Ho il ragazzo, Justin.

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 Il sole stava calando ormai, la cena sarebbe stata pronta di lì a poco e francamente non vedevo l'ora, stavo davvero morendo di fame. A Midland, mangiavamo presto per poter illuminare la sala da pranzo ancora con la luce naturale mentre lì a New York, sembrava che mangiare tardi fosse considerato migliore.
Raggiunsi la cucina, l'odore del pesce si sentiva sin dal corridoio onestamente ma non era invadente, era quasi piacevole. Nathan stava ai fornelli a controllare che non si bruciasse tutto mentre David preparava la tavola nella piccola sala da pranzo aiutato da Justin. Era strano ma mi sentivo un po' come una regina, loro facevano tutto mentre io arrivavo e trovavo tutto pronto senza alcuno sforzo.
"Ti posso aiutare, Nathan?" chiesi avvicinandomi ai fornelli. Il ragazzo dai capelli scuri mi sorrise senza staccare lo sguardo dalla padella.
"Sta tranquilla ho tutto sotto controllo, alcora qualche minuto e sarà pronto" rispose. Annuii sedendomi sopra una degli sgabelli della piccola stanzetta accanto, contava solo quelli ed un piccolo tavolo, il resto erano grandi credenze che contenevano libri e cartelline contenenti chissà quali documenti.
Dalla cucina affianco arrivò David, teneva fra le mani anche il mio piatto e lo ringraziai con un piccolo cenno del capo non appena me lo portò. Gli altri ci raggiunsero quasi immediatamente.
"Sapete, mi sento come una principessa qui" dissi prendendo la forchetta.
"Ehi, tu sei la nostra principessa" ridacchiò David versandosi dell'acqua.
"Non essere troppo sdolcinato, David" intervenne Justin mettendo in bocca un boccone di bistecca di pesce.
"Vorresti dire che non lo è?" il biondo al mio fianco alzò scettico un sopracciglio puntandogli contro lo sguardo.
"Non ho detto questo, solo.. oh, lasciamo perdere che è meglio" Justin si strinse nelle spalle tornando a mangiare.
Per qualche minuto restammo in silenzio, forse nel tentativo quasi disperato di smorzare la tensione ma francamente ci riuscimmo con scarsi risultati.
"Questa sera a che ora andiamo via?" chiese tutto ad un tratto Nathan, lo ringraziai mentalmente. Lui sapeva sempre quand'era il caso di parlare.
"Il "Lord" apre alle dieci, cercate di essere pronti per le nove" rispose Justin guardandoci uno ad uno e specialmente soffermandosi su di me. Alzai gli occhi al cielo.
"Era diretto a te, Ariel" disse Nathan indicandomi con la forchetta.
"Credo se ne fosse accorta" ridacchiò David. Annuii senza scompormi troppo.
"Non ci metto molto a prepararmi" dissi dandogli un'occhiata con la coda dell'occhio. Justin ridacchiò annuendo, non mi conosceva bene e me ne stavo rendendo conto.
O forse la sua era solo una provocazione.
Terminata la cena fui la prima ad alzarmi, portai i piatti nel secchiaio e la bottiglia dell'acqua in frigo per poi dileguarmi con la banale scusa di dover iniziare a prepararmi.

Aprii le ante dell'armadio, non sapevo che locale fosse questo "Lord" ma vedendo che tipi erano i ragazzi, immaginai non fosse qualcosa di troppo consigliato.
Presi un vestito, era blu scuro ed arrivava appena fino a sotto il fondo schiena, era davvero aderente ma ero certa di riuscire a respirare. Infilai i sandali dai tacchi abbastanza alti color argento prima di entrare nel bagno.
Non ero viziata o cose simili ma ammetto che i trucchi mi erano davvero mancati e parecchio.
Aprii la porta del morbile del bagno e trovai i trucchi che David aveva sottratto alla cugina per me. Passai della matita sotto gli occhi ed una fina riga di eye-liner nero sopra, passai le ciglia di mascara scuro e le labbra di rosso quasi da farle sembrare di fuoco.
Mi guardai allo specchio. Ero soddisfatta: gli occhi azzurri risaltavano parecchio in contrasto con il bordo scuro, i capelli scendevano lisci sulle spalle e le labbra spiccavano su tutte. Amavo truccarmi.
Guardai l'orologio appeso sopra la porta della camera, erano le 20.45 passate così decisi di presentarmi già in salotto, non avrebbero detto che ero una ritardataria per lo meno.
Non appena raggiunsi la zona più ampia in quell'appartamente David mi venne incontro seguito da Nathan. Erano abbastanza eleganti e ne rimasi stupefatta, non ero abituata a vederli così.
Il ragazzo dai grandi occhi chiari indossava una maglietta appena stirata color mogano e dei pantaloni bassi color panna in tinta con le scarpe anch'esse chiare, mentre Nathan portava una camicia scura, dei pantaloni marroni con una vistosa cintura color oro in vita, forse credeva lo rendesse più attraente e devo ammettere che non aveva tutti i torti. Gli dava quell'aria da cattivo ragazzo che tutte le ragazze amano.
"Ehi, la piccola di casa si fa valere questa sera" scherzò il moro lasciandomi un buffetto sulla guancia. Ridacchiai mentre David mi sorrideva senza dire una parola, solo dopo qualche secondo mi disse che quell'abito mi donava davvero.
"Spero per Ariel che sia già pronta altrimenti dovrò.." la voce di Justin si bloccò di colpo attirando la nostra attenzione alle nostre spalle.
Era immobile davanti a noi, indossava dei pantaloni a cavallo basso - troppo - color nero ed una camicia bianca sbottonata che lasciava intravedere i pettorali e soprattutto il tatuaggio della croce sul petto.
I capelli erano alti e si notava che fossero appena stati passati nel gel per via della loro posizione praticamente perfetta.
Justin si avvicinò dischiudendo le labbra, mi guardò da capo a piedi facendomi sentire terribilmente in imbarazzo.
Odiavo essere osservata.
"Cristo, Ariel.. sei bellissima" disse prendendomi la mano. Ridacchiai sentendo le guance andare a fuoco. Justin intrecciò le dita con le sue facendomi sorridere. David raggiunse la credenza prendendo le chiavi dell'auto di Justin prima di mettersele in tasca e farci segno di uscire. Mentre scendevamo le scale disse che avrebbe guidato lui fino a "Lord" così una volta raggiunto il ciglio della strada prese posto come guidatore e noi, lo affiancammo.
Justin mi portò nei sedili posteriori chiudendosi la portiera alle spalle.
"E' da così tanto che non facciamo una di queste serate" disse David sistemando lo specchietto.
"Dav, ci siamo stati due settimane fa, non ricordi?" alzò gli occhi al cielo Nathan posizionato alla sua destra.
"Per me è comunque molto" il biondo si strinse nelle spalle mentre le risate di Justin riempirono lo sfondo della conversazione, sembrava allegro quella sera ma tenendogli la mano mi accorsi di una leggera tensione.
Sembrava nervoso anche se a primo impatto non lo dava a vedere.
"Tutto a posto?" chiesi. Ero certa i ragazzi non avrebbero sentito la conversazione che avevo appena avviato, erano troppo occupati a discutere su chi si sarebbe ubriacato più facilmente quelle sera.
"Certo, perchè?" Justin annuì evitando i miei occhi continuando a guardare la strada.
"I tuoi muscoli dicono il contrario" affermai sfiorandogli con le dita l'avambraccio decisamente troppo in tensione per essere normale.
"Allora stanno mentendo" alzò le spalle senza calcolare più di tanto la mia frase. Alzai gli occhi al cielo infastidita. "Non farlo con me" aggiunse stringendomi più forte la mano quasi fino a farmi gemere.
"Di che parli?"
"Quella cosa con gli occhi, mi innervosisce sapere che è riferita a me" rispose voltandosi a guardarmi. Scoccai la lingua contro il palato cercando di capire se dicesse sul serio o se era solo uno scherzo - come onestamente speravo per lui -. Eppure i suoi occhi erano fermi, il suo sguardo fisso e non sembrava affatto essere stata una battuta.
"Tu sei pazzo" dichiarai tornando a guardare la strada.
"Può essere, comunque.." prese fiato passandosi le dita fra i capelli. ".. è irritante, okay?" mi morsi l'interno della guancia trattenendomi dallo scoppiare di rabbia. Sapeva essere così irritante.
"Okay" alzai le mani al cielo lasciandole cadere sulle cosce nude. Justin mi riprese in fretta la mano portandola sulla sua, prese ad osservarla giocherellando con le mie dita facendomi ridacchiare qualche volta.
"Ti sta bene questo vestito" mugugnò d'un tratto.
"Dici a me?" mi indicai il viso alzando un sopracciglio. Justin lasciò scivolare la testa contro il sedile della macchina alzando gli occhi al cielo.
Oh, lui poteva farlo e io no, chiaro.
"No, alla tua mano" rispose ironico tornando a guardarmi dall'alto. Beh, aveva voglia di scherzare a quanto pare peccato che il suo sarcasmo non era ben accettato da me.
"Non fa ridere, Bieber" non lo avevo mai chiamato per cognome e fece un po' di effetto.
Justin si tirò su con la schiena guardandmi dritto negli occhi.
"Sai, uscito da qui il mio cognome suona piuttosto bene" sussurrò ad un nulla da me sfiorandomi le labbra con le dita.
Un brivido mi percorse la colonna vertebrale.
Come accidenti ci riusciva?
Feci per rispondere quando Nathan si voltò verso di noi.
"Siamo arrivati" disse aprendo lo sportello dell'auto.
Justin si riprese annuendo e staccandosi da me prima di scendere dall'auto precedendomi di qualche secondo. Non mi ero nemmeno accorta che fossimo arrivati.
Il locale sembrava essere affollato, il parcheggio che affiancava la luminosa entrata era pieno di macchine, ne uscivano ragazze in minigonna pronte a fare festa con i loro fidanzati com'era prevedibile.
Justin mi afferrò la mano iniziando a camminare. Il bodyguard all'entrata era un uomo alto e parecchio robusto dalla carnagione scura e i piccoli occhi castani, aveva un aspetto trasandato ma metteva paura, almeno a me. David gli si avvicinò dicendogli qualcosa alzandosi in punta di piedi per guardarlo dritto negli occhi, come ho detto era davvero alto.
"Gli sta chiedendo i soldi?" chiesi. Justin negò con la testa.
"Qui sanno che siamo conoscenti di Tomas e così, saldano tutti i debiti con lui. Sai, fare parte di questo mondo ha i suoi vantaggi" rispose quasi con aria fiera. Ma come si poteva essere fieri di essere degli assassini?
Forse era solo una mentalità che dovevo ancora apprendere.
Il bodyguard scambiò un paio di parole con David prima di lasciarci entrare tutti e quattro, uno dietro l'altro.
Una volta varcata la soglia del locale la musica - già avvertita da fuori - era altissima e suonava nelle orecchie come una bomba. Ero abituata in un certo senso ma era da qualche mese che non entravo in un locale considerato che a Midland ce n'erano a mala pena un paio.
"Noi andiamo a prendere qualcosa da bere, ci troviamo in terrazza?" chiese Nathan urlando per farsi sentire. Justin annuì prendendomi con se circondandomi le spalle con un braccio. Mi sentii come un pulcino con la propria madre, protetta sotto un'ala custode.
David e Nathan si allontanrono in fretta verso il bancone sul fondo della grande stanza facendosi largo fra le dozzine di persone che ballavano ammassate nella grande pista da ballo.
Justin iniziò a camminare tenendomi incollata a se passando sotto diversi sguardi di ragazze a dir poco provocanti. Tutte stupende, sia chiaro ma, tutte puttane.
Arrivammo alla terrazza della quale parlava Nathan. Era molto lunga e abbastanza affollata da ragazzi che parlavano fra di loro mentre si concedevano una sigaretta o un bicchiere di qualche alcolico. C'erano dei piccoli divanetti grigi da massimo tre persone ma in molti si facevano mettere o le proprie ragazze o qualche puttanella sulle proprie gambe standoci in molti di più.
Justin camminò verso uno degli ultimi ancora libero accanto a un gruppo chiassoso di ragazzi e ragazze ammassati in due diversi divanetti paralleli.
"Aspettiamo qui quei due" disse facendomi segno di sedermi. Annuii toccando il morbido divano prima con la schiena e poi con la parte superiore delle gambe.
Justin mi affiancò prendendo dalla tasca posteriore dei pantaloni un pacchetto di sigarette e un accendino, ne estrasse una e se la accese dopo essersela portata alle labbra.
"Ne vuoi una?" chiese guardandomi.
Non fumavo, la trovavo una cosa stupida. Mio padre mi aveva insegnato a stare alla larga dalle sigarette senza contare che mia madre soffriva di emicrania ogni qualvolta avvertisse l'odore del fumo.
"Non fumo" dissi guardando una nuvola grigia uscire dalle sue labbra illuminata dalle luci colorate del locale.
"Non ti avrei lasciata fumare comunque" sorrise lui. "Il fumo uccide" aggiunse facendo un altro tiro.
"E allora perchè stai fumando?" non aveva senso.
"Perchè mi rilassa e fino ad ora, è l'unica soluzione che ho trovato contro il mio nervosismo" alzò le spalle. Sospirai annuendo, chiaro. In molti fumavano per sentirsi meglio e ogni volta ringraziavo di non avere quella necessità.
David e Nathan ci raggiunsero, tenevano due bicchieri ciascuno fra le mani, David mi si avvicinò porgendomene uno, conteneva un liquido verdognolo non invitante a primo impatto.
"Cos'è?" chiesi curiosa.
"Vodka, dicono sia buonissima all'anguria" rispose lui. Justin bevve in fretta un sorso del suo bicchiere prima di lasciarlo sbattere sulla superificie del tavolino davanti a noi.
"Vodka, dico.. sei impazzito?!" quasi gridò ma per fortuna, con tutta quella musica non si avvertì troppo. "Non puoi dare della vodka a lei" aggiunse.
"E perchè no?" protestò David con lo stesso tono.
Alzai gli occhi al cielo verso Justin.
"Ti prego, non ho due anni o credi che non abbia mai bevuto in vita mia?" David portò le braccia al petto soddisfatto mentre Justin si limitò a guardarmi serrando le labbra in una linea retta.
Portai il bicchiere alle labbra e ne bevetti un sorso. Il liquido mi arrivò fino alla gola facendomi sentire un forte bruciore da alcol, non era male ma francamente ne avevo assaggiate di migliori tuttavia decisi di sorridere soddisfatta a David, mi piaceva infondo.
"Io vado a ballare, ragazzi" Nathan si alzò dal divanetto davanti al nostro prendendo per mano una ragazza di lì a poco accanto a noi. Aveva gli occhi quasi coperti completamente con tutto quel trucco ma credo di poter dire che fossero stati neri e lunghi capelli biondi - tinti - lisci, indossava un top lungo fino a sotto il seno e degli shorts neri, non voglio dire fosse una puttana, si commentava da sola.
Nathan sparì con lei facendo ridacchiare i ragazzi, evidentemente non era una novità.
"Ehi, ti va di venire a ballare?" mi chiese David tornando a guardarmi. Sentii gli occhi di Justin fissi su di me ma non importava, non era mio padre così annuii. Infondo e David eravamo buoni amici perciò non ci vedevo nulla di male nel ballarci insieme.
"Io vado, tu scegline una" mi voltai verso Justin dando uno sguardo alla fila di ragazze che si erano fermate a guardarlo sperando prendesse una di loro per ballare. "Hai l'imbarazzo della scelta, ma se vuoi un consiglio la più carina è la quarta" dissi con un falso sorriso prendendo la mano di David.
Non sapevo perchè mi comportavo così, Justin non mi aveva fatto niente di male ma farlo penare un po' non mi dispiaceva, mi divertiva.
Raggiungemmo la rumorosa pista da ballo ed iniziammo a ballare insieme. Muovevo i fianchi a ritmo di musica, amavo ballare e anche Natasha.
David si avvicinò davvero molto a me fino a farmi sentire il profumo dell'acqua di colonia che si era spruzzato e l'odore dell'alcol per via della vodka che aveva appena bevuto.
"Posso farti una domanda?" chiese gridando. Annuii.
"Ti piace Justin?" il mio cuore si fermò per un secondo.
"No, come ti salta in mente?!" David alzò le mani in segno di resa senza smettere un solo secondo di ballare.
Non mi piaceva Justin, giusto?
"Era per esserne sicuro.. sai, non mi metterei mai in mezzo" sorrisi. Era un così bravo ragazzo, di certo la ragazza che sarebbe riuscita ad incastrarlo sarebbe stata molto, molto fortunata. Ma, qualcosa mi diceva che non sarei stata io.
Sentii una forte pressione sui fianchi, due braccia tatuate mi circondarono la vita fermandomi. Justin.
Posò il mento sulla mia spalla facendomi deglutire mentre i i nostri corpo erano incollati fra di loro.
Presi ad osservare David, aveva lo sguardo abbastanza confuso fisso su di noi o per meglio dire su Justin, aspettavamo - almeno io - solo che se ne andasse con una banale scusa ma lui non diceva niente. Se ne stava lì impalato a squardarci con quegli occhi azzurri e l'aria dispersa.
"Amico, devo chiedetelo in ginocchio di lasciarci soli?!" mi morsi il labbro imbarazzata. Justin sapeva essere così diretto a volte, come quando mi chiese se c'era qualcosa fra me e il suo amico.
David sussultò quai si fosse solo allora ripreso da un trauma.
"Ehm, io vado a cercare Nathan, chissà dove si sarà cacciato" disse grattandosi imbarazzato la nuca.
Annuii fingendo un sorriso anche se all'inizio non capii bene le sue parole, sentii solo un brusio , qualcosa che centrasse con Nathan e con l'andarlo a cercare ma onestamente, ero troppo impegnata a resistere a quel contatto con Justin.
"Balli con me?" sussurrò al mio orecchio facendomi tornare alla realtà. Dischiusi le labbra facendone uscire un gemito quando posò le labbra sul mio collo lasciandoci piccoli baci.
Mi avrebbe fatta impazzire.
Mi voltai a guardarlo, i suoi occhi risaltavano ancora di più sotto quelle luci colorate. Era perfetto, sul serio.
Portai le braccia attorno al suo collo arrivando a un nulla dal suo volto iniziando a ballare lentamente senza seguire minimamente il ritmo veloce della musica. Era come se per noi avessero messo un lento.
"E tutte quelle belle ragazze?" chiesi.
Justin sospirò lasciandomi un bacio sulla clavicola.
"Non fanno per me. Sono stanco di troie da quattro soldi" rispose serio.
Annuii abbassando lo sguardo. Almeno non mi considerava come quelle.

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