Ritorno a casa

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DUE ANNI DOPO

Quello era un giorno importante per Naruto, un giorno che aspettava da tempo. In passato lo aveva immaginato così tante volte che adesso gli sembrava quasi surreale che stesse per diventare realtà. Era in aeroporto, trepidante, mentre aspettava di salire sul suo aereo che l'avrebbe riportato a casa.

Gli sudavano le mani e da tutta la mattina il cuore palpitava più velocemente. Sicuramente il fatto di dover rivedere Sasuke, la sua famiglia e i suoi amici non aiutava il suo stato di euforia e agitazione, ma in realtà il motivo del suo umore era un altro. Il suo libro, quello che lo aveva tenuto un anno in più lontano dal suo paese, lontano da Sasuke, sarebbe uscito quel giorno.

Ed  a Naruto non importava se nessuno l'avesse comprato o letto, o di un eventuale fallimento. A Naruto importava tornare a casa dal suo ragazzo, con aria trionfante e soddisfatta, e mostrargli il suo lavoro. Voleva dimostrargli che i loro sacrifici non erano stati del tutto vani, voleva renderlo fiero e orgoglioso. Salì sull'aereo agitato e spense il cellulare, ignorando le chiamate dell'editore.

Non gli importava sapere come stesse andando, non gli importava niente. Voleva solo tornare a casa e far leggere i libro a Sasuke, solo a lui. 

Il viaggio fu tranquillo ma lungo, troppo lungo per i suoi gusti. Gli tremavano le gambe e le mani litigavano tra di loro, non riusciva più a stare fermo, voleva scendere e correre.
 

Una volta in Giappone, non c'era nessuno ad attenderlo perché nessuno sapeva del suo arrivo. Ma quasi si pentì di non aver avvisato almeno i suoi genitori, almeno avrebbe potuto salutarli. 

Era sera,ormai, e ci avrebbe messo un po' per arrivare da Sasuke, nella sua casa che aveva comprato per stare tranquillo e vivere da solo. Quando il moro gli aveva dato la notizia era stato molto felice per lui ma, allo stesso tempo, non poté evitare quel magone alla gola per non esserci stato in quell'occasione. Gli sarebbe piaciuto poter scegliere la casa insieme a lui, fare il trasloco e vederlo stressato, con quel cipiglio sempre presente nel suo sguardo che lo faceva completamente impazzire.

Sospirò, entrando nel primo taxi disponibile e dicendo con voce un po' stanca l'indirizzo. Si rilassò sul sedile, guardando le luci della città che scorrevano fuori dal finestrino. Non metteva piede in Giappone da due anni e gli era mancata terribilmente. Probabilmente, durante il tragitto, si assopì facendo riposare un po' gli occhi, perché arrivato a destinazione, fu il tassista a risvegliarlo. Ringraziò velocemente, mentre prendeva l'unico bagaglio che aveva con sé in quel momento.

Si guardò a torno, cercando di capire dove doveva andare visto che c'erano una serie di palazzi l'uno accanto all'altro. Si illuminò quando vide un cancello verde che portava in un parco. Ricordava vagamente Sasuke accennargli di quanto avesse insistito tanto per avere una casa che non affacciava sul caos della strada. Entrò trionfante, trovandolo aperto, ma si corrucciò vedendo una serie di villette. Si stava facendo sempre più buio e le luci non aiutavano un granché. Provò a leggere i nomi sulle casette della posta poste fuori e dovette superare un paio di villette prima di trovare quella desiderata. Fece un bel respiro ad occhi chiusi, cercando di diminuire i battiti del cuore che erano improvvisamente aumentati. Bussò mordendosi un labbro e trattenendo l'agitazione e anche le lacrime. 

-chi è?

Sentì rispondere una voce femminile. Iniziò a pensare di aver sbagliato casa, eppure c'era scritto Uchiha. 

-ehm sì, c'è Sasuke?

Provò a chiedere incerto.

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