CAPITOLO 4

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    La mattina successiva fui svegliata dalla suoneria del mio cellulare. Guardai l'ora e maledissi chiunque fosse a chiamarmi alle 8 di domenica mattina. Presi il telefono e risposi: <<Pronto?>> Avevo ancora la voce roca di sonno e sbadigliai. <<Buongiorno Sara, come stai?>> La voce allegra di Giulia di prima mattina era un suono irritante. <<Giulia perché diavolo mi stai chiamando alle 8 del mattino?>> La sentii sbuffare <<Non ricordi? Mi avevi detto di chiamarti così saremmo andate al mare questa mattina>>. Non ricordavo proprio quella conversazione, ma dopotutto quello che era successo ieri sera era molto probabile. <<Ah si scusa mi ero proprio dimenticata. A che ora passi?>> Mi passai una mano tra i capelli scompigliati <<Cloe passa a prendermi alle 8:30, quindi per le 9 dovremmo essere da te>> Feci un altro sbadiglio <<Mmmh ok...allora ci vediamo dopo.>> Stavo per chiudere quando sentii Giulia <<Ok. Eeeh Sara?>> sospirai <<Si?>> <<Non poltrire ancora a letto, alzati e sbrigati>>. Chiusi la chiamata sorridendo, mi conosceva troppo bene dannazione, sapeva che se non mi fossi alzata in quel momento molto probabilmente sarei tornata a dormire. Mi alzai, feci colazione e mi preparai. Dissi a mia madre che avrei trascorso tutta la giornata con le ragazze al mare e che ci saremmo viste per cena.
Puntuali come un orologio svizzero alle 9 sentii suonare il campanello, mi affrettai a scendere e a salire in macchina. <<Buongiorno a tutte!>> salutai le ragazze <<Buongiorno!>> dissero sorridenti e pimpanti.
Non so davvero dove trovassero la forza di essere così contente e attive di prima mattina. Arrivammo al mare e ci sistemammo al nostro solito posto. Mi piaceva andare in spiaggia al mattino, anche se non lo facevo spesso. La tranquillità, il mare limpido mi mettevano un senso di pace. Non appena misi i piedi in acqua rabbrividii, era gelata come sempre del resto. Fare un bagno nell'acqua così gelida era ristoratrice ma anche folle contemporaneamente. Distendemmo gli asciugamani e prendemmo il sole. Durante la mattinata le ragazze mi chiesero come stavo, si erano accorte che sul fianco avevo dei piccoli lividi, i segni delle dita di Fabio che mi avevano stretto il fianco. Dissi loro di non preoccuparsi, che non era successo nulla e che era tutto passato ormai. Sapevo di non essere stata completamente sincera, effettivamente non era successo nulla, ma mi ero molto spaventata. Mi chiesero anche di Dario, liquidai il discorso come se nulla fosse, non volevo dare importanza a qualcuno che molto probabilmente non avrei più rivisto.
Dopo pranzo le ragazze si appisolarono mentre io continuai a leggere sul mio Kindle, da quando lo avevo comprato non riuscivo più a separarmene. Ho riscoperto la lettura solo negli ultimi mesi, quando una storia mi appassiona riesco ad estraniarmi dal mondo che mi circonda e mi immergo completamente nella storia.
Infatti, non mi accorsi nemmeno che le altre si erano svegliate, fin quando non mi chiesero se volessi andare a fare il bagno. Quel giorno non faceva eccessivamente caldo, ma dopo essere stata ore sotto il sole fu un'ottima idea. Mentre ci avvicinavamo alla riva, qualcosa catturò la nostra attenzione, dall'acqua stava uscendo un ragazzo alto e muscoloso, non eravamo abituate ad avere visione del genere, quindi rimanemmo lì ferme per qualche secondo, mentre il ragazzo si avvicinava alla riva, dentro di me scatto qualcosa, credevo di conoscerlo, ma come era possibile se non lo avevo mai visto?
Decisi di accantonare quella sensazione e mi diressi verso le ragazze. Facemmo qualche commento sul meraviglioso ragazzo appena uscito dall'acqua, ma dopo qualche minuto anche noi ci tuffammo. Passammo tutta l'ora successiva a schizzarci e a divertirci come delle bambine, fino a quando le mani si raggrinzirono e decidemmo di tornare a riva. Quel pomeriggio non pensammo più al bel ragazzo, eravamo state troppo occupate a divertirci. Avevamo anche incontrato dei ragazzi che avevamo conosciuto a qualche festa ed avevamo passato il pomeriggio a ridere e scherzare con loro.
Dopo essere tornate dalla nostra giornata al mare entrai in casa solo per mettere la tuta e le scarpe per fare la mia solita corsa. Quell'estate avevo preso quell'abitudine, correre mi rilassava, grazie alla corsa avevo scoperto di riuscire a scaricare tutta la tensione accumulata durante la giornata. Andavo quasi sempre da sola, non tanto perché non mi piace la compagnia, ma perché quando correvo indossavo le cuffie ed esistevamo solo io e la musica che mi pompava nelle orecchie. Quella domenica, più che le altre sere avevo bisogno di correre, dopo tutto quello che era successo la sera prima ero troppo agitata, quindi mi misi scarpe e cuffie e cominciai a correre. La musica che risuonava nelle orecchie era un toccasana per la mia anima e mi dava la carica necessaria a fare dei lunghi percorsi. Quella sera avevo molta tensione da scaricare infatti feci un percorso più lungo, che non facevo molto spesso. Mentre correvo ero così concentrata sul ritmo della corsa che non mi resi nemmeno conto quando andai a sbattere contro qualcuno. Rimasi intontita per qualche secondo poi, imbarazzata, cominciai a scusarmi <<Oh scusa, non volevo, mi spiace, non stavo guard...>> Non appena alzai lo sguardo non riuscii più a parlare. Occhi color ghiaccio mi stavano guardando, con un piccolo sorriso stampato sulle labbra. Solo in quel momento realizzai di essere ancora appiccicata a lui. Feci un balzo indietro e diventai rossa come un peperone. <<Scusa, non volevo!>> mi scusai nuovamente.
