La neve fredda le sferzava il viso arrossandone le gote. Era una fredda giornata del più gelido inverno che si fosse mai visto nel Fernweh. Livia se ne stava lì, sdraiata nella neve davanti casa. Guardava su, verso il cielo, verso quella sconfinata immensità che si prospettava davanti agli occhi di qualunque persona, che sia abitante, turista o solo passante, che avesse il coraggio di staccare gli occhi dalla noiosa monotonia della vita per alzare lo sguardo verso il cielo, mondo dei sogni e dei desideri. Nonostante il freddo che le penetrava fino alle ossa Livia restava ferma immobile, distesa sulla neve. I suoi capelli rosso fuoco spiccavano sul candore del nevischio come rose, il suo cappotto nero era quasi completamente imbiancato da quei piccoli fiocchi di ghiaccio. Livia non sapeva dire da quanto tempo fosse in quella posizione, sapeva solo che si sentiva finalmente bene. Da lì poteva ammirare tutta la bellezza dell'inverno. Sopra di lei nubi grigie come il fumo di un camino facevano scendere quei piccoli fiocchi candidi che, nella loro discesa, sembravano ballerine con i loro tutù bianchi. Amava l'inverno. Le cioccolate bevute davanti al focolare, i pomeriggi passati a leggere mentre fuori scroscia la pioggia o, nel migliori dei casi, tutti i rumori sono annullati dalla discesa silenziosa della neve. Amava l'inverno sin da bambina. Passava intere giornate a giocare e a fare pupazzi a cui dava i nomi più strani che le venissero in mente. Tutto sembrava più bello in inverno. Dalla sua posizione Livia poteva ammirare la bellezza del cielo tagliato in tanti pezzi quanto quelli di un puzzle dai rami degli alberi carichi di neve. D'improvviso la calma e la quiete vennero disturbate da delle accecanti luci rosse e blu e alle sue orecchie arrivarono voci ovattate, come se avesse avuto le orecchie tappate. Qualcuno le sfilò il biglietto che aveva fra le mani ma lei non si mosse perché cercava di tornare a quello stato di tranquillità in cui era immersa. In quel momento desiderò sparire per tornare a essere sola e in pace con se stessa, per poter tornare ad osservare la bellezza dell'inverno. Delle mani iniziarono a scuoterla e lei si irrigidì infastidita. Perché queste persone non la lasciavano stare! In quel momento si sentì come uno di quei tanti fiocchi che la copriva, ammirato finché non cadeva e non veniva calpestato da miriadi di piedi di persone frettolose, che non hanno tempo di stare a guardare una cosa tanto bella e affascinante come la neve. Il qualcuno che le aveva tolto il biglietto di mano si mise a leggerlo ad alta voce, cosa che infastidì molto Livia dato che voleva che fosse letto solo dal destinatario.
"Ciao mamma,
sono arrivati gli esiti degli esami che mi hai fatto fare. Scusa se li ho aperti prima del tuo arrivo ma ero troppo curiosa. Alla fine aveva ragione il dottore. Sono malata. I fogli dicono che ho la leucemia. Mi dispiace ma non voglio essere etichettata così, come una malata terminale da trattare come l'oggetto più fragile al mondo. Mi dispiace ma non posso vivere così. Ti voglio bene mamma e te ne vorrò sempre. Sei stata la mia unica amica in questo universo triste, l'unico colore in un mondo bianco e nero. Hai sempre detto che da bambina ti facevo sempre sorridere, anche quando non avevi voglia di farlo, mi dispiace se, nell'ultimo periodo, non ci sono riuscita. Mi dispiace se, dopo la morte di papà, mi sono lasciata andare, se non ti sono stata accanto, se non ti ho consolato quando piangevi e, anzi, ti ho preso in giro perché non riuscivi a superare la cosa mentre anche io piangevo ogni notte. In questi ultimi giorni mi sono resa conto che non sono più in grado di farti stare bene. Mi dispiace anche per questo. Spero che ti dia un minimo di conforto sapere che non è passato giorno in cui io non abbia pensato a quello che questo mio gesto avrebbe provocato in te. Ho aspettato fino a quando la lista dei pro non è diventata più lunga di quella dei contro; quando ho raggiunto questa situazione tutto mi è sembrato più reale. Avevo paura ma non potevo parlarne con nessuno, neanche con te. Mi sono ritrovata sola come il fiocco di neve della storia che mi raccontavi da piccola. Te la ricordi? Nel caso non ti tornasse alla memoria te la scrivo qua:'Ciao, io sono Sophia e questa è la storia della mia vita. Lo so, non è molto lunga ma è molto bella e mi è piaciuta in ogni suo particolare. Io sono un fiocco di neve. Come ogni fiocco di neve sono nata orfana. Appena nata tutto il mondo mi sembrava grigio, incolore, neutro. Il mio bianco sembrava solo una lieve sfumatura in quel grigio intenso. Dopo un po' di tempo però tutto ha preso vita, tutto si è colorato. Davanti ai miei occhi comparve un mondo fantastico a cui decisi di voler appartenere. Purtroppo però questo mio desiderio non si è realizzato e sono morta poco dopo aver toccato il suolo. A voi potrà sembrare una storia triste o, forse, addirittura una tragedia ma non è così. Non è per niente così perché io, in quella discesa che mi ha portata lentamente a terra, ho visto il mondo, non tutto certo,ma anche solo quella piccola parte è bastata per farmi morire felice. Poi sono caduta su una margherita, l'ultima prima dell'arrivo dell'inverno e, prima del sopraggiungere della signora con la falce, mi sono resa conto che, anche se la mia esistenza sarebbe stata cancellata dalla mente di tutti con l'arrivo della bella stagione, potevo dire di essere stata uno dei pochi fiocchi di neve ad essere caduto in primavera'
Mi sono sempre immaginata molto simile a questa "Sophia". Ho sempre voluto vivere anche io un esperienza come questa e sono riuscita nel mio intento. Mi dispiace se, facendolo, ti ricaccerò nel baratro di dolore dal quale sei appena uscita. Scusa ma, uscendo in balcone dopo aver aperto la busta, non ho resistito alla voglia di provare a fare lo stesso volo di Sophia. Spero solo che il dolore per quello che ho fatto scompaia in te come la storia di Sophia, con l'arrivo della primavera. Non disperare per questo mio gesto perché la ma vita, seppur breve, è stata fantastica; e non rimproverarti nessuna delle mie scelte perché non è colpa tua. Tu sei stata una mamma perfetta, una di quelle che qualunque ragazza di diciassette anni vorrebbe avere.
Sperando tu possa perdonarmi un giorno,
Livia
la tua figlia suicida"
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Concorso Creativo 2018 #CC18
De TodoA distanza di due anni torna finalmente il Concorso Creativo! Per partecipare è semplicissimo: 1) Seguitemi per non rischiare di perdere nessun tipo di aggiornamento come le conversazioni 2) Aggiungete questo libro al vostro elenco di lettura/librer...