La destinazione del mio viaggio è Whitworth,un microscopico paese perso nella campagna inglese,qualche decina di chilometri a nord di Mancester.
Più mi avvicino,avanzando nel nulla,più sento l'ansia farsi pungente.Il paesaggio che scorre oltre il finestrino è alieno e decisamente sconosciuto.
Il treno corre veloce e in poco più di tre ora arrivo alla minuscola stazione.Uno di quei luoghi che compare sulle mappe sotto forma di puntino su cui di solito passi distrattamente il dito e ti chiedi:«Ma chi diavolo ci vive in questo posto dimenticato da Dio?».
È stata mia madre a scegliere questo college,perché io mi sono rifiutata di partecipare ai preparativi del mio viaggio studio.Gliel'ha consigliato una delle prof. d'inglese del suo liceo,perché i corsi estivi di lingua per gli studenti stranieri sarebbero eccezionali.Io ho scelto di saperne il meno possibile;è stata una forma di protesta silenziosa,la mia.
Solo che adesso mi ritrovo qui,sul marciapiede davanti la stazione,intirizzita dal freddo. Almeno non piove più.Alzo il naso al cielo e mi meraviglio di come le nuvole corrano rapide.Nelle mie orecchie cantano gli 1D.
«Ti avvicini e provo a dirtelo,
ma poi mi blocco
e non lo faccio mai».
(I Wish)
Spingo la musica e mi guardo intorno.Sono sola,una strada acciottolata si arrampica in salita attraverso due file di casette di mattoni,alla mia destra.Noto con raccapriccio il muschio verde che cresce sui muri delle case affacciate alla piazza:mi sembra un pessimo segno.
Rileggendo la mail inviata dalla segreteria della scuola che mia madre mi ha infilato nella tasca della giacca prima di partire.C'è scritto che,arrivata qui,avrei trovato la Signora Clifford ad aspettarmi,per portarmi a casa.
Già,perché mia madre ha avuto questa idea geniale:per aiutarmi a imparare meglio la lingua ed evitare distrazioni inutili,mi ha trovato una sistemazione a casa di una simpatica signora del luogo,E io già mi immagino un'anziana che passa le mattine a friggere pancetta e uovo sorseggiando tè al gelsomino e ricamando centrini per la tavola.So che quando ti trovi con una madre come la mia c'è da aspettarsi questo genere di cose,eppure ogni volta ci resto ancora di sasso.
«I dormitori dei college sono ambienti pieni di confusione!» ha sostenuto risoluta mia madre,per convincermi della sua decisione.Ora rimpiango di non aver partecipato più attivamente all'organizzazione di questa vacanza.Anche perché della Signora Clifford non c'è neppure l'ombra.
In questo istante arrivo addirittura a rimpiangere Londra:ora che sono qui,persino la confusione della grande metropoli mi sembra mentre minacciosa di questa desolante solitudine.
Sto seriamente valutando l'ipotesi di fare dietrofront e cercare un treno per tornate verso casa,quando un'auto rossa dall'aria antica arriva a gran velocità lungo la strada principale del paese,sollevando al suo passaggio schizzi di fango che vanno a mescolarsi con il fiume bianco che esce dal tubo di scappamento.
L'auto si immette nella piazza davanti alla stazione senza rallentare e io faccio un salto indietro per timore di essere investita,finendo schiacciata contro il muro di pietre grezze.E finalmente arriva la Signora Clifford.
Una donna non molto anziana,di media statura,capelli castano chiaro,occhi non molto scuri,anzi chiari,quasi blu.
Non si nota molto il colore dei suoi occhi data la lontananza della donna.
Quella donna,dall'aria a dir poco simpatica,scese da un veicolo piuttosto vecchio di colore rosso e venne verso di me.
La donna,conosciuta nel quartiere come Signora Clifford,come mi aveva anticipato mia madre prima di partire,è vestita in modo molto bizzarro:gonna scozzese,maglia a quadroni verde e stivali neri.
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Stupid Love.❤||Michael Clifford.
Fanfic«Mi piacerebbe che non fossimo sogni ma certezze,voglio sedermi in riva al mare con le tue carezze».