Lui continuava a sorridermi, mi stava prendendo in giro? pensai tra me. Molto probabilmente sì. Effettivamente se ti trovi davanti una ragazza che prima parla a raffica e un attimo dopo balbetta come una cretina, deve essere una scena divertente.
Non mi piace essere presa in giro, ma per fortuna sono una che scherza molto su se stessa, perché se dovessi farmi condizionare da tutte le persone che mi dicono che sono bassa e robusta diciamo che a quest'ora sarei in depressione.
Continuava a guardarmi con quel sorrisetto senza dire nulla, stava cominciando ad irritarmi, perciò cercai di liquidarlo <<Scusa ancora adesso continuo con la mia corsa>>. Stavo per rimettere le cuffie quando mi disse: <<Non ricordi proprio chi sono vero?>> sembrava quasi dispiaciuto che non lo avessi riconosciuto. A quelle parole mi bloccai. Mi girai lentamente e lo guardai. <<Ci conosciamo?>> Continuavo a fissarlo, la prima sensazione non appena lo vidi fu di averlo già visto, ma non era la prima volta che mi succedeva in quella giornata, quindi non ci badai, ma non appena lui confermò la mia ipotesi, cercai di capire dove lo avevo visto. Era impossibile che avessi conosciuto un tipo così e non mi ricordassi.
Fu allora che notai le nocche sbucciate, e ricollegai tutto, ragazzo alto, muscoloso, capelli biondo scuro, occhi di ghiaccio. Spalancai la bocca, non sapendo che dire, allora fu lui a ribattere <<Bene allora sai chi sono.>> disse compiaciuto. <<Dario?>> chiesi imbarazzata. Mi fece un cenno affermativo <<Si sono io, ti sei ricordata il mio nome, dovrei esserne onorato. Tu sei Sara giusto?>>
Feci un segno affermativo con il capo, non riuscivo a credere che fosse davvero lui.
Ad un tratto mi venne in mente un immagine di questo pomeriggio. <<Eri tu oggi al mare vero? Il meraviglioso ragazzo che usciva dall'acqua>>. Sbarrai gli occhi e mi coprii la bocca con le mani. Non riuscivo a credere di averlo detto seriamente.
Il suo sorriso si allargò ancora di più e mi fece un segno affermativo. <<Ecco perché pensavo di conoscerti>> dissi tra me e me.
Dopo qualche minuto in cui ero persa nei miei pensieri senti la sua voce e dovetti concentrarmi per ascoltarla <<Ma quando corri vai a sbattere contro chiunque?>> continuava a sorridere <<Veramente sei la prima persona con cui mi scontro, solitamente non incontro nessuno a quest'ora quindi non c'è questo pericolo, ma è anche vero che solitamente non faccio questo percorso.>> Il suo sorriso si fece ancora più marcato <<Beh sarà stato il destino a farci rincontrare allora.>> facendomi l'occhiolino. Lo guardai sbigottita dalla sua affermazione. E risi. Lo guardai un po' stranita <<Credi nel destino?>> adesso sembrava un po' imbarazzato, ma si riprese subito <<Credo al fatto che se due persone che non si sono mai incontrate prima si incontrino più di due volte in due giorni, credo che qualcuno voglia dirci qualcosa>>. Lo guardai scettica e alzando un sopracciglio ribattei <<Oppure sei tu che sei un stalker e mi stai seguendo>>. Rimase in silenzio ad osservarmi e poi cominciò a ridere, una risata liberatoria che partiva da dentro. Quando riuscì a riprendersi <<Hai ragione, ma no, non ti stavo seguendo, io vengo a correre quasi tutti i giorni e questo è il mio solito percorso, quindi potrei pensare che sei tu che mi segui.>> Mi lanciò un sorriso sghembo. Ero ancora più imbarazzata quindi cominciai a parlare a raffica <<Io sicuramente non ti stavo seguendo, non sapevo nemmeno chi fossi fino a due minuti fa. Comunque adesso devo andare se no farò tardi. Ciao.>> Mi allontanai. Mi stavo giustificando e non sapevo nemmeno per quale motivo. <<Ciao>> Lo sentii dire mentre rideva.
Rimisi le cuffie e continuai la mia corsa, non sapevo nemmeno come mi sentivo, ma non ero più concentrata, continuavo a pensare a quel ragazzo dagli occhi azzurri che era riuscito a tenermi sveglia tutta la notte precedente. Dopo un po' capii che la corsa non stava avendo l'effetto sperato quindi per niente rilassata girai e mi diressi verso casa.

L'estate che cambiò la mia vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora