1.

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I cinque minuti seguenti furono di puro terrore.

Gente che correva da tutte le parti, bambini che andavano a rifugiarsi nelle case, animali impazziti.

Io invece, ero come bloccato.

Bloccato sotto la pioggia di sangue che continuava a bagnare la mia pelle e i miei vestiti.

Mi guardai attorno e li vidi arrivare, uno ad uno.

Erano a decine, centinaia.

E terribilmente veloci.

Non si poteva sfuggire. 

Mi risvegliai da quella sorta di trance nel quale ero caduto e corsi dietro ad un palazzo, con la speranza di non essere visto.

Ansimai, poggiandomi al muro.

'E ora che faccio?' mi domandai.

Non potevo mica starmene lì e aspettare chissà quanto tempo, prima che finisse tutto.

E poi sarei stato comunque trovato, e avrei fatto parte di quella povera gente massacrata.

Girai lo sguardo, in cerca di qualcosa con cui difendermi e vidi la scala antincendio.

Salii fino al primo piano e guardai all'interno.

C'era una famiglia chiusa lì dentro, impaurita.

Mi osservarono tutti, con gli occhi spalancati dal terrore, e decisi di passare al piano superiore.

Non c'era nessuno.

Strinsi la mia mano in un pugno.

Presi un sospiro e chiusi gli occhi, per poi spaccare il vetro.

Gemetti osservando la mano sporca del mio stesso sangue, e feci per entrare dentro.

"Sorpresa" disse una voce alle mie spalle.

Sussultai e mi girai lentamente, deglutendo.

Mossi lentamente il braccio e presi in mano un pezzo di vetro.

Una ragazza.

Dimostrava la mia età, ma sicuramente aveva qualcosa come un secolo in più di me.

I canini spuntavano fuori dalle gengive, e il sangue colava sul mento, il collo, fino ad arrivare al petto.

"Avresti dovuto fare più attenzione, sai? Siamo vampiri, sentiamo l'odore del sangue, tesoro" disse con voce suadente.

Avevo paura. Ma dovevo difendermi.

'Coraggio, puoi farcela'

Con uno scatto veloce alzai il mio braccio e affondai il vetro nel petto della ragazza.

Non doveva aspettarselo, data la sua espressione sorpresa, rivolta in basso.

Ma poi vidi un ghigno aprirsi sul suo viso.

Alzò lo sguardo su di me.

"Ma davvero? Fai sul serio?"

Arretrai.

'Il legno Jimin, è il legno che li uccide. Stupido stupido stupido' mi insultai.

"Pensavo che dopo tutti questi anni...aveste capito un po' di più su di noi...forse mi sbagliavo"

La guardai.

"Non avresti dovuto farlo" bisbigliò.

Mi spinse contro l'inferriata, persi l'equilibrio e cademmo di sotto.

𝔅𝔩𝔬𝔬𝔡𝔶𝔪𝔬𝔬𝔫 𝔗𝔬𝔴𝔫 [𝔪.𝔶𝔤+𝔭.𝔧𝔪]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora