CAPITOLO 19

534 25 4
                                    


Sarebbero passati altre tre mesi prima di ripoter incontrare Dario. Facevo già il conto alla rovescia. Anche questa volta sarei rimasta pochissimi giorni, avevo lezione e non potevo mancare. Io e Dario ci sentivamo in qualsiasi momento della giornata e ci vedevamo su Skype più frequentemente di quanto non avessimo fatto nei mesi precedenti. Continuavo ad uscire con i miei colleghi e questo era motivo di discussione continua con Dario.
Non mi impediva certo di andare, ma ogni volta che uscivo l'indomani c'erano dei problemi. Non sapevo più che fare. Dopo la meravigliosa notte che avevamo passato insieme, credevo avesse capito che lui era il mio tutto. Esisteva solo lui anche se eravamo così distanti. Per fortuna i giorni, le settimane e infine i mesi passarono in fretta, tra alti e bassi ce la stavamo facendo. Lo amavo e avrei fatto qualunque cosa per lui.
Qualche settimana prima della mia partenza durante una lezione la professoressa ci annunciò che proprio il giorno in cui sarei dovuta partire ci sarebbe stato un esame obbligatorio. Non appena assimilai la notizia mi crollò il mondo addosso. Questo significava che non sarei potuta partire e non avrei rivisto Dario fino alle vacanze estive. Non respiravo, uscii dall'aula e Clara venne insieme a me, cercò di farmi calmare ma sapeva che ero nel panico, aveva ascoltato tutte le liti che avevo avuto e sapeva quanto mi mancassero la mia famiglia e Dario. Lo avevo visto un po' distante nelle ultime settimane, sapevo che la lontananza gli pesava e che aveva bisogno di vedermi e non sapevo come avrebbe preso la notizia che non sarei tornata per le vacanze. Feci un respiro profondo e pensai che ce l'avremmo fatta, o almeno lo sperai.
Quella sera lo chiamai, avevo già avvertito i miei non erano molto contenti, ma capivano che non ne sarebbe valsa la pena di scendere per soli due giorni. <<Amore>> Era allegro ogni volta che parlavamo. <<Ehi. Che fai?>> ero nervosa, non sapevo come affrontare la questione. <<Nulla sono da Nick che giochiamo alla play tu?>> Sentii in sottofondo Nick che mi salutava. <<Ciao Sara!>> <<Ti saluta Nick>> Risi <<Ho sentito...Salutamelo. Comunque nulla ho appena finito di studiare.>>
<<Che hai fatto oggi? Come è andata lezione?>> Mi irrigidii. Dovevo dirglielo, ma non so se ne avevo il coraggio. Rimasi in silenzio un po' troppo a lungo. <<Sara ci sei? Tutto bene?>>
Mi schiarii la voce. <<Si, si scusa. Tutto bene, la lezione un po' noiosa come al solito...Oggi la professoressa ci ha detto una cosa...>> Lasciai la frase in sospeso. <<Cosa?>> presi un respiro profondo e infine parlai <<Ci ha informato che farà un esame il 23>> Calò il silenzio. Aveva già capito lo sapevo. <<Ma tu non parti il 23?>> sospirai <<Si>>
<<E quindi come farai?>> Lo disse come se non volesse sentire la risposta. <<Farò l'esame>> Ancora silenzio. <<Che cosa vorrebbe dire?>> il suo tono era duro <<Che non scenderò per le vacanze pasquali>> Dissi con un sussurro. <<Come non scenderai? Che significa? Non puoi scendere comunque non appena finisci l'esame?>> Mi fece una raffica di domande. Sentivo la sua voce allarmata e non sapevo come fare a calmarlo. Il suo incubo si era avverato, avremmo dovuto aspettare altri quattro mesi prima di rivederci. <<Non scendo perché starei solo due giorni e non mi conviene comprare un altro biglietto aereo. I prezzi sono arrivati alle stelle. Mi spiace>> Avevo le guance rigate dalle lacrime. Tirai su con il naso e le asciugai. Dario era rimasto in silenzio, non sapevo cosa significasse. So che stava male, ma non sapevo se avrebbe capito la situazione.
<<Capisco>> disse alla fine. Poi con un tono freddo aggiunse <<Adesso devo chiudere ci sentiamo dopo>> e riattaccò senza che riuscissi a rispondere. Guardai il telefono e scoppiai a piangere. Era da un po' di tempo che non piangevo così. Dario non si fece più sentire quella sera, il mio cuore era a pezzi. Chiamai Giulia per raccontarle cosa era successo, anche lei era dispiaciuta e triste, ma mi disse che Dario mi avrebbe richiamata aveva bisogno solo di tempo per digerire la notizia. Sperai che avesse ragione.
Nei giorni seguenti non sentii Dario, il mio cuore si spezzava ogni giorno di più. Avevo provato a chiamarlo, ma non mi aveva risposto. Ero a pezzi.
Una sera dopo aver fatto la doccia sentii squillare il telefono lo presi e rimasi senza fiato. Era lui. Ero contenta e arrabbiata contemporaneamente. Sapevo che era ferito, ma anch'io stavo male. <<Pronto>> quando rispose il tono era titubante <<Ehi>> disse timidamente. Forse si aspettava una sfuriata. <<Come stai?>> sospirai <<Bene. Tu?>> sentiva che ero fredda <<Mi dispiace Sara. Sono stato uno stronzo. Scusa se non ti ho chiamata in questi giorni, ma quando mi hai detto che non saresti venuta mi è crollato il mondo addosso. Non vedevo l'ora di vederti e sarebbe successo la prossima settimana finalmente e invece adesso devo aspettare altri quattro mesi.>> disse frustrato. <<Sai che ti amo. Spero tu possa perdonarmi>>
Piangevo, anche lui mi era mancato e sapevo anche che era ferito, ma mi aveva fatto stare male non chiamandomi o non rispondendo alle mie chiamate. <<Ti prego non piangere. Non sopporto di sapere che è colpa mia>> presi un respiro per calmarmi <<Tranquillo, è tutto apposto>> tirai su con il naso <<Mi hai fatto male. Capisco che ci sei rimasto male che non posso più partire, ma invece di starmi accanto e capirmi ti sei chiuso a riccio, allontanandomi>>
<<Lo so scusami.>> Fece un sospiro. <<Ti amo>> sentire quelle parole mi sciolse <<Anch'io>> Nonostante ero stata male lo amavo e non potevo farci nulla.
<<Spero passino in fretta questi mesi, non vedo l'ora di abbracciarti>> disse con voce spezzata.
<<Anch'io amore>> Dopo aver parlato di cosa avessimo fatto entrambi nei giorni precedenti riattaccammo. Sembrava che tutto fosse tornato come sempre, ma non ne ero molto convinta. Sentivo che ero ancora arrabbiata con lui e sperai di riuscire a superarla il prima possibile. Non avevamo bisogno di dubbi in quel momento, ma di essere forti e di amarci, anche se ci saremmo visti tra alcuni mesi.

********
I mesi successivi furono un caos. Tra le lezioni e lo studio non avevo un minuto libero. Io e Dario ci sentivamo, ma non più spesso come prima. Ogni volta che parlavamo discutevamo per una cosa o per un'altra e questa situazione cominciava a pesarmi. Cloe e Giulia continuavano a dirmi che era normale data la distanza e che tutto si sarebbe risolto. Non sapevo più se quella fosse la verità. Ero stressata e avrei voluto che la storia con Dario fosse un pensiero positivo e non causa ulteriore di stress.
In una delle nostre tante discussioni, mi stava accusando di non stargli vicina abbastanza, che non me ne importava nulla di lui e della nostra storia, che non ci sentivamo più spesso come prima perché dicevo che non avevo mai tempo, ma che avevo tutto il tempo di uscire e divertirmi con i miei colleghi. Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Non riuscivo a credere alle mie orecchie. M stava accusando di preferire passare il tempo con i miei colleghi che stare con lui. Non ci vidi più dalla rabbia. Gli urlai contro e sfogai su di lui tutta la rabbia e lo stress accumulato in quelle settimane. Magari avevo esagerato, ma non riuscivo più a stare zitta, ero scoppiata come un palloncino con troppa aria. Dopo essermi sfogata e lo stesso fece lui gli chiusi il telefono in faccia. Ero furibonda, non riuscivo a credere che dopo tutti quei mesi non mi conoscesse ancora. Passai tutta la sera sdraiata a letto a piangere stretta al mio cuscino. Dario non si era più fatto sentire e non sapevo cosa pensare.
Nei giorni successivi sembravo un fantasma, non mangiavo, non andavo a lezione, non sentivo nemmeno Giulia e Cloe e di Dario nemmeno l'ombra. Clara cercò di tirarmi su di morale, mi invitò ad uscire per svagarmi ma non avevo voglia di stare in compagnia di altre persone. Alla fine rinunciò anche lei. Gli unici contatti che avevano erano con i miei genitori ai quali cercai di non far capire nulla di quella situazione. Anche se avessero capito qualcosa non mi fecero domande, sapevano che se volevo che sapessero glielo avrei raccontato io stessa.
Un venerdì mattina mi svegliai come se mi fossi ridestata da un sogno. Come avevo fatto a ridurmi così per un ragazzo? Non mi ero mai fatta mettere i piedi in testa da nessuno, ero sempre stata indipendente. Cosa mi era successo? Decisi che non sarei più stata lì a piangermi addosso. Dovevo riprendermi. Tra qualche giorno avrei avuto un esame e non avevo praticamente studiato, mi dovevo impegnare. Mi alzai, mi vestii e andai in biblioteca, stesi tutto il giorno a studiare. Non so cosa fosse successo quella mattina, ma avevo capito che dovevo reagire. Quando tornai in camera Clara era lì, mi guardava sconcertata. Erano settimane che mi vedeva in pigiama sul letto. <<Come stai?>> mi chiese con cautela <<Bene>> Mi guardò come se le avessi dato della cretina. <<Starò bene>> sorrisi. <<Che fate di bello questa sera? Posso unirmi a voi?>> Clara continuava a guardarmi con gli occhi aperti. << Si, lo so in queste settimane sono stata intrattabile, scusa, ma adesso ho capito che devo reagire. Che se con Dario è finita vuol dire che non era destino. E poi chi se ne frega di lui>> dissi l'ultima frase con poca convinzione. Anche Clara se ne accorse, ma vidi nei suoi occhi che era fiera che stessi reagendo.
Mi preparai per la serata, non avremmo fatto nulla si speciale, saremmo andati in un pub con gli altri. Ero stanca di stare chiusa in camera con il pigiama, quindi quella sera decisi di farmi carina. Lisciai i capelli, mi truccai, e indossai jeans attillati, maglioncino nero con lo scollo a V che risaltava il mio seno e stivaletti neri. Mi guardai allo specchio. In quelle settimane ero dimagrita e i jeans mi stavano perfettamente. Tutte le curve erano al loro posto, per un momento pensai a cosa avesse detto Dario vedendomi vestita così, ma scacciai quel pensiero. Non mi aveva più cercata dopo la nostra discussione, avevo provato a chiamarlo ma non ne avevo avuto il coraggio, poi quando mi ero decisa a fare un tentativo, avevo visto su Facebook delle foto di lui in discoteca tutto sorridente abbracciato a delle ragazze, pensai che alla fine non ero così importante per lui come mi aveva fatto credere. Cercai di non pensarci e a godermi la serata.
Non appena anche Clara fu pronta ci avviammo al pub. Lì c'erano tutti i nostri colleghi li salutai, ma solo dopo averli salutati mi accorsi che c'era qualcuno che non conoscevo. Un ragazzo alto capelli scuri e occhi scuri come le tenebre mi si parò davanti. <<Ciao, io sono Alex>> e mi porse la mano. La strinsi e sentii un brivido. I suoi occhi erano penetranti. <<Piacere Sara>> dissi alla fine. Mi sedetti accanto a Clara e alle altre ragazze. <<Chi è?>> chiesi a Clara sottovoce.
<<Chi?>> Indicai con un cenno in direzione di Alex. <<Alex? E' un amico di Luca. Starà qui altri tre mesi se non sbaglio. E ogni tanto esce con noi>>.
Ascoltavo quello che diceva Clara con attenzione, ma il mio sguardo non si era spostato da Alex che chiacchierava e rideva con Luca e gli altri ragazzi. Non mi erano mai piaciuti i ragazzi mori, ma in lui c'era un non so che. Cercai di non guardarlo e continuai a chiacchierare con le ragazze. Ogni tanto mi giravo e lo sorprendevo a guardarmi e mi sorrideva. Io mi rigiravo imbarazzata. Quando il dj invitò tutti ad unirsi alla pista da ballo io, Clara e le altre ragazze ci buttammo in pista. Come mi succedeva tutte le volte che ballavo esclusi tutto ciò che era intorno a me e mi concentrai sulla musica e cominciai a muovermi a ritmo. Non so come ci riuscissi, ma riuscivo a muovere il mio corpo in sincronia con la musica, se aumentava o diminuiva il ritmo riuscivo a rimanere a tempo. Mi piaceva proprio sentire la musica che pompa dalle casse e la musica ti entra dentro e percorre tutto il tuo corpo. Non potevo credere di aver perso tutto quel tempo a non uscire e a farmi scappare la possibilità di sentirmi libera e rilassata. Dopo un po' andai al tavolo per bere un po' d'acqua. Vidi che Alex era ancora seduto, ma era da solo. <<Non balli?>> gli chiesi. Scrollò le spalle <<Non fa per me.>> Sorrise imbarazzato. <<Come mai?>> Non riuscivo a capire tutte le persone che non amassero ballare. Capivo che chi non riusciva poteva essere un po' in imbarazzo, ma nessuno dentro una discoteca è un ballerino e io lo sapevo bene. Non ero una ballerina, ma sentivo il ritmo e lo interpretavo a modo mio. Non mi importava di ciò che pensassero gli altri quando lo facevo, mi piaceva e mi sentivo libera. <<Non so ballare>> mi confessò. <<E che problema c'è? Nessuno qui dentro sa ballare, ma tutti si divertono, compresa me>> gli sorrisi <<Veramente a me sembra che tu ti sappia muovere benissimo>> Arrossii. Allora mi stava guardando. Mi sedetti accanto a lui. <<Non dire stupidaggini, io cerco solo di sentire il ritmo della musica non sono una gran ballerina>> gli colpì la spalla con fare affettuoso <<Da come ti guardavano tutti gli uomini che ci sono qui dentro non direi proprio, ma se ne sei convinta tu>>
Cercai di cambiare argomento. <<Allora cosa ti porta qui?>> capì che volevo sviare l'argomento e mi assecondò <<Lavoro, ho trovato lavoro in una fabbrica. Starò qui ancora tre mesi, poi vedrò se mi rinnoveranno il contratto oppure no>> mentre parlava lo osservavo <<Capito. Ti piace la città?>> non so perché ma volevo sapere cosa pensasse <<Si abbastanza e poi per fortuna c'è Luca, non so come avrei fatto senza di lui. Tu, invece, è la prima volta che ti vedo. Sei qui da poco?>> Non sapevo che dire, mi avrebbe presa per una cretina che è stata chiusa in camera per settimane a piangere per un ragazzo mentre lui si divertiva. <<No, sono la coinquilina di Clara, effettivamente è un po' che non uscivo, ho avuto altro per la testa>>
Aveva capito che non volevo parlarne e cambiò argomento.
<<Cosa studi?>> mi chiese <<Servizio sociale.>> alzò gli occhi al cielo <<Mmmh, un'altra assistente sociale.>> mi accigliai <<Che vorresti dire?>> Lo guardai un po' male. Alzò le mani in segno di resa <<No, nulla è che qui tutti vogliono fare gli assistenti sociali>>rise. <<Beh siamo tutti colleghi, quindi difficilmente troverai qualcuno che faccia altro>> risi anch'io. <<Ti va di ballare?>> Quella domanda mi sorprese. <<Ma non hai appena detto che non balli?>> mi sorrise compiaciuto <<Beh qualcuno mi ha appena fatto un discorso sulla danza, quindi vorrei provare. Ti va?>> sorrisi anch'io <<D'accordo>> e ci avviammo alla pista da ballo. Risi per come si muoveva Alex, effettivamente era rigido come un pezzo di legno, non come Dario lui sì che sapeva ballare, basta! Non dovevo pensare a lui. Mi concentrai sul mio partner di danza e cercammo di ballare. Risi un sacco quella sera e ci facemmo un mucchio di fotografie, così avrei potuto conservarne il ricordo. A fine serata ringraziai Alex della compagnia e tornai a casa con Clara.
Nei week-end successivi conobbi meglio Alex, era un bravissimo ragazzo, bello e simpatico, ma anche se tra noi inizialmente era scattato qualcosa, la mia mente era altrove. Ebbi la conferma che tra noi non sarebbe mai successo nulla quando mi baciò sulla pista da ballo. Fu un bacio dolce, mi faceva stare bene, ma non sentivo i brividi che mi venivano quando baciavo Dario. Ormai non lo sentivo da tre mesi, il solo pensare a lui mi faceva venire le lacrime agli occhi, perché nonostante tutto lo amavo ancora.

L'estate che cambiò la mia vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora