Se sicura di volerlo fare?

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*leggete sotto, importante.
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"Tomas" il suo nome uscì piano dalle mie labbra, così piano che sembrò quasi un sussurro.   Quell'uomo era spaventoso, terrificante, agghiacciante e mille altri aggettivi che in quel momento non riuscivo nemmeno a trovare.
La rabbia e l'apprensione avevano preso il sopravvento su di me che non riuscivo né a gridare né a piangere né tanto meno a proferire parola.
"Cosa gli hai fatto bastardo?" balbettai cercando di guardarlo dritto negli occhi, ormai cosa avrebbe potuto farci? Ammazzarci tutte e due forse?

L'uomo non rispose, il suo volto venne solo riempito da un semplice ghigno, uno di quelli malvagi. Sembrava quasi si stesse assaporando il momento, come se fosse un animale che aveva appena ucciso la sua preda e stava aspettando di sbranarla.
Guardò un'ultima volta Justin e gli si avvicinò. Si chinò alla sua altezza, davanti ai suoi occhi e lo colpì con il piede destro facendolo ricadere pesantemente sul pavimento.
"No! Smettila!" gridai. Tomas spostò gli occhi verso di me, mi scrutò e scoppiò a ridere pesantemente, scuotendo poi la testa, aprì la finestra del bagno e saltò giù, sparendo nell'oscurità di quella sera di luglio.
Figlio di puttana pensai.
Mi chinai in fretta su Justin che si teneva le mani strette al petto. La maglia bianca era ormai macchiata di sangue, ma i suoi occhi erano ancora vigili, color oro, come sempre e mi guardavano.

Gli alzai piano il braccio, cercando di fare con cautela, lo feci posare su di me e lui portò il peso del corpo sulle gambe reggendosi a fatica sulle mie spalle. Quando raggiungemmo il divano si lasciò cadere sopra, inclinò la testa all'indietro e gemette tossendo. Presi un lembo della sua maglia e premetti sulla ferita, così da cercare di bloccare l'emorragia.
"Perchè?" domandai sentendo altre parole morirmi in bocca. Tutto ciò era surreale. Non mi sembrava nemmeno possibile ritrovarmi in una situazione simile.
"Sa di noi, non so come ma lo sa. Cazzo non è ovvio?" mi rispose a fatica, chiudendo gli occhi alla fine dallo sforzo. "Ci ucciderà, Ariel. Quel figlio di puttana ci renderà la vita un inferno. Presto o tardi ci prenderà uno alla volta e ci ammazzerà, probabilmente utilizzando la modalità più dolorosa che conosce." Disse ansimando "Si è fermato solo perchè sei arrivata tu. Mi avrebbe ammazzato, ne sono certo." continuò.
Un brivido mi trafisse, stava per ammazzarlo. Stava per ammazzare il suo uomo migliore e lui lo sapeva, tutto perché aveva scoperto che stavamo insieme, quell'uomo era uno squilibrato.
"Dio, come ti senti?"
"Come uno che è stato appena massacrato di botte tigre, come vuoi che mi senta cazzo" ridacchiò stringendo i denti. "Vado a prendere la cassetta del pronto soccorso, cercherò di fare del mio meglio nel medicarti " dissi lasciandogli la maglia e la mano che avevo prima incrociato con la sua.
Andai di fretta in bagno, presi la cassetta rossa e tornai da Justin. Gli alzai piano la maglietta, cercai di essere delicata visto che la ferita sembrava essersi infettata, lasciava cadere gocce di sangue su tutto il petto, i suoi addominali erano ormai di color violaceo, forse a causa degli ematomi che si stavano già formando. Presi del cotone e dell'acqua ossigenata ed iniziai a tamponare. Non mi ero mai trovata in una situazione simile, mi sentivo come partecipe di un film d'azione.

