Il colloquio

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L'ispettore se ne stava lì con lo sguardo fisso su Sheila,mentre lei a sua volta osservava in silenzio  il foglio che le era stato appena messo sotto gli occhi.

Si sentiva sconcertata,ma cercava di non darlo a vedere, tentando di concentrarsi su quei due referti,uno redatto da lei e l'altro dal medico del pronto soccorso che aveva curato la vittima della rapina.

Spostava lo sguardo dall'uno all'altro senza trovarvi differenze e più il tempo passava,più si sentiva attanagliare dall'ansia,non vi trovava errori ,differenze o inesattezze,eppure qualcosa di anomalo c'era,altrimenti De Grandi non glielo avrebbe anticipato.

Lui continuava ad essere immobile, con gli occhi di ghiaccio,che non tradivano alcuna emozione, alcun pensiero, non si udiva neppure il suo respiro, tutto era avvolto nel silenzio  e questo aumentava l'ansia della dottoressa,che si sentiva assurdamente in trappola.

Alla fine, dopo aver riletto tutto per la terza volta,capì.Capì  di aver commesso un errore nella trascrizione del suo referto"...si rileva ferita lacerocontusa  a livello dello zigomo destro..." mentre nel referto di pronto soccorso si leggeva "...il paziente presenta ferita lacerocontusa sullo zigomo sinistro" e questo ai fini delle indagini era molto importante,perchè dalla descrizione della ferita si può risalire alla dinamica dell'accaduto ed anche a particolarità dell'aggressore, come se fosse mancino o meno...

Sheila chiuse gli occhi, deglutì a vuoto, annaspò un po' in cerca di qualcosa da dire,mentre Alfonso continuava ad essere più simile ad una statua che ad un essere umano.

Alla fine  riuscì a parlare: "è stato un errore di trascrizione,non so come possa essere accaduto, perchè rileggo sempre più volte i miei referti  prima di firmarli e di metterli a disposizione dell'autorità giudiziaria, inoltre ho allegato delle foto che mostrano chiaramente dove fosse localizzata la ferita..."

L'ispettore la guardò accennando  un sorrisetto quasi sarcastico,come a dire : cosa  credi che non ci abbia pensato?" e  a quel punto.con la stessa mossa che avrebbe fatto un esperto giocatore di carte consapevole di buttare sul tavolo quella vincente, aprì la busta dove avrebbero dovuto esserci le foto della vittima, facendo cadere il contenuto sulla scrivania, ma con orrore Sheila si rese conto che erano foto  relative ad un altro caso, si vedeva molto chiaramente il volto tumefatto di una donna e non certo di un uomo.

L'ispettore  sorrise di nuovo,ma ben presto quel sorriso si spense ed il suo volto assunse un atteggiamento distaccato ,freddo,quasi irritato.

"Dottoressa,ha una spiegazione anche per quese foto? "

"No,non ce l'ho,o meglio, non ho messo io queste foto in quella busta,di questo ne sono sicura".

L'uomo si sporse un po' verso di lei  appoggiandosi  sul ripiano della scrivania, in un gesto che poteva sembrare quasi familiare,confidenziale, ma  ad una più attenta osservazione  aveva tutta l'aria di volerla intimorire.

Sheila pensava disperatamente a cosa potesse essere accaduto, chi avesse potuto fare una tal confusione, perchè lei, ne era sicura, non era  stata. Passi l'errore "destra/sinistra",che talvolta può accadere,ma mettere delle foto di un caso nella busta di un altro no,non le era mai capitato ed era consapevole di non averlo fatto.

Nel mezzo di tali pensieri c'era anche un altro pensiero  che le  serpeggiava in testa,il perchè dell'atteggiamento di Alfonso; fino a poco prima era stato cortese,  ora invece  sembrava volerla mettere in difficoltà, aveva perso quella nota gentile del comportamento che tanto le era piaciuta,  mostrando il lato accusatore, come se lei fosse una criminale e lui stesse sottoponendola  ad un interrogatorio.

"E chi le avrebbe messe,secondo lei?" Le chiese senza ombra di accondiscendenza.

"Non lo so,Ispettore,non ne ho idea,ma qualcuno sta mettendomi i bastoni tra le ruote".

L'uomo tornò nella posizione solita, seduto nella propria poltrona con le spalle ben appoggiate allo schienale, erette e le mani sul tavolo di legno lucido, l'una accanto all'altra.

Gesticolava poco, questo denotava un certo autocontrollo,forse pose e movimenti studiati per non lasciar trapelare il suo stato d'animo durante il lavoro.

"Pensa che questo scambio di foto sia opera della stessa persona che la perseguita?" le chiese a bruciapelo.

Sheila ebbe un piccolo sobbalzo, aveva quasi archiviato la storia che l'aveva condotta,mesi prima a sporgere denuncia  nei confronti di ignoti per  fatti strani e spiacevoli che le erano capitati,evidentemente De Grandi non aveva dimenticato,questo le infuse un po' di coraggio, probabilmente l'ispettore si stava facendo trasportare dal proprio ruolo e non aveva nessuna  volontà di farla senitre  in errore.Forse.

"Non so neppure questo,ho le idee confuse al riguardo".asserì  guardandolo negli occhi .

"Mi scusi,forse sono stato troppo brusco nel porle le domande,ma..."

"non si preoccupi" si affrettò a dire lei,dissimulando  quello che aveva provato fino ad allora.

"Sheila?" Il sentirsi chiamare per nome le fece un certo effetto e la sorprese,ma rispose un "si" con voce calma,che non tradiva l'emozione,mentre dentro di sè un vortice di emozioni si stava scatenando, provocandole uno stato di agitazione non indifferente.

"Mi perdoni per questo colloquio,ora la lascio andare ,ci sentiremo a breve, andrò avanti con le indagini sul caso che la riguarda e aspetterò una sua nuova relazione sull'aggressione, questa qui la conservo io, potrà servirci."

Detto questo  si alzò in piedi,aspettò che lei facesse altrettanto e l'accompagnò fino alla porta.

"Arrivederci dottoressa" le sussurrò  prima di tornare indietro.



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