Capitolo 5

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Marianne si lasciò cadere sul letto senza smettere di guardare la foto che sua madre tanto amava. Come aveva potuto nasconderle una cosa così importante?
Una sorella... aveva avuto una sorella di cui neanche si ricordava. Perché? Come era possibile che avesse dimenticato tutto?

Alzò lo sguardo verso il soffitto in legno chiaro, con le travi sporgenti. Chissà quante notti erano rimaste sveglie per discutere di ragazzi. Chissà quante volte erano state punite entrambe nell'intento di proteggersi a vicenda. Ma erano state veramente così unite?

Una parte di lei, la più profonda e sommersa, le disse di sì. Erano state veramente molto legate; e sempre quella parte nascosta del suo subconscio le fece versare molte lacrime, mentre semplici ricordi - un sorriso e una risata - si fecero lentamente strada nella sua mente.
Chiuse gli occhi ripensando a quel semplice nome che si abbinava perfettamente al suo. Il nome della sorella. Clarisse.

Se lo ripeté mentalmente più e più volte e, pian piano, quella risata cristallina si fece più forte, iniziando a rimbombare nelle quattro mura.

Senza neanche rendersene conto si ritrovò circondata dal verde dell'erba che le solleticava le caviglie. I capelli scuri erano legati in due trecce che le ricadevano morbide sulle spalle e indossava un vestito rosso che le arrivava fino al ginocchio.
Era scalza.
Mosse le dita dei piedi ridacchiando per il contatto con il terreno leggermente umido.

Una piccola vocina, che da lontano la chiamava, le fece alzare la testa e vide una bambina correre per il prato, lanciando di tanto in tanto gridi festosi. Anche lei era scalza e aveva un vestito che le arrivava fino al ginocchio; solo il colore era diverso. Il suo era rosa.
I capelli erano lasciati sciolti e volteggiavano senza sosta ogni volta che il vento li colpiva.
La riconobbe subito, talmente simile a lei era il suo aspetto.

Dopo l'ennesimo richiamo, la rincorse e si misero a giocare fino a quando, completamente rosse e senza fiato, si lasciarono cadere sull'erba.
Abbracciandosi si misero a guardare le nuvole senza smettere di ridere.

Aprì gli occhi improvvisamente, guardandosi attorno spaesata. Si aiutò con le braccia per mettersi seduta e si passò una mano sul viso stanco.
Cos'era stato? Un ricordo o semplicemente un sogno?
Non lo sapeva, ma l'aveva riempita di una felicità improvvisa.

Si alzò, rendendosi conto che una terribile fitta le perforava le tempie.
Si avviò verso la porta decisa a recarsi in bagno per prendersi un antidolorifico. Mosse un passo mentre il dolore divenne sempre più forte. Si mise una mano sulla fronte sentendo quanto calda fosse e provò ad avvicinarsi un po' di più alla porta.

Tutto il suo corpo venne scosso da brividi mentre un urlo scaturì dalle sue labbra. Cadde in ginocchio prendendosi la testa tra le mani e serrando gli occhi.

Immagini, da prima confuse e poi sempre più chiare, si fecero spazio nella sua mente devastata: un'altra presenza vicino a lei il giorno dell'esibizione al concorso, una mano che stringeva la sua mentre saliva sul palco, una bottiglia di champagne riposta in un secchio con del ghiaccio nell'abitacolo di un auto fin troppo costosa, due occhi azzurro intenso terrorizzati. Un "ti voglio bene" sussurrato tra le lacrime...

La risata cristallina continuava a riecheggiare attorno a lei per concludersi con un ultimo fastidioso stridio.

Si tappò le orecchie urlando ancora per il dolore e si rannicchiò in posizione fetale quasi per proteggere se stessa da quei ricordi.

Sentì dei suoni ovattati: dei passi svelti, la porta della sua camera aprirsi in un cigolio e una voce di donna urlare il suo nome terrorizzata.
Sentì il suo corpo alzarsi e venire circondato dalle braccia di sua madre che la cullò, mentre lei non smetteva di tremare e piangere, sentendo quasi il cranio spaccarsi dalla quantità di informazioni che l'avevano travolta.

***

Si risvegliò dolorante e stremata in un letto in cui non ricordava di essersi messa a dormire.
Era tutto così calmo attorno a lei; non c'era neanche un rumore che potesse infastidirla.

Dalle due vetrate vicino al letto matrimoniale stava entrando un po' di luce - sicuramente la causa del suo risveglio - nonostante le tende fossero leggermente tirate.
Le pareti di un bianco sporco erano perfette accostate al gigantesco armadio di fronte a lei, di un legno talmente scuro da dare l'impressione di essere nero. Il semplice lampadario a incasso, al centro del soffitto, e i due comodini ai lati del letto, completavano la stanza che lei riconobbe subito essere quella dei suoi genitori.

Ma come ci era finita? Non dovette attendere molto prima che i ricordi ritornassero prepotenti ad affollarle la mente e il cuore.

In quel momento la porta alla sua destra si aprì, mostrando il viso di sua madre. Quest'ultima, appena la vide sveglia, ancora scossa per quello che era accaduto il giorno prima, sorrise accostandosi a lei e abbracciandola. Le disse che le avrebbe subito portato qualcosa da mangiare.
Marianne non ebbe neanche il tempo di replicare che la donna sparì di nuovo.
Qualche minuto dopo si ritrovò con un vassoio sulle ginocchia riempito con un'abbondante colazione che toccò appena. Non aveva fame, spiegò.
Karmen non insistette per molto e, anche se tentennante, la lasciò sola, come da sua richiesta.

La ragazza ritornò sotto le coperte lasciando scorrere le lacrime che aveva trattenuto per non far preoccupare ulteriormente sua madre.
In pochi secondi divenne un fiume in piena. Quella realtà che fino al giorno prima le era oscura, si stava palesando davanti ai suoi occhi solo in quel momento: sua sorella, la persona che aveva amato di più al mondo, ora non c'era più.

Era sola.
Come avrebbe fatto a sopravvivere? Perché vivere sembrava impossibile, ma sopravvivere... questo sembrava più fattibile.

Ma come poteva anche solo respirare con il pensiero che sua sorella non avrebbe più potuto farlo? Come avrebbe fatto a vedere il sole splendere la mattina - come in quel momento - sapendo che i giorni stavano passando, ma solo per lei?

Solo lei sarebbe cresciuta. Avrebbe scoperto l'amore; avuto dei figli e dei nipoti.
Solo lei sarebbe invecchiata...
Perché il destino era stato così crudele? Perché lei era ancora viva mentre sua sorella no?

Continuò a piangere per un tempo che le sembrò infinito, stringendo sempre più la coperta a sé, tremendamente in colpa per quello che era accaduto. Avrebbe dovuto morire lei quella notte e non sua sorella!

Completamente accecata dal dolore, decise di prendere una scelta che avrebbe cambiato la sua vita. Una decisione difficile basata solo su una promessa: quei dolci lineamenti così simili a lei e quell'ultimo «ti voglio bene» non li avrebbe mai più dimenticati.

Il Suono della Passione [Completa; in Revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora