Il giovane mago, privo di conoscenza, venne portato sulla nave con un incantesimo di levitazione del capitano Jago. Laria rimpicciolì le dimensioni del borbillo così che potesse entrare in una delle tasche della giacca di Fibi e, tutti insieme, seguiti in volo dal fedele falco Kase, tornarono sull'imbarcazione volante con una sensazione amara in bocca e nel cuore. Jago fece accomodare il corpo di Jacob sopra una branda nella stiva, Laria prestò soccorso al mago aiutata da Victor.
Una volta a bordo Izzi provò a chiede all'amica se stava bene ma ella non rispose, i grandi occhi verdi e gonfi erano persi nel nulla.
Fibi non sentiva, era come se fosse circondata da una campana di vetro che impediva ai suoni di entrare nel cervello, era tornata sul ponte della nave per inerzia. La vista dei fedeli compagni animali e di Jacob l'avevano un minimo scossa positivamente ma ora, contornati da tutto quel bianco legname, pronti per volare tra le nuvole, aveva perso la percezione di se. L'udito era come ovattato, il respiro corto e faticoso, il cuore batteva all'impazzata e la ragazza cercava di comandarlo con respiri lunghi e ritmati, ma nulla poteva impedire quelle pulsazioni irregolari.
La giovane, vide dietro si se, la piccola Izzi che cercava di parlarle con espressione preoccupata in viso, ma ciò che la ragazza fece, fu di allontanarsi, ritirandosi nella stiva.
In quel luogo buio e pieno di casse di ogni dimensione, poco distante dalla porta distava una branda con il corpo del giovane mago soccorso dalla fata e dal ragazzino dai capelli cenere. I due infermieri parlottarono tra loro e un pallido sorriso si tirò sui loro volti, senza accorgersi volontariamente di Fibi, i due compagni salirono sul ponte superiore della nave, lasciando la ragazza e il mago in solitudine.
Fibi silenziosamente si sedette su una cassa al fianco della branda. Ciò che i suoi occhi le stavano facendo vedere non era Jacob, ma il corpo del Gran Maestro. Appoggiò delicatamente una mano sul petto del ragazzo, ne sentì il respiro regolare e lento. L'immagine che i propri occhi avevano visto poco prima, nella stanza del tempio, non l'avrebbe lasciata. Il cuore batteva sempre più forte, ogni volta che quella terribile scena, le ritornava alla mente. La riviveva sia per sensazioni, sia per emozioni ogni istante. Si sentiva come chiusa in un loop di disperazione:
Saliti gli scalini del tempio, le gambe della ragazza erano paurosamente deboli e pesanti. Ciò che gli occhi di Fibi videro oltre la soglia, le causò una fitta al cuore, come una stretta morsa di paura, dolore e senso di colpa, che le stritolavano il petto e l'anima. I monaci che conosceva da tutta la vita, che facevano parte della sua famiglia; gentili e amabili, ma anche severi e comprensivi erano stesi a cerchio sul pavimento, privi di vita. Al centro del macabro quadro una figura con una toga rossa attirò l'attenzione della ragazza. Conosceva quelle vesti, quel profilo, quel volto. Suo padre, steso ed immobile. Fibi ebbe una fitta tremenda al petto. La ragazza, stordita dal dolore, e dalle molteplici emozioni che stava provando, gridò per la disperazione e con una breve corsa arrivò al corpo esanime del Gran Maestro. Si lanciò accanto a lui, cercò di alzargli le spalle, così che potesse avvicinarlo al proprio petto, ma il corpo era pesante. Con uno sforzo disumano riuscì ad alzarlo quel tanto che bastava per appoggiarselo tra le braccia. Cercava di sentirne il respiro con una mano sul petto ma non vi era movimento, il profumo di cenere e fumo che le giungeva al naso dalle vesti del maestro, le fece venire un forte brivido che attraversò tutto il corpo. Sapeva che era stato ucciso dal nemico. Iniziò a piangere e a sussurrare alla salma quanto le dispiaceva di non essere tornata in tempo, di non essere saltata dalla nave per cercare di salvarli; di non essere abbastanza forte. La ragazza iniziò ad ondeggiare abbracciando il maestro senza vita, sfogò tutte le emozioni in un pianto ricco di lacrime e gemiti di dolore. La morsa che le stringeva il cuore, un poco, si aprì dopo la liberazione di quei sentimenti. Izzi e Victor le apparvero davanti mano nella mano. La ragazzina le venne incontro tremolante con le lacrime agli occhi, le accarezzo il viso e le strinse le mani, quelle della bambina erano piccole e calde, diedero alla ragazza una sensazione di pace. Poco dopo accorse anche la fata guardiana la cui luce era pallida, fioca e gli occhi pieni di rugiada come le ali. Laria diede a Fibi un bacio sulla fronte e ne diede anche un altro sul viso del Gran Maestro. Le amiche aiutarono la ragazza ad appoggiare a terra delicatamente il corpo esanime. Fibi, ancora senza ritrovarsi in quel vortice di pensieri ed emozioni, iniziò a pregare. Victor le si accostò. Le mani ossute del ragazzo vicino al corpo del maestro, le sembrarono gli arti della morte stessa. Dopo un cenno del capo da Fibi il ragazzo iniziò a trasformare in cenere il cadavere. La ragazza sapeva benissimo che avrebbe dovuto bruciare i corpi, dopo averli cosparsi di fiori, ma visto che in quel luogo aleggiava solo male e la disperazione, preferì che fossero distrutti dal figlio della Morte.
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Blue Light Moon
FantasiIl destino di più di un mondo che annega nell'Oscurità è nelle mani di tre bambini nati dalla Luce.