Il Monastero

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La notte trascorse serena per la bambina e la fata, l'una camminava, si arrampicava e dondolava da un 'albero all'altro accanto all'altra che soavemente volava a mezz'aria senza sforzo. Il bosco fino all'alba fu illuminato dalle piccole luci delle fate e quando apparvero i primi raggi del sole a illuminare la rugiada, le piccole creature magiche si affievolirono fino a scomparire. Tutti, persino i piccoli gnomi fungo di cui il parco naturale brulicava, quando toccati dai raggi albeggianti, si ritirarono nelle case di legno e roccia o si mimetizzarono diventando funghi in tutto per tutto.

-Laria ma perché tutti gli altri sono spariti e tu sei ancora qui?- disse Izzi rompendo il silenzio di quel momento magico.

-Io ho una forma terrestre ora, posso camminare con te giorno e notte. Tutte le altre creature magiche non sono parte di questo mondo. Di notte la porta si apre e appaiono mentre al sorgere del sole essa si chiude e ogni creatura deve ritornare.-

-Porta? Ma che cosa intendi?-

-E' un po difficile da comprendere ma il mondo che tu conosci come "normale" è collegato in maniera invisibile a migliaia di altri mondi. Alcuni di essi, come quello di cui sono originaria io sono molto più antichi del tuo e da sempre, attraverso dei rituali o dei portali, le creature che vivono nell'uno e nell'altro possono essere trasportate; credimi, ora te l'ho spiegato nel modo più comprensibile possibile ma nella realtà non è così facile.-

Izzi si fermò un momento per pensare. Sebbene i suoi undici anni era in grado di comprendere un discorso così complesso.

-Allora... Tu mi hai detto che gli uomini che cercavano i bambini nel bosco erano "ombre"... Ecco se il tuo discorso è vero, pensando anche che gli adulti del mio mondo ora sono come spariti o trasformati, e sono comparse queste Ombre al loro posto... sono di un altro mondo anche loro giusto?-

La fata abbassò il piccolo viso e incrociò le braccia in segno di protezione.

-Piccola io non so esattamente cosa sia questa oscurità... So solo che prima essa è entrata nel mio mondo pacifico, lo ha inondato di malvagità come una piaga scura che inghiotte la luce di ogni essere vivente. Abbiamo cercato di sconfiggere le prime orde e abbiamo avuto successo con l'aiuto della grande Luna Blu, la nostra Dea Madre dalla quale ogni fata è originata ma ad un tratto è come se si fosse ammalata e non ha più potuto donarci il potere per sconfiggere l'oscurità. Così, tutto il mio mondo ha iniziato a cadere e l'oscurità è giunta sempre più forte con soldati di fumo, molte fate vennero catturate da questi esseri e altrettante uccise con un solo tocco... Abbiamo iniziato a cambiare mondo, arrivando qui, per cercare un nuovo potere lunare per curare la nostra Dea... Forse spostandoci, involontariamente abbiamo portato anche il nostro nemico. Mi dispiace tanto che questo potere oscuro si stia dilagando anche qui ma per ora la vostra Dea Luna è forte e vi può proteggere usando noi fate, accresce il nostro potere.-

-Aspetta un momento, sono un po confusa... Dea Luna? Voi venerate la luna?-

-Certo, lei ci ha generato con i suoi raggi e attraverso di lei abbiamo luce e vita.-

-Ma da voi non c'è il sole?-

-No Izzi, nel mio mondo non c'è il giorno e la notte. E' sempre sera, molto più luminosa rispetto a qui, e in quel luogo il tempo, scandito dal di e dalla notte, come lo intendi tu, non esiste.-

Izzi prese una ciocca e iniziò a intrecciarla tra le dita, cercò di collegare le informazioni come meglio poté ma l'unica cosa che ottenne fu un gran mal di testa.

-Scusa Laria ma temo di essermi un po persa...-

-Tranquilla piccola, andiamo dalla tua amica se vuoi parleremo con calma più avanti, ora con il sole il bosco non è più un luogo sicuro, anche io sono più debole.-

Passarono diverse ore, la fata guidava la bambina come un segugio guida i cacciatori verso la preda. Giunsero finalmente alla fine del bosco, ormai Izzi era affaticata dalla lunga camminata e della fame, avendo dormito poche ore sentiva il bisogno di riposare, ma la fata insistette per proseguire poiché erano troppo allo scoperto e non sapeva se quella radura poteva essere un luogo tranquillo o meno.

Sulla cima della collina di fronte a loro si ergeva un monumento tra la nebbia mattutina, come una fortezza era nella posizione perfetta per poter osservare tutto ciò che lo circondava. Izzi si stropicciò gli occhi dallo stupore poiché man mano che si avvicinavano iniziò a notare il muro dell'edificio color del rosso del tramonto, grosse torri e alte mura, tutt'intorno al perimetro lunghe file di piccole bandiere colorate sventolavano all'aria fresca del mattino.

Udì il suono una piccola campana.

-Penso ci sia qualcuno dentro!- urlò verso la fata, insieme accelerarono il passo e nel giro di pochi altri minuti arrivarono alla grande porta di legno delle mura.

Izzi bussò emozionata, qualche istante dopo aprì loro la porta un anziano vestito con una tunica tutta aggrovigliata su se stessa del color dell'arancione dell'alba:

-Benvenute, per essere giunte fino a qui con le vostre forze e con intenzioni pacifiche, avete il permesso del Gran Maestro di entrare nella nostra dimora.- il monaco si scostò dalla porta e con un inchino invitò le visitatrici ad entrare.-

Izzi e Laria si stupirono quando videro quell'immenso giardino che le circondava; piante e fiori di ogni genere. I monaci erano in un momento di attività all'aperto, alcuni facevano giardinaggio, altri invece mentre raccoglievano i frutti parlavano con i vegetali ringraziandoli per i magnifici raccolti, alcuni pulivano le larghe foglie delle orchidee di cui il chiosco era tempestato e sorridendo parlavano tra loro come se nulla di oscuro avesse ancora toccato quel luogo.

Il monaco cordiale del portone fece cenno alla bambina e alla fata di seguirlo. Mentre attraversavano il chiosco il cuore di Izzi si riempì di gioia e calore poiché era da quasi un anno che non incontrava nessuno che la salutasse in modo così tenero e cordiale come quegli uomini in toga rossa e arancione. Un po con la testa tra le nuvole la bambina giunse ai primi scalini verso l'edificio principale al di là del chiosco e all'improvviso inciampò, ma prima che testa toccasse terra procurandosi un gran bernoccolo, l'anziano che le stava guidando si era girato e l'aveva presa al volo impedendole di cadere. Con gentilezza aiutò la bambina a riprendere l'equilibrio e le disse: -Tutto bene signorina? Faccia attenzione, con la rugiada del mattino gli scalini sono molto scivolosi.-

La piccola un po imbarazzata scosse la testa in segno di assenso ma per un momento pensò "Come ha fatto a prendermi così velocemente? Era due gradini avanti a me..."

Si voltò un momento verso Laria con espressione interrogativa ma l'unica cosa che la fatina fece di risposta fu di ridere sotto i baffi facendole l'occhiolino prima di proseguire lungo l'alta scalinata.


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