibilare qualcosa  <Eri bellissima anche prima> accennò, infine, un sorriso abbastanza insicuro.
Capii dalla sua espressione che sperava di non aver detto nulla di male.

Quelle sue parole rimbombarono nella mia testa milioni di volte. Un brivido percorse la mia schiena provocandomi un brivido di  imbarazzo mischiato a un briciolo di paura.

Si avvicinò a me, lentamente, sorridendo, con piccoli passi ma allo stesso tempo grandi, senza permettermi di capire il suo scopo.
Si fermò. Si fermò lì, a pochi centimetri dal mio volto.
Prese un piccolo slancio permettendomi di sentire il suo respiro sugli occhi, ero sempre più bassa di lui.
Prese una ciocca di capelli per poi spostarla dietro il mio piccolo orecchio destro.
Sorrise accorgendosi delle mie orecchie appuntite. <Adorabile> sorrise sfiorandomi la pelle per poi accorgersi del mio piercing sulla punta dell'orecchio.

Era insicuro, glielo si leggeva in faccia.
Sollevò una mano, non era importante quale, poggiando due dita sotto il mio mento. Lo sollevò un poco e si avvicinò di nuovo fino a quando non potei sentire le sue labbra a contatto con le mie.
Sfiorò la mia bocca provocandomi.

Ancora una volta lo stavo baciando.
Ancora una volta mi girava la testa.
Ancora una volta toccava le mia labbra dolcemente, quasi accarezzandole.
Ancora una volta le farfalle iniziarono a volare nello stomaco.
Ancora una volta era lui il mio primo bacio.
Ancora una volta quell'odiato sentimento si faceva strada dentro di me provocando un sorriso istantaneo.

Sorrisi sulle sue labbra.

My favorite mistake was you/ ~Finn WolfhardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora