Le luci rosse incorniciavano il piccolo locale della provincia londinese. Le mura erano impregnate di un forte odore di alcool e coca. All'interno del club Capri si agiravano poche anime buone, potevi scorgere tra la folla che si accomodava ai vari tavoli poche donne e troppi uomini. Uomini che, a parer di Harry, non si meritavano di arrivare alla fine della loro giornata senza un progliettile nel petto. Le donne, d'altro canto, vestivano con abiti fin troppo sconci anche per Il locale più popolare degli ultimi anni. Harry entrò all'interno del club con una camminata sicura, tutti rispettavano il suo bel faccino dopo che, quasi un anno fa, per poco non ferì a morte il losco proprietario Oscar Wind.
Stranamente divennero due grandi amiconi. Nessuno seppe spiegare il nascere della loro amicizia e i clienti abituali del club non parlarono mai di ciò che successe un anno prima in quel locale. Perché, si sapeva, quello che succedeva nel bar Capri rimaneva nel bar Capri. Per Harry le regole erano opzionali, gli piaceva raggirare le donne e mangiare uomini come se fossero stuzzicadenti. L'odore del luogo non gli piaceva, schifava la sua vita e il suo essere. Non aveva più ragione alcuna per vivere, era facile per lui esser crudele. Il mormorio frenetico delle puttane echegiava tra i tavoli e con il suo orecchio sentiva i tintinii dei brindisi degli ubriachi. Solo dopo qualche minuto si sarebbe abituato all'odore del luogo.《 Cosa le porto?》
Disse una cameriera ben poco ordinata con un gomma in bocca, fastidiosa come poche cose. Con il suo pollice fece scattare la penna nella sua mano mentre aspettava una risposta dall'uomo che non aveva riconosciuto. Harry odiava quando le cameriere si rivolgevano nei suoi confronti con toni poco amabili. Allungó una mano e con i suoi polpastrelli prese la coscia della ragazza e la strizzó come una salsiccia.
《 Pensavo che Oscar vi insegnasse il rispetto verso i clienti, ma, a quanto pare, dovrò farlo io 》
Disse Harry rudemente.
La ragazza che dal cartellino capí chiamarsi Dolly aveva gli occhi lucidi, le sue guancie stavano per bagnarsi ma Harry non volle dargli quella soddisfazione. Lasció la sua coscia e si aggiustó il colletto della camicia.
《Stavamo dicendo? 》
La ragazza, impaurita, cercò di riprendersi da quell'attimo d'ansia. Si risistemó la mini gonna e degludí.
《Cosa le posso portare, signore?》
Disse, questa volta, con un tono rispettoso. Si era appena sottomessa a lui ed Harry adorava la sensazione di comando. Si sentiva potente, più del solito.
《 Dell'assenzio, con ghiaccio》
L'attenzione del giovane passò velocemente dalla cameriera alla musica che iniziò a ronzare nell'atmosfera. Il sipario, nero come il buio, del palco in fondo al locale si aprì lentamente e un tango iniziò a suonare. Due gambe lisce, splendenti e aggraziate si mossero lentamente sul palco. Si sentiva il forte rumore dei tacchi sul sottile legno lucido. I movimenti, di una giovane donna, attirarono l'occhio di Harry. Si toccava il corpo e i suoi scuri capelli, ma fu quando, lentamente, socchiuse le sue labbra che il giovane s'incantó inspiegabilmente. Harry ebbe voglia di alzarsi e di sentire l'odore della sua pelle, di succhiare i suoi seni che s'intravedevano da sotto al suo vestitino. Bambina, perché si capiva che lo fosse, più bella di quella non ne aveva mai vista. In quel momento il suo drink fu posizionato sul tavolo ed Harry, mantenendo lo sguardo fisso sulla piccola danzatrice, passò il dito sul bordo freddo del bicchiere.
La voleva, voleva quel corpicino tremante tra le sue mani. Quando Harry voleva qualche cosa, la otteneva.
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