CAPITOLO 15

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Il mattino dopo mi svegliai con ancora il sorriso stampato in faccia, scesi a far colazione e tutti si accorsero che il mio umore era migliorato. Mio padre mi guardò di sottecchi e mi domando <<Buongiorno Sara. Hai dormito bene a quanto vedo>> ero un po' imbarazzata ma risposi <<Benissimo>> tutta sorridente <<E' successo qualcosa?>> mi chiese curioso <<Nulla papà perché?>> continuava a fare colazione ma mi controllava con la coda dell'occhio <<Mmh..ieri eri intrattabile e questa mattina sei tutta sorrisi. Dobbiamo preoccuparci?>> non riuscivo a stare ferma sulla sedia <<Preoccuparvi? E per cosa?>> Lo guardai stranita. <<Ma non saprei, un giorno sei triste e quello dopo allegra, un altro giorno sembri isterica e altri giorni sei un agnellino. Non è che soffri di disturbo bipolare?>>
A quell'affermazione cominciai a ridere, non riuscivo a fermarmi. Quando riuscii a calmare l'attacco di ilarità che mi era preso dissi a mio padre che non doveva preoccuparsi, è vero ero un po' pazza a volte ma ero sana, solo che in quei mesi mi erano successe un po' di cose ma che ora si era risolto tutto. Non parve molto convinto della mia spiegazione, ma lasciò cadere l'argomento. Dopo colazione tornai in camera e vidi un messaggio di Dario che mi augurava buongiorno e mi diceva che avrebbe lavorato tutto il giorno che ci saremmo sentiti quando avrebbe potuto. Chiamai le ragazze per vedere se quel pomeriggio volessero andare al mare, accettarono volentieri. Passai la giornata nell'attesa di rivedere Dario, mi aveva scritto dicendomi che quella sera mi avrebbe portata a cena fuori. Ero emozionata ma anche nervosa al pensiero della serata che si prospettava. Chiesi consiglio a Cloe e Giulia su cosa indossare. Optai per un vestito rosso sopra il ginocchio che mi lasciava la schiena scoperta e scarpe nere tacco 12, mi lisciai i capelli e mi truccai, ero pronta per la serata. Quando qualcuno suono al citofono alla stessa ora in cui sarebbe dovuto arrivare Dario il cuore cominciò a battere a mille, non poteva essere lui, gli avevo detto che sarebbe bastato un messaggio e sarei scesa, non avrebbe mai suonato con il rischio di incontrare i miei. Stavo quasi per rilassarmi per l'idea assurda che mi era venuta quando sentii delle voci venire dal piano di sotto e rabbrividii quando riconobbi quella di Dario. Ma era impazzito? Perché era salito? Scesi con cautela e nel frattempo sentii che si presentava ai miei genitori.
<<Piacere sono Dario, voi dovete essere i genitori di Sara>>
<<Piacere>> sentii dire a mio padre
<<Ciao Dario, io sono Maria e lui è mio marito Francesco. Siamo contenti di conoscerti>> disse mia madre per metterlo a sua agio.
Mentre si dirigevano verso il salone li raggiunsi. Lanciai un'occhiataccia a Dario, ma lui in risposta mi sorrise. Guardai i miei imbarazzata. << Bene adesso noi andiamo>> Mi avvicinai a Dario e lo tirai verso la porta d'ingresso. Ma proprio quando stavo per aprire la porta sentii mio padre che urlò <<Aspetta! Dove porterai mia figlia questa sera?>> Lo fulminai <<Papàà!>> Dario allora sorrise <<Non preoccuparti Sara. La porterò a cena in un ristorantino poco distante da qui, poi non so cosa vorrà fare Sara. Per me va bene qualsiasi cosa>> Mi guardò sorridendo. Lanciai un'occhiataccia a mio padre. <<Contento adesso? Possiamo andare?>> Con riluttanza mio padre ci lasciò andare. <<Buonanotte mamma...Buonanotte papà! Vi voglio bene>>
Uscimmo di casa e non appena entrammo in macchina diedi uno schiaffo sul braccio di Dario
<<Ehi, ma che ti prende?>> disse strofinandosi il braccio. <<Sei impazzito? Ti avevo detto di scrivermi un messaggio quando saresti stato sotto casa mia, non di salire per conoscere i miei>> Mi guardò intensamente <<Non volevi che li conoscessi?>> sembrava offeso <<Non è per quello, solo che non era necessario li conoscessi proprio questa sera>> dopo la mia spiegazione sembrò rilassarsi <<Beh io volevo presentarmi dato che sto uscendo con la loro meravigliosa figlia e non sapevano nemmeno che faccia avessi>> si avvicinò dandomi un lieve bacio.
