✎・thirteen・✎

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Grace aveva ventotto anni, aveva un lavoro ed un ragazzo.

Si sarebbero sposati in un anno, e la ragazza era molto entusiasta, quanto nervosa.

Quel giorno Finn mancava sul luogo delle riprese, mi avevano detto avesse preso un giorno per andare da Iris.

Sospirai.

«Ehy!» sobbalzai, era Rachel.

«ehi...» risposi.

«come mai sei giù? Ti manca Finn?»

Arrossii.
«c-cosa? No! Se la sua ragazza ha dei problemi ha diritto di andare da lei!»

«quindi non vi siete messi ancora insieme?»

«Rachel, non saremo mai una coppia.»

Si sedette accanto a me, e rimase li, muta.

Girai poche scene che mostravano la vita quotidiana di Grace, poi, passai il resto della giornata sul letto della mia roulotte, fissando il cellulare nella speranza di una notifica.

Proprio quando mi arresi, sbuffando e lasciando il palmare con il display scuro sul materasso, la notifica di un messaggio mi fece sobbalzare.

Era il regista.

Avvisò tutti di presentarsi sul set, per un'importante comunicazione.

Le riprese erano state sospese per una settimana.

Richiesi una spiegazione, ma non ebbi alcuna risposta.

Quella stessa sera Jacob venne a prendermi.

Deglutii, salita in macchina.

Ci fu un lungo periodo di silenzio.

«non dovevi farlo, Millie.»

Nessuna risposta.

«lo uccido»

Nessuna risposta, ancora. Solo il sordo rumore dell'auto sull'asfalto.

«ti avevo chiaramente avvisato di stargli alla larga, ma tu hai continuato a fare la puttanella in mia assenza.»

«azzardati a provarci con qualcun'altro e vedi cosa ti succede» urlò.

Risi.

Mi lanciò uno sguardo confuso.

«posso fare quel cavolo che mi pare» dissi, con disinvoltura.

«no, Millie, fin quando sarai-»

«piccolo, tesoro. Tu non mi puoi fare un bel niente»

«questo lo vedremo, Millie Bobby Brown»

«io non appartengo a te»

«Zitta!» urlò.

«posso fare quel che voglio, Jacob. Tu non mi comandi.»

«ho la tua vita in pugno, ormai. Non puoi ribellarti a me»

«cinque anni» dissi indignata, scuotendo la testa da destra verso sinistra.

«a casa vedremo...»

«mi sono rotta le palle di essere comandata. Mi sono rotta dei tuoi schiaffi, dei tuoi strattoni. Mi sono rotta di te, Jacob.»

«non ti interessa della tua carriera, quindi?» disse, con fare provocatorio.

«voglio vivere con chi amo»

«ti ammazzo, troietta»

«questo lo dirai alla polizia» sorrisi, afferrando il cellulare dalla borsa, la schermata ancora aperta sull'applicazione del registratore.

«Ti lascio, Jacob Sartorius.»

La sua auto si fermò, e scesi dal mezzo, sentendomi più sollevata che mai.

Non sapevo dove mi trovavo, che ore fossero, in che città ero.

Ma non mi importava.

Io ero felice.

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Sono riuscita ad aggiornare amatemi

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