C'era un caldo soffocante, e le centinaia di persone che la circonadavano non aiutavano affatto. Certo un po' era anche colpa sua, uscire alle quattro di pomeriggio nel primo giorno di vacanze estive non era stata proprio una buona idea, ma era stata sopraffatta dalla noia. Quella mattina,Isabel, si era svegliata tardi ed era uscita dalla camera solo per far colazione e lavarsi. A tavola, sua madre le aveva fatto notare che non poteva passare tutta la giornata in camera e, anche se un po' sbuffando, Isabel dovette ammettere che sua madre avesse ragione, così si era costretta a uscire. Non riusciva quasi più neanche a camminare in quella città. La sua solita scusa per quando sua mamma le chiedeva come mai non usciva era che fosse claustrofobica. Il che era vero, ma Isabel sapeva benissimo che non era quella la vera ragione. Tutte quelle strade erano piene di ricordi, ricordi che Isabel voleva dimenticare. Così si ritrovò a correre verso il suo posto preferito, ľ unico posto che non aveva mai condiviso con nessuno . Isabel non sapeva che cosa la attirava particolarmente a quel parco, ma ormai era il suo rifugio.C'era un magnifico silenzio, così diverso dal solito caos della città. Non vi erano molte persone, alcuni bambini che giocavano poco distante con le mamme sedute lì vicino a osservarli con occhio attento; alcuni ragazzi che facevano jogging e gente che semplicemente camminava, chi velocemente, probabilmente in ritardo per qualcosa, chi invece lentamente, che,forse,come lei, erano venuti lì per staccare la spina . A Isabel piaceva osservare le persone; da piccola,quando era particolarmente annoiata, se sedeva sul davanzale e osservava. Alľ inizio immaginava delle storie, dopo si limitò ad osservare e crescendo era diventata sempre più brava e quella era diventata quasi un abitudine. Pensò che a Aghata ,il parco sarebbe sucuramente piaciuto, lo avrebbe ritratto in uno dei suoi dipinti ; poi pensò a Damian,probabilmente lui invece avrebbe criticato tutto quel silenzo e le avrebbe strappato una risata con le sue battute stupide. Infine Isabel pensò a Melissa. La Melissa che conosceva si sarebbe seduta difianco a lei,sulla panchina, e sarebbe stata in silenzio, non un silenzio scomodo e imbarazzato ricco di tensione,no, sarebbe stato quel silenzio pieno di tutte le parole che ognuno avrebbe voluto sentire. Ora invece era circondata da piccoli rumori,rumori che non facevano altro che sottolineare la mancanza di quella voci, del rumore del pannello di Aghata sulla tela, delle risate di Damian e del braccio di Melissa sulle sue spalle.
Poi Isabel si alzò di scatto, troppo a disagio per rimanere seduta e pentita di essere scivolata di nuovo nel filone dei ricordi tornò a casa.
Seduta sul letto continuava a fissare il muro, ma al contempo non avrebbe voluto farlo. Non riusciva a sopportare la vista di quelle foto, di quei sorrisi. Si alzò di colpo e le strappo tutte a metà, non poteva sopportare che le facce di persone che le aveva o fatto questo stessero appese in camera sua. Poi guardò quel muro vuoto e si accasciò a terra piangendo. Era vero, non poteva smettere di odiare quei sorrisi, ma non riusciva a vedere quel muro vuoto. Voleva continuare a avere la certezza che, almeno in passato, ci fosse stata una lei felice, che almeno allora, non le avessero mentito.
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Concorso Creativo 2018 #CC18
RandomA distanza di due anni torna finalmente il Concorso Creativo! Per partecipare è semplicissimo: 1) Seguitemi per non rischiare di perdere nessun tipo di aggiornamento come le conversazioni 2) Aggiungete questo libro al vostro elenco di lettura/librer...