<<Ok, tanto ormai è già successo>> Mi coprì il viso imbarazzata. <<Mio padre non ti ha messo a disagio vero?>> sorrise <<No, tranquilla tua madre è stata bravissima a impedirglielo>> mi disse facendomi l'occhiolino. <<Ok. Ma quindi qual è questo ristorantino poco distante?>> chiesi curiosa. <<E' una sorpresa>> sbuffai <<Uff...Ok>>
Passai tutto il resto del tragitto a cercare di capire dove stessimo andando. Quando ci avvicinammo al ristorante più rinomato della città rimasi senza parole non poteva essere. E invece lui si fermò proprio in quel parcheggio. <<Mangiamo da "Franco"?>> Domandai ancora un po' sbalordita <<Si, non ti piace?>> mi chiese in tono preoccupato. <<Certo che mi piace, ma non me lo aspettavo>> dissi stupita.
Mi venne ad aprire lo sportello come un gentiluomo e ci avvicinammo all'ingresso del ristorante. Non appena entrammo fummo accompagnati al nostro tavolo. Ci portarono i menù e ordinammo, notai lo sguardo ammiccante della cameriera quando parlava con Dario, così presi la sua mano e la intrecciai con la mia sul tavolo, così che capisse che era mio e le lanciai uno sguardo truce. Dario fu sorpreso dal gesto romantico. Ma appena capì il vero motivo rise <<Non mi dire che sei gelosa?>> disse divertito non appena la cameriera se ne andò. <<Gelosa? Chi io? Ma sei impazzito?>> alzai gli occhi al cielo <<Allora mi spieghi perché mi hai preso la mano nel momento in cui parlavo con la cameriera?>> Mi guardò con un ghigno. <<Non posso prenderti per mano? Oh ok non ci sono problemi>> Stavo per staccare la mano dalla sua quando lui l'afferrò <<Dove scappi? Non ho mica detto che non andava bene...Ho solo detto che mi piace vederti gelosa...Per me va bene se tutti sanno che sto con te>> Arrossii.
Nel frattempo arrivarono le nostre ordinazioni. Mangiammo e chiacchierammo per tutta la cena, ero al settimo cielo non solo stavo passando una bellissima serata, ma ero con l'uomo che amavo.
Dopo cena decidemmo di andare a fare una passeggiata sulla spiaggia. Tolsi le scarpe e mano nella mano passeggiammo al chiaro di luna. Parlammo di tutto quella sera, cercammo di conoscerci il più possibile, mi raccontò della sua famiglia, di cosa gli piaceva fare, del suo lavoro. Anche lui mi fece numerose domande su di me, ero contenta che volesse sapere tutto di me, ma quando cominciò a chiedermi dell'università cominciai a ripensare che forse quello che avevamo in quel momento non lo avrei più avuto tra qualche settimana. Mi rattristai. Lui capì a cosa stavo pensando, non ne avevamo ancora parlato, ma sapevamo che la mia partenza era vicina. Mi strinse a sé e continuò ad abbracciarmi per tutto il resto della serata. Non parlammo della mia partenza, non volevamo rovinare quella splendida serata. Più calava la notte più la temperatura si abbassava, non avevo portato con me un giacchino e quando mi venne la pelle d'oca lui mi strinse ancora di più a sé ma poi decidemmo di tornare in macchina.
Era già l'una quando arrivammo sotto casa mia, il tempo era passato così in fretta che non ce ne eravamo nemmeno resi conto. Non appena la macchina si fermò mi guardò e vide che lo stavo fissando. <<Che c'è?>> Mi chiese <<Ti amo>> risposi semplicemente. E lo baciai.
Ricambiò con ardore il mio bacio, sembrava non volesse farmi più andare via. Quando ci staccammo ansimavamo entrambi. Gli diedi la buonanotte ed entrai in casa. Avevo passato una serata magnifica e qualsiasi cosa sarebbe successa nelle prossime settimane, potevo affermare di essermi goduta al massimo ciò che questa relazione mi avrebbe portato.

e

L'estate che cambiò la mia vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora