Dangerous tackles – Placcaggi pericolosi
Un suono metallico mi disturba. È la sveglia.
Mi alzo controvoglia e, con l'agilità di un bradipo morto, mi trascino verso il bagno.
«Buongiorno Acido» Saluto il gatto che mi ringhia affamato.
Modello automa gli do il suo cibo, mi preparo una squallida colazione, mi vesto e vado a lavorare.
Anche oggi la metro è affollatissima, il sapone è stato inventato millenni orsono e ancora c'è chi non lo conosce...
Li odio tutti! E non capisco perché io mi ostini ad usare un mezzo pubblico.
Finalmente la mia fermata, il palazzo della Rubic-Labs mi attende sfavillante come ogni giorno.
Mi ci vuole un altro caffè, come al solito, perciò mi tuffo nella deliziosa caffetteria di lato all'ingresso della società dove lavoro e anche stamani, vi incontro la spallatissima receptionist che risponde al nome di Rosie. Fortuna che i baristi qui sono carini e simpatici.
« Ben arrivata ingegnere, oggi come si è svegliato Acido?»
« Acido come sempre, mia cara Rosie»
Insieme raggiungiamo la Rubic, lei velocemente da una controllata alla posta.
« Ci sono messaggi?» chiedo educatamente.
« Per adesso no, nel caso dove posso rintracciarla?»
« Sarò in laboratorio tutto il giorno, ma non lo dica a mio padre!»
La mia porta di sicurezza si apre al contatto della mano; avrei preferito uno scanner oculare, ma mio padre non ha voluto. Ciò che il grande magnate della tecnologia Less Rubic decide, non può essere discusso e io non lo discuto.
Mi basta che continui a finanziare i miei giochini.
Il mio laboratorio è un concentrato di tutto ciò che l'umana scienza ha messo insieme e al centro c'è lei, la mia creatura, la mia invenzione: una capsula che dovrebbe essere in grado di viaggiare nel tempo.
Sì, da quando lessi il romanzo di Weels ho sempre sognato di costruirla. E l'ho fatto.
Oggi proverò ad azionarla. Dopo aver acceso tutte le strumentazioni e lasciato un breve messaggio di commiato, la metterò in funzione.
« Ok, ci siamo piccola Allison, vai ad impedire che il tuo giocatore di rugby preferito venga maltrattato da uno stupido arbitro francese»
Inserisco la data: 14 settembre 2013.
Inserisco la destinazione: Auckland. Digito correttamente le coordinate geografiche.
Il bottone dell'accensione è proprio lì, se va bene conquisto il mondo, se va male non succede nulla...
Se va malissimo alla peggio crepo!
Tre, due, uno, bottone premuto.
Intorno a me comincia a tremare tutto, ci sono luci intermittenti e il calore aumenta e diminuisce in modo irregolare. In alcuni momenti mi sento schiacciare sul sedile, in altri mi sembra di lievitare come l'impasto della pizza e vengo trattenuta dalle cinture di sicurezza.
La testa mi fa male e le orecchie fischiano a dismisura. Vorrei urlare, ma la voce non esce.
Improvvisamente un tonfo sordo.
Tutto si ferma, le luci tornano normali, fa freddino ed è buio.
Come sarebbe è buio? Sono le nove del mattino e c'è il sole?
No no no ...
Non è possibile...
Mi slego e apro lentamente il portellone della capsula. Quel che vedo è spettacolare, una meravigliosa spiaggia sull'isola di Rangitoto, illuminata dalla Luna. Capisco che sono veramente qui perché davanti a me vedo l'inconfondibile panorama notturno della città di Auckland, dominato dalla Sky Tower.
Ok, devo riprendermi, ci sono buone probabilità che abbia viaggiato indietro nel tempo di poco più di tre anni.
Io Allison Rubic, di anni 25 ho, costruito e messo in funzione una macchina del tempo e sono tornata nel passato.
Se mai riuscirò a dimostrare questa cosa, a brevettarla e a renderla utilizzabile, potrò evitare enormi sciagure e salvare milioni di vite e...
Non sono qui per questo, devo individuare la grotta vulcanica che ho scelto per nascondere la capsula, poi devo andare in città.
Incredibilmente va tutto come avevo previsto, la capsula entra nella piccola apertura nella roccia e si mimetizza bene, riesco a configurare tutti gli strumenti e lentamente la prima luce del mattino arriva a illuminare l'isola.
Ho con me tutto quello che mi serve, moneta locale, abiti di riserva e una buona dose di fortuna .
Ho viaggiato nel tempo, ancora non lo credo possibile.
Cercando di passare inosservata, raggiungo l'imbarcadero e salgo sul traghetto per andare in città. Quando leggo la data sul biglietto ho la conferma di quel che ho realizzato: oggi è veramente il 14 settembre 2013.
Ho veramente viaggiato indietro nel tempo, quando tornerò a casa farò altri viaggi; andrò a Troia a vedere il cavallo e tornerò nel 1992 per partecipare al mega tour che i Metallica fecero quell'anno. Il tour delle docce... voglio fare quelle docce!
Appena messo piede al porto salgo su di un taxi e mi dirigo alla sede locale della Rubic-Labs.
«Buongiorno, vorrei vedere Mr. Kanui » Dico sorridente a una receptionist annoiata
«Ha un appuntamento?»
« No, ma sono Allison Rubic, cortesemente lo avverta che sto andando da lui. A tal proposito, che piano?»
« Oh cielo, Miss Rubic, mi perdoni! Dodicesimo piano, lo avverto subito, Hanu accompagna la sign...»
La tipa sta ancora parlando, ma io sono già in ascensore.
Appena arrivo al piano trovo il direttore generale della divisione sud pacifica dell'azienda di famiglia che mi viene incontro sorridente.
Arold Kanui è un signore attempato, maori purosangue, che lavora con mio padre da almeno trent'anni.
« Ali, piccola, che ci fai qui? Non sapevo del tuo arrivo, perché non mi hai avvisato?»
« Ciao zio Arold, diciamo che è stata un'improvvisata fantascientifica.»
Dopo le solite chiacchiere di rito, arriviamo al dunque.
« Arold, oggi sarai alla partita vero? Beh, trovami dei pass per entrare in Eden Park »
Come avevo immaginato, il più tecnologico tifoso degli All blacks ha, a sua disposizione, innumerevoli pass Hospitality, quindi di lì a poco ci dirigiamo allo stadio.
Arriviamo poco prima che venga servito il pranzo , e dal nostro tavolo, osserviamo il traffico all'esterno. All'improvviso lo vedo: un grande pullman verde e oro con una gazzella sulla fiancata sta entrando nell'area riservata.
Velocemente raggiungo la mix-zone dello stadio, a questo serve scaricare le piantine degli edifici, mi piazzo nel corridoio antistante lo spogliatoio ospiti e aspetto.
I pass Hospitality sono una benedizione, danno accesso praticamente ovunque.
Gli Springboks cominciano a sfilarmi davanti, Habana, De Villers, Vermulen e in fondo al tunnel c'è lui, Bismarck du Plessis, l'uomo dei miei sogni, il più forte tallonatore del mondo.
Mi tremano le gambe, è semplicemente l'uomo più sexy dell'universo.
Con una buona dose di coraggio quando mi passa di fronte gli afferro un braccio, lui mi guarda perplesso e indispettito.
Davanti a me ho un omone altissimo, gigantesco, con due spalle enormi e dei bicipiti grandi più delle mie cosce, il viso squadrato e piccoli occhi infuocati che mi osservano con livore.
... oddio quanto è figo... ho caldo... uummm...
« Ascoltami Bissie, quando rientrerai in campo, durante il secondo tempo, stai lontano da Messam, qualunque cosa succeda non lo toccare. Prenderesti un doppio giallo quindi un rosso per somma di falli, saresti espulso e perdereste la partita ed il torneo. Ricordatelo, stai lontano da Messam.»
Il leggendario contadino prestato al rugby mi guarda come se fossi un pazza scatenata, ma io insisto.
« lo so che sembra folle, ma dammi retta, intorno al quindicesimo minuto placcherai regolarmente Carter e gli spaccherai una spalla, ma l'arbitro dirà che è un placcaggio pericoloso e ti darà il primo giallo. Al rientro in campo, placcherai irregolarmente al collo Messam e sarai espulso. Senza di te la squadra perderà la lucidità e vinceranno loro. Non chiedermi come faccio a saperlo, lo so e basta»
Bissie mi saluta scuotendo la testa e raggiunge suo fratello, il mitico Jannie e tutti e due mi guardano con la faccia schifata ed incazzata. Ho osato disturbarlo nel pre-partita, ma l'ho fatto per il suo bene.
Non importa se pensa che sia matta, io l'ho avvertito.
Prima del fischio di inizio è il momento degli inni, quello sud africano è una delle cose più belle che si possano ascoltare, 5 lingue e una melodia che ti scioglie dentro. Ma dopo gli inni è l'ora della Haka e oggi non è una qualsiasi, ma Kapa o Pango. La peggiore. La danza di guerra per antonomasia. Ho i brividi.
All'epoca pensai che il sorrisetto che Jannie aveva stampato in faccia, non avrebbe portato nulla di buono e avevo ragione. Non si manca mai di rispetto all'Haka!
La partita inizia e le due squadre si equivalgono.
I nostri posti sono proprio in parterre, praticamente in campo, a un certo punto, nel posizionarsi per effettuare una rimessa, Bissie mi vede e si innervosisce. Infatti la sbaglia.
L'azione riprende, proprio quell'azione, gli All blacks risalgono il campo, Dan Carter intercetta la palla, Bismarck lo prende in pieno, col braccio gli cinge la vita e lo accompagna a terra.
L'arbitro francese fischia e il gioco si ferma. Bissie si rialza ma Dan no, intervengono i medici, in campo scoppia una specie di rissa. Carter esce dal campo tenendosi un braccio stretto al torace.
Bissie lo accompagna fuori e in quel momento l'arbitro lo convoca e gli assegna il cartellino giallo: dieci minuti di espulsione.
Mentre raggiunge la panchina puniti, passa proprio sotto il mio posto, si ferma e mi scruta.
Il suo sguardo è un misto di incredulità e preoccupazione, va a sedersi al suo posto e ogni tanto si gira a guardarmi.
«Ali, non so se hai notato, ma Du Plessis non riesce a staccarti gli occhi di dosso »
Ride divertito Arold, se solo sapesse...
Fine primo tempo, speriamo mi dia retta.
Rientro in campo, lo stadio rumoreggia, l'enorme errore arbitrale, preso sul fallo ai danni di Carter ha già fatto il giro del mondo. I cronisti di settore hanno già ampiamente dimostrato l'inadeguatezza dell'arbitro, ma la partita riprende ugualmente. Meno di due minuti e Liam Messam prende la palla e...
« No, no, noooo! Accidenti, te lo avevo detto! »
Urlo con quanto fiato ho in gola, attirando l'attenzione di tutti i miei vicini di posto.
Bismarck non mi ha dato retta, si è lanciato su Messam e gli ha sparato una gomitata al collo.
Doppio cartellino giallo. Somma di falli. Cartellino rosso. Espulsione.
Il più forte tallonatore del mondo lascia il campo ingiustamente, i neo zelandesi vincono.
Quando esce dal campo, mi incenerisce con lo sguardo.
Come consuetudine, dopo la partita ci intratteniamo un po' nella zona mista. Mentre saluto alcune persone che lavorano con mio padre Bismarck viene a cercarmi. Questo ragazzone di campagna sud africano, mi si rivolge arrabbiatissimo nel suo pessimo inglese.
«Come facevi a saperlo? » Tuona col suo vocione inconfondibile
«Lo sapevo e basta, lascia stare vuol dire che doveva andare così»
Lascio lo stadio e raggiungo velocemente il porto, è praticamente impossibile arrivare sull'isola. Nel tempo che ero alla partita una moltitudine di forze speciali ha evacuato e messo in quarantena tutto quanto. Uno strano macchinario è stato ritrovato in una grotta.
Pensano agli alieni. Mi viene da ridere.
Il problema è come tornare a casa. Senza la capsula non ho alcuna speranza ritornare nel mio tempo.
Solo adesso mi rendo conto delle possibilità che la mia macchina può realmente dare e di tutte le questioni etiche e morali che può sollevare.
Se non dovessi riuscire a tornare nel 2016, ho con me tutte le specifiche per poterne costruire una seconda, in fondo mio padre finanzia le mie ricerche da anni.
Mi chiedo però, sono veramente così superficiale da usare una macchina del tempo per tentare di cambiare il risultato di una partita di rugby? Quante altre grandi cose avrei potuto fare? Oppure il fallimento del mio tentativo mi insegna che ciò che è stato non si può cambiare? Ci penserò domani.
Ho raggiunto l'hotel che mi ha consigliato Arold, stasera è impossibile raggiungere la capsula, ogni telegiornale parla di questa strana cosa che è atterrata su Rangitoto. I canali sportivi, invece, parlano dello scandaloso arbitraggio della partita All blacks – Springboks.
Io penso ad Acido, non mi vede da due giorni e sarà intrattabile. Povero il mio piccolo micio, non ama la vicina a cui ho chiesto di accudirlo fino al mio ritorno.
Mi scaravento sul comodissimo letto e crollo immediatamente.
Ho dormito come un sasso stanotte. La luce filtra dalle tapparelle chiuse.
Un suono metallico mi disturba. È la sveglia, mi alzo controvoglia e con l'agilità di un bradipo morto mi trascino verso il bagno.
Acido è lì, nervoso come ogni mattina. Mi guardo intorno e sono in camera mia.
Al solito doccia, treno e il palazzo dove lavoro con i suoi vetri lucidissimi mi accoglie all'uscita della metro.
Sorridendo entro e inizio il mio lavoro, alla caffetteria proprio a lato dell'ingresso principale di una grande multinazionale.
«Ciao Allison, mi dai un cappuccino di soya e una bottiglietta d'acqua per favore?»
«Buongiorno Rosie, sai stanotte ti ho sognata, avevi un piccolo posticino nel mio film personale...»
Dico ridendo mentre porgo l'acqua alla gentile e sorridente receptionist della Rubic-Lab
Che sogno incredibile ho fatto stanotte... Macchine del tempo, rugby-man super sexy, il sud del mondo.
Tra un cliente e l'altro trovo il tempo di leggere il quotidiano sportivo e un articolo cattura la mia attenzione: Bismarck Du Plessis ha dichiarato di aver giocato la partita che ha regalato il titolo agli Springboks seguendo i consigli di una misteriosa ragazza incontrata nella mix-zone dell'Eden Park.
Ma allora...
Spazio chiarimenti
Il 14 settembre 2013 si è veramente tenuta la partita di rugby di cui parlo, un iconico fallo regolare erroneamente punito, ed un reale fallo pericoloso giustamente punito, ma inficiato dal precedente errore arbitrale hanno deciso le sorti di una competizione internazionale chiamata Rugby Championship. I tre giocatori coinvolti furono realmente Bismarck Du Plessis, Dan Carter e Liam Messam .
Nella O.S. cito anche Jannie Du Plessis fratello di Bismarck e suo compagno anche in campo, Duane Vermulen, Brian Habana ed il capitano Springboks di allora Jean De Villiers
Nel rugby quando un giocatore colleziona due cartellini gialli nella stessa partita, viene espulso per somma di falli con relativo cartellino rosso. Questo tipo di espulsioni porta il giocatore di fronte alla commissione giudicante internazionale che infligge le giornate di squalifica ritenute consone al fallo commesso. Nell'occasione di cui parlo, non ci fu nessuna squalifica perché venne riconosciuto l'errore arbitrale nella sanzione del primo fallo e quindi la conseguente erronea espulsione. Nonostante ci fossero gli estremi, la federazione sud africana non chiese la ripetizione della partita e non furono presi provvedimenti nei confronti dell'arbitro francese Romaine Poite, anche grazie alle parole distensive pronunciate da Bismarck.
Le nazionali di rugby della Nuova Zelanda si chiamano All Blacks in onore della loro leggendaria tenuta da gioco completamente nera.
Le nazionali di rugby del Sud Africa si chiamano Springboks o Bokke che significa gazzelle saltellanti.
Nel link sotto trovate il video del primo fallo.
https://www.youtube.com/watch?v=DZdaVL4bcTM
non fate caso alla rissa seguente, furono semplici coccole tra bambinoni
Link al secondo fallo
https://www.youtube.com/watch?v=4ccKGKtGjOA
il piccolo Bissie che accompagna fuori Dan, dopo avergli gentilmente spezzato la spalla.
La Kapa o Pango di quel giorno diretta da Liam Messam
https://www.youtube.com/watch?v=l_zB-dOq5fU
Lasciatemi dire che vedere l'Haka dal vivo è una esperienza entusiasmante. Ti tocca nel profondo. Io ho avuto l'onore di vederla due volte, ma per la nostra squadra loro danzano la Haka dal titolo Kama Te. È più leggera e viene riservata agli avversari meno forti.
Mi rendo conto che chi non conosce il rugby magari potrà perdersi tra le righe di questa os, perciò ho messo l'enorme nota finale.
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Concorso Creativo 2018 #CC18
DiversosA distanza di due anni torna finalmente il Concorso Creativo! Per partecipare è semplicissimo: 1) Seguitemi per non rischiare di perdere nessun tipo di aggiornamento come le conversazioni 2) Aggiungete questo libro al vostro elenco di lettura/librer...