"Non ti sei difeso" non era una domanda, ne ero certa, non poteva essere ridotto così male altrimenti.
Non si era difeso. Perché?
"L'ho fatto".
"No, non è vero" dissi seria. "Se solo avessi provato a reagire, non ti avrebbe quasi ucciso Justin, ne sono certa" premetti quasi con violenza il cotone bagnato sulla ferita. "Dimmi perchè! Volevi farti ammazzare per caso? Che cazzo ti salta in testa?"
"Perchè non ho avuto il coraggio" disse lui girando la testa.
"Non hai avuto il coraggio di difenderti?" qualcosa mi portava a non credergli. Lo guardai e lui scosse la testa. "Cosa vuol dire?" continuai io.
"Non lo so, il problema è che so di non essere la persona migliore del mondo, di aver ammazzato, di aver picchiato, colpito persone, anche innocenti, so che posso essere uno stronzo, ma lo sai che a me è mai piaciuto uccidere, anche se purtroppo lo faccio di lavoro." Disse prendendo un respiro profondo "E lui, mi ha dato tutto quando non avevo niente Ariel, io non credevo, mi volesse uccidere, credevo fosse solo venuto per darmi una lezione, per qualcosa, ma quando ha preso il coltello dalla cintura, beh, ho capito che non era un semplice avvertimento, che forse aveva capito.." spiegò indicando noi due.
Se non fossi corsa immediatamente da lui, lo avrei trovato morto, questo mi terrorizzò a morte, tanto da sentire tanti piccoli brividi corrermi incessantemente su e giù sulla schiena.
Smisi di medicarlo e lo strinsi forte a me, tanto da farlo gemere per il dolore.
Non m'importava e lo strinsi più forte ancora allacciandogli le braccia attorno al collo e stringendogli le dita fra i capelli umidi di sudore.
"Non puoi pensare che ora farò finta di niente" gli sussurrai all'orecchio.
"Ariel.."
"No, ascoltami" lo bloccai. "Voglio fargliela pagare, costi quel che costi io gliela farò pagare, sono stanca di doverci nascondere, di vivere il nostro amore come una cosa top secret, ora che sa di noi non si fermerà di certo, quello è un pazzo, uno squilibrato, prima o poi ci ammazzerà e non so tu ma non ho intenzione di farmi ammazzare senza lottare".
"Cosa vuoi fare?" mi chiese lui. Sembrava preoccupato, ma doveva capire che Tomas aveva tentato di ucciderlo, di uccidere l'unica cosa che mi rimaneva, l'unica anche per cui avrei mai lottato e non mi sarei fermata.
L'avrebbe pagata, ne ero sicura, si ricorderà di me, di noi.
"O noi o lui" dissi per poi guardare Justin, lui rimase in silenzio, ma inchiodò gli occhi nei miei.
Tornai a medicarlo e lui seguiva in ogni mio piccolo movimento, sembrava aver capito le mie parole e allo stesso tempo sembrava lo terrorizzassero. Forse stavo affrettando le cose, ma ormai era guerra, o noi, o lui.
"Justin?"
"Si?"
"Vieni con me" sussurrai. "Aiutami ad ammazzarlo". Justin deglutì più volte, chiuse gli occhi e sospirando iniziò ad accarezzandomi la schiena mentre io mi ritrovai contro il suo petto. Allacciati, incollati da qualcosa che era diventato più grande di noi, ma alla quale non avrei permesso ci ammazzasse.
"Non pensavo sarebbe stata proprio una ragazzina ad invitarmi ad uccidere Tomas. Immaginavo che sarebbe toccato a me prendere l'iniziativa o a uno dei ragazzi, non di certo all'ultima arrivata" sorrise.
"Ehi, ragazzina a chi?" dissi scoppiando a ridere per la prima volta quella sera.
"Mi aiuterai?" chiesi successivamente.
"Secondo te potrei lasciarti sola nelle mani di uno squilibrato? Io non credo proprio" annuì.
Mi chinai in avanti e gli baciai le labbra. L'intenzione che avevo io inizialmente, era quella di un semplice bacio a stampo ma Justin mi morse il labbro inferiore facendomi dischiudere la bocca. Le nostre lingue s'incontrarono subito e un gemito sfuggì dalle mie labbra. Sembrava non ci baciassimo da anni dopo tutto quello che era successo in realtà in meno di un'ora.
"Cos'hai in mente?" chiese allontanandosi per pochi attimi da me.
"Non lo so, credo che la notte mi porterà consiglio" alzai le spalle. "Non voglio e non possiamo fare passi falsi".
"No, su questo devo darti ragione, perchè con Tomas non si hanno due occasioni" disse. "Ariel?" aprii gli occhi staccandomi dal suo petto così da guardarlo negli occhi. "Sei sicura di volerlo fare? Sai cosa succederà se lo uccideremo?"
Deglutii. Lo sapevo e non mi spaventava, anzi, mi dava la forza per andare incontro a tutto ciò. Il domani forse avrebbe avuto il sapore di libertà.
"Si, è per questo che voglio farlo".

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 04, 2020 ⏰

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