CAPITOLO 13

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Non risposi a nessuna delle chiamate o dei messaggi di Dario quel giorno ero troppo arrabbiata per parlare con lui. Mi preparai per la serata che mi aspettava, ero ancora arrabbiata, ma feci in modo che le altre non se ne accorgessero. Quando vennero a prendermi mi guardarono attentamente per capire qualcosa, ma ero abbastanza brava a non far capire come stessi, quindi sorrisi e cominciai a chiacchierare come se non fosse successo nulla. Andammo a cena nella nostra pizzeria preferita "Joseph", dove si poteva scegliere di ordinare pizza, kebab o panino. Era sempre pieno, ma noi avevamo prenotato quindi ci fecero accomodare subito. Ordinammo tre cose diverse come facevamo sempre così potevamo assaggiare un po' di tutto. Scherzammo per tutta la cena, ogni tanto il mio cellulare sul tavolo vibrava, ma io staccavo la chiamata ogni volta. Le ragazze non dicevano nulla, fino a quando non gettai il telefono in borsa, infuriata, per non sentirlo più. Solo allora mi chiesero <<Sara tutto bene?>> feci finta di non sentire il suo tono preoccupato <<Si certo perché?>> Continuavo a mangiare come se nulla fosse <<Non hai ancora parlato con Dario? >> sbuffai <<No, non voglio parlargli, speravo avesse capito dopo che non ho risposto a tutte le sue chiamate, ma continua ad insistere>> Cloe che era all'oscuro di ciò che era successo la sera prima mi chiese <<Perché non vuoi parlargli?>> alzai le spalle <<Sono troppo delusa e arrabbiata e soprattutto non vorrei dire cose di cui magari mi pentirei domani. Ho bisogno di tempo per stare da sola>> sentii il cellulare di Giulia suonare <<Non credo lui sia d'accordo>> Mi fece vedere il suo telefono e vidi che stava chiamando anche lei. <<Pronto?>> rispose titubante <<Ciao Giulia, hai per caso notizie di Sara? E' tutto il giorno che provo a chiamarla ma non mi risponde. Ho fatto una cazzata e ora lei non vuole parlarmi.>> Sembrava ansioso, preoccupato. <<E' qui con me, ma non vuole parlarti...>> mi guardava per capire se avessi cambiato idea ma io scuotevo la testa <<Dille almeno che mi lasci spiegare ti prego, non è come pensa>> urlò. <<Ascolta, ti do un consiglio, lasciala stare per un po' è meglio. Ha bisogno di schiarirsi le idee>> le feci un cenno affermativo era proprio quello di cui avevo bisogno <<Schiarirsi le idee? Su cosa? Su di noi??>> Sentivo che aveva alzato la voce allarmato per ciò che gli stava dicendo Giulia. <<Si, mi spiace, ma non vuole davvero parlarti in questo momento ho cercato di convincerla, ma sai che quando si mette in testa una cosa è difficile farle cambiare idea.>> lo sentii imprecare <<Lo so...Puoi solo dirle che mi dispiace? >> lei mi guardò <<Certo>> disse e riattaccò.
Quando Giulia mi guardò sapevo di avere gli occhi lucidi. Sentire la sua voce mi aveva scossa più di quanto pensassi. Non ci sentivamo da un giorno ma mi mancava come se non ci sentissimo da mesi. Ma come aveva detto Giulia quando prendo una decisione difficilmente cambio idea. Le ragazze mi abbracciarono e non riuscì a fermare qualche lacrima che scappò al mio controllo. Mi dissero che avrei dovuto parlare con lui per dargli modo di spiegarsi, avevano sentito la voce disperata al telefono, ma non me la sentivo non dopo quello che aveva fatto. Sapevo che dovevo parlare con lui, chiedere spiegazioni, ma in quel momento non ce la facevo. Dopo cena andammo al nostro solito pub, avevo bisogno di bere qualcosa e soprattutto avevo bisogno di non pensare a tutta quella situazione. Cominciammo con il nostro cocktail preferito, poi provammo diversi shottini brindando ogni volta ad una cosa diversa. Dopo il terzo ero già un po' brilla perché non avevo mangiato molto a cena. Le ragazze erano preoccupate lo leggevo nei loro volti, ma avevo bisogno di bere e poi avevo già chiamato mia madre per dirle che avrei dormito da Cloe quella sera. Mentre bevevamo il quarto qualcuno mi abbracciò da dietro, per un attimo ebbi il timore che fosse Dario, ma quando mi girai e vidi il mio amico Paolo un sorriso mi spuntò sul viso. Lo abbracciai forte e gli diedi un bacio sulla guancia lasciando il segno del rossetto. Non appena me ne accorsi cominciai a ridere e a tentare di pulirlo, ma lui mi bloccò la mano sul suo viso e guardandomi negli occhi: <<Tranquilla Saretta, non preoccuparti, anzi dovrei ringraziarti, così non si avvicinerà nessuna di quelle ragazze appiccicose questa sera.>> Lo guardai e risi.
<<Lieta di esserti stata utile allora>> e gli strizzai l'occhio.
Nel frattempo nel locale il dj attaccò con la musica disco e molte persone si avviarono verso la pista da ballo. Guardai le ragazze che parlavano tra loro ma mi lanciavano degli sguardi strani. Mi allontanai da Paolo <<Scusami un attimo>> Andai da Cloe e Giulia <<Ragazze tutto bene? Pronte per il prossimo giro? O prima andiamo a scatenarci in pista?>> dissi con un sorriso.
<<Meglio evitare di bere ancora, non credi?>> la guardai stranita <<Perché?>> vidi Cloe irritata <<Non hai bevuto abbastanza?>>sbuffai <<Sono ancora lucida quindi credo proprio di no Cloe>> Alzai gli occhi al cielo. In quel momento intervenne Giulia <<Sara ha ragione Cloe non è meglio che non bevi più?>> Mi stavano irritando così le guardai male <<Se voi non volete bere più bene, ma io continuo, tanto so fino a che punto posso bere lo sapete. Questa sera voglio solo essere un po' più brilla del solito per non pensare a niente. Vi prego.>> Le implorai.
Si guardarono e quando si girarono acconsentirono. <<Ok, va bene, ma non esagerare va bene?>> le abbracciai <<Promesso>> sul mio viso si allargò un sorriso a trentadue denti e diedi loro due baci.
Tornai al bancone con loro al seguito, ordinammo altri tre shot che però Paolo si offrì di pagare. Lo ringraziammo e ci dirigemmo verso la pista da ballo. Cominciammo a ballare, come al solito l'alcol mi rendeva più disinibita e riuscivamo ad attirare l'attenzione dei ragazzi che erano intorno a noi. Ballai con Cloe e Giulia, ma anche con Paolo che si era unito a noi. A differenza di tutti gli altri ragazzi che conoscevo, con Paolo riuscivo a ballare come se stessi ballando con una delle mie amiche, era sempre stato così fin dall'inizio della nostra amicizia; non c'era imbarazzo, non c'era malizia, tutto era iniziato perché volevo che i ragazzi mi stessero lontani mentre ballavo e lo stesso valeva per lui. Eravamo una coppia perfetta, pronti a spalleggiarci in qualsiasi situazione ci trovassimo. Rimasi piacevolmente sorpresa, nonostante erano passati mesi dall'ultima volta che avevamo ballato insieme, la nostra sintonia non era cambiata. Era cambiato in quei mesi, era più magro e più muscoloso, era anche diventato più bravo nel ballare, i suoi movimenti erano più fluidi dell'ultima volta. Lo guardai sorpresa e compiaciuta. Lui rise della mia espressione sorpresa, si avvicinò al mio orecchio per farsi sentire e disse: <<Sorpresa? Ho fatto un po' di pratica in questi mesi>> Mi disse ammiccando.
A quelle parole non so perché mi sentì un po' gelosa per tutte le ragazze con cui fece pratica.
Lui se ne accorse e mi rassicurò <<Tranquilla nessuna è mai stata brava come te e soprattutto nessuna ti ha mai sostituita>>. Lo guardai sorpresa da quella confessione, un timido sorriso mi spuntò sul viso e continuammo a ballare sempre più vicini. Ridevo e mi divertivo, come sempre ballare mi rendeva libera da qualunque preoccupazione avessi e non pensai più a tutto ciò che era successo la sera precedente fino a quando non incrociai il suo sguardo in mezzo alla folla. Mi bloccai incatenata a quegli occhi di ghiaccio, era fermo immobile che mi fulminava con lo sguardo. Ma poi lo vidi avvicinarsi sempre più e mi resi conto di stare indietreggiando solo quando andai a sbattere contro Paolo. Stava per chiedermi se stavo bene quando qualcuno mi afferrò per il braccio e mi trascinò via. Paolo cercò di avvicinarsi, ma le ragazze gli dissero che era tutto apposto e che avremmo dovuto parlare. Le avrei uccise questa volta seriamente, non come la prima volta che avevano usato questa tecnica per farmi rimanere sola con Dario.
Fui trascinata fuori dal locale e portata in un angolo appartato. <<Che diavolo stavi facendo?>> Mi urlò contro. <<Stavo ballando fino a quando non mi trascinata via>> dissi con freddezza. Mi stava fulminando con lo sguardo <<No, ti stavi strusciando su quello, non stavi semplicemente ballando>> Lo guardai in cagnesco. <<Sono fatti miei come ballo e con chi, non certo tuoi, almeno non più, hai capito?>> Mi guardò come se fossi pazza. <<Cosa vorresti dire?>> Ero ancora arrabbiata <<Quello che hai sentito Dario, torna dalla tua amica e per favore lasciami in pace, c'è un motivo per cui non ho risposto alle chiamate che mi hai fatto e cioè che non voglio parlarti>> cercò di avvicinarsi <<Non dire così, lasciami spiegare ti prego, lo so che sei arrabbiata, ma lascia che ti spieghi.>> lo tenni a distanza <<Non devi spiegarmi nulla, hai fatto la tua scelta ieri sera, non devi darmi spiegazioni. Adesso se vuoi scusarmi devo tornare dalle altre che mi stanno aspettando>>. Gli passai accanto senza nemmeno guardarlo <<Aspetta!>> urlò. <<Aspetta ti prego, io ti amo!>> A quelle parole rimasi immobile. Non riuscivo a credere che mi stesse dicendo quelle parole che speravo di sentirgli dire un giorno proprio in quel momento. Anch'io lo amavo lo sapevo, ma non credevo che lui lo pensasse davvero, era solo una tattica per farmi rimanere mi dissi. Dopo qualche secondo lo guardai un ultima volta e ricominciai a camminare. Tornai dalle ragazze e lo lasciai lì da solo, senza guardarmi indietro.

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L'estate che cambiò la mia vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora