Marianne lasciò suo cugino per raggiungere l'aula della prima lezione mattutina.
Era in ritardo. C'erano pochissimi ragazzi tra i corridoi, tutti indaffarati per arrivare in tempo al proprio corso. Ormai le lezioni dovevano essere già iniziate.Si mise alla disperata ricerca dell'aula Azzurra, ma senza risultati soddisfacenti. Aveva sempre avuto un senso dell'orientamento pessimo ma sperava che, dopo quasi una settimana dall'inizio delle lezioni, non avrebbe avuto problemi di questo tipo. Invece si trovava da sola, ferma in mezzo al corridoio, senza ricordare da che parte andare.
Provò a ritornare al piano terra per consultare la mappa con le indicazioni di tutte le aule, ma veniva specificato solo che, quella che stava cercando, si trovava al secondo piano.
Salì, quindi, di nuovo le scale, stanca e per niente abituata a tutto quel movimento. Mentre scalava quegli scalini con la lentezza di un bradipo, un'altra persona, ritardataria come lei, l'affiancò. Un ragazzo di media statura, che la sovrastava solo di pochi centimetri, con i capelli biondi e corti. Lo guardò fissamente, mentre questo la sorpassava, diretto anch'esso ai piani più alti.
Prima ancora di formulare una vera e propria frase, lo fermò chiedendogli indicazioni, sperando vivamente che non la prendesse in giro per quella sua difficoltà.«Scusa, sai dov'è l'aula Azzurra?» domandò salendo velocemente i pochi scalini che li separavano.
Quello la guardò, scrutandola con i suoi occhi blu, per un secondo sorpreso di esser stato fermato, e poi le sorrise rispondendo: «sto andando proprio lì».
«Ah» disse lei, alzando di poco le sopracciglia, «che coincidenza».
Ridacchiò leggermente facendo unire a lei anche quel nuovo ragazzo.«Perché non ti ho mai visto, se frequenti il mio stesso corso?» chiese ancora Marianne, in realtà scettica della risposta ricevuta, mentre i due continuarono a salire le scale.
«Neanch'io ti ho mai visto, se è per questo» controbatté lui, osservandola di sottecchi.
«Ma credo sia ovvio» continuò poi, vedendo la ragazza in difficoltà, «siamo quasi duecento studenti e l'aula è molto grande. Non pensi?»
«In effetti, credo tu abbia ragione...» borbottò lei, un po' imbarazzata per la figura che aveva fatto.I due ragazzi arrivarono al secondo piano, ma il giovane non si fermò e continuò a salire, con l'intento di arrivare a quello superiore.
«L'aula Azzurra non si trova al secondo piano?» domandò Marianne, corrugando la fronte e arricciando le labbra.
Lui la guardò. «Certo, se il tuo intento è quello di disturbare il professore entrando a metà lezione, facendo pure una figura di merda davanti a tutti» spiegò con estrema tranquillità, ma anche con una spruzzata di ironia nella voce.Lei restò spaesata dalla risposta. «E allora che facciamo?»
«Al terzo piano c'è una seconda entrata che da direttamente sulle ultime file» rispose lui alzando la testa per indicare l'altra rampa di scale che gli aspettavano.
Marianne alzò gli occhi al soffitto, sbuffando leggermente. Ma non aveva altra scelta se non quella di seguire lo sconosciuto.Fecero gli ultimi scalini arrivando all'ultimo piano e, poi, percorsero il corridoio fino a quando non furono davanti alla porta dell'aula aperta. Faceva sempre estremamente caldo in quella classe, sia per il riscaldamento che andava a manetta da mattina a sera per tutta la settimana, sia per la moltitudine di persone che la occupavano.
Marianne sentì accanto a sé il ragazzo sospirare prima di parlare: «pronta a varcare le porte dell'inferno?» domandò guardandola e sorridendo divertito. Lei non rispose - non ce ne era bisogno - ed entrarono, mettendosi subito alla ricerca di alcuni posti liberi.
Una volta trovati, si sedettero con l'intenzione di seguire la restante lezione, ma non passarono molti minuti che il ragazzo le passò un foglio con su scritto: "Ma come fa il professore a rimanere con il maglione di lana in aula? Ci saranno minimo quaranta gradi".
Marianne lo guardò ricambiando il sorriso che le stava rivolgendo.
Scarabocchiò qualcosa in risposta, passandogli il foglio, che per poco non lo fece scoppiare a ridere.Per il resto del tempo, continuarono con quel botta e risposta, nascondendo il viso nel gomito per soffocare le risate più rumorose.
Solo verso la fine ritornarono composti, cercando inutilmente di comprendere quanto spiegato in quelle due ore.«Dimmi che hai ancora fatto economia aziendale, ti prego» implorò il ragazzo biondo, mentre sistemava il blocco per gli appunti nello zaino scuro.
Lei ridacchiò scuotendo la testa. «No, mi dispiace. Mai fatta in tutta la mia vita».
«Siamo messi male allora...»
«Tu forse. Io ho l'insegnante privato e gratuito» spiegò Marianne, andando con la mente a Massimo. Fin dal primo giorno suo cugino si era offerto di darle ripetizioni, se mai ne avesse avuto bisogno, e di certo non si sarebbe fatta scappare l'opportunità.«Di già?» fece il ragazzo senza smettere di sorridere, credendo che fosse una battuta. Nel mentre indossò la giacca leggera, anch'essa scura, e si mise lo zaino sulla spalla.
Marianne non rispose, osservandolo con curiosità mentre si preparava.«Non resti per la prossima lezione?» gli chiese, inclinando un poco la testa verso destra.
«No, non posso...» rispose estremamente vago. Sembrava volesse dire qualcos'altro, ma si trattenne.
La ragazza lo vide rabbuiarsi improvvisamente, distogliendo lo sguardo da lei per puntarlo sulle sue scarpe.
In realtà, le sembrò anche normale che non si aprisse con lei. Si erano conosciuti poche ore prima e neanche sapevano i rispettivi nomi. Erano praticamente due sconosciuti.«Beh... Io vado» disse lui sistemandosi meglio la spallina dello zaino e scavalcando le sedie per uscire nel modo più veloce. «Magari ci vedremo ogni tanto». Poi si avviò verso l'uscita.
Prima che potesse allontanarsi troppo, però, ritornò indietro pronunciando: «non ci siamo neanche presentati», sorprendendo Marianne che non se lo aspettava.«Mi chiamo Davide» disse porgendole la mano, sovrastandola con la sua altezza. Lei fissò quel gesto alzandosi con lentezza dalla sedia, in modo da ricambiare con più facilità.
Era titubante. Non sapeva se fosse o meno trentino.
L'avrebbe riconosciuta se gli avesse rivelato il suo nome? Fino a quel momento non sembrava, e quello le dava speranza.
Non voleva suscitare stupore e poi pena per quello che era accaduto. Era l'ultima cosa di cui aveva bisogno.Pregò in quei pochi secondi, mentre davanti a lei il giovane le stava ancora sorridendo, che fosse tutto fuorché un suo concittadino o che il nuovo cambio di acconciatura bastasse per non fargli capire chi era appena gli avesse detto il nome.
Stava tentennando da troppo tempo, lo aveva capito dal fatto che lui aveva smesso di sorridere e la stava osservando con imbarazzo. Prese perciò un profondo respiro e strinse la sua stretta.
«Marianne» disse semplicemente, mentre sentì le guance arrossarsi.
Scrutò il viso del ragazzo, alla ricerca di qualche segno che potesse farle intuire che l'aveva riconosciuta.
Lui socchiuse leggermente gli occhi, ma non disse nulla e, quando il professore fece il suo ingresso, ritirò la mano. Accennò un sorriso, per poi salutarla e uscire dall'aula.Lei lo seguì con lo sguardo fino a quando scomparve dalla sua vista e, poi, si sedette sentendo il cuore pesante.
Aveva capito chi era? Per un attimo le era sembrato di sì, ma il suo sguardo non sembrava addolorato o pietoso, e non aveva fatto nessuna domanda alludendo a quello...
Forse non l'aveva riconosciuta; le era soltanto apparso.Appena l'insegnante di matematica iniziò la lezione, lei impugnò la penna pronta a prendere appunti, ma la sua mente continuava ad andare a lui. Aveva detto che si chiamava Davide e doveva ammettere che gli stava proprio a pennello quel nome. E poi i suoi occhi. Non ne aveva mai visti di così profondi...
Scosse la testa cercando di cacciarlo dai suoi ricordi. Scrisse la frase che il professore aveva appuntato sulla lavagna, ma la voce di questo le arrivava quasi ovattata e le parole erano senza senso.
Rinunciò a sforzarsi di restare concentrata e la sua mente, gioendo per la vittoria, la portò a qualche ora prima, facendole rivivere tutti i secondi passati con quel ragazzo biondo, ironico e simpatico, e, senza neanche rendersene conto, si ritrovò a sorridere tutto il tempo.
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Il Suono della Passione [Completa; in Revisione]
Romance* Vincitrice del premio "Miglior storia drammatica" del Contest Triskelion. * Secondo posto nella categoria "Romanzo rosa/storia d'amore" del concorso "The Stars Awards 2019". * Vincitrice del contest "Il Libro dorato di Wattpad" nella lista "Storie...