Capitolo 5 - 1

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"Sai, più ci addentriamo in questo caso, più sono confuso." Frank Parker chiuse a chiave la porta della stanza per l'esame delle prove e iniziò a svuotare la scatola più vicina, allineando sul tavolo una serie di buste di pergamena sigillate con la ceralacca. Sara aveva un'idea di cosa intendesse dire Parker, ma preferì lasciarlo continuare nel suo ragionamento. "Insomma, Sirius Black è strano. Ha fatto il doppio gioco per una vita, letteralmente. Ha ingannato tutti, perfino Albus Silente, visto che c'è una sua dichiarazione giurata in cui afferma di non aver mai avuto sospetti su di lui. E quest'uomo, razionale e calcolatore fino a questo punto, ha deciso di rivelare il suo vero io proprio quando Tu-Sai-Chi è caduto? Non ha molto senso."

No. Non ne aveva.

E più Sara ci pensava, meno cose avevano senso.

Da qualche parte in fondo alla sua anima si era accesa una minuscola fiammella di speranza. Era meno luminosa di un fiammifero e così doveva rimanere. Non doveva alimentarla, non prima di essere sicura di aver davvero trovato qualcosa. Però doveva parlarne o sarebbe impazzita di sicuro.

"Non è la sola cosa strana." Prese la seconda scatola di prove e iniziò a svuotarla. Le serviva una scusa per non guardare Frank dritto in faccia. "Se ci pensi, Black ha sempre dichiarato di essere innocente, fin dal primo istante. C'è scritto in tutti i rapporti sul suo arresto. Nonostante questo ha aspettato dodici anni prima di tentare la fuga. Perché?"

"Forse ha avuto bisogno di tempo per trovare il sistema per evadere."

Era un'obbiezione logica. Ma Sara sapeva che non era quello il motivo. Conosceva il segreto di Sirius, sapeva che era in grado di trasformarsi in un cane, e sapeva che era così che era fuggito da Azkaban.

Il senso di colpa per non aver parlato la tormentava ancora, ma come avrebbe potuto spiegare il fatto di avere quell'informazione? Avrebbe dovuto dire la verità, scoperchiando un vaso di Pandora che rischiava di inghiottirla. Avrebbero preteso di interrogarla, forse l'avrebbero accusata di complicità per non aver parlato prima.

Aveva sbagliato a non parlare, ma non aveva avuto il coraggio di farlo. E Sara sapeva di non essere l'unica. Anche Remus Lupin non ne aveva mai fatto parola. Entrambi si erano sempre detti che Sirius doveva aver usato un altro sistema, arti oscure imparate da Voldemort, per scappare, ma mentivano sapendo di mentire.

Sara se ne era accorta subito.

La notte dell'evasione di Sirius Black l'avevano chiamata dal Dipartimento in tutta fretta. Mentre tutti gli altri Auror erano impegnati a setacciare il paese alla ricerca di Black, il Direttore aveva deciso di mandarla ad Azkaban. Voleva che lei scoprisse come aveva fatto a uscire, se c'era il rischio che evadesse qualcun'altro e soprattutto se Black si fosse lasciato dietro una traccia.

Sara aveva portato Frank Parker con sè. All'epoca Prosperus Johnson lavorava ancora con loro, ma non sarebbe stato per molto. Proprio come Sara aveva temuto, i loro problemi privati si erano insinuati sul lavoro e la lite di quella sera non era altro che l'ennesima prova. Non poteva più lavorare con lui.

Se Frank era stato stupito di essere scelto al posto di Prosper non l'aveva dato a vedere, o forse Sara era stata troppo presa dai suoi demoni per rendersene conto. Durante tutto il tragitto verso Azkaban era stata preda dello shock. Sirius era fuggito. Era evaso dal carcere di massima sicurezza, fino ad allora rimasto inviolato. Perché?

Azkaban la aspettava sull'isolotto frustato dalle onde, imponente e spaventosa. Le pareti esterne erano lisce, punteggiate dalle fenditure che fungevano da finestre. Niente appigli, nessuna via di fuga. Quando Sara e Frank scesero dalla barca che li aveva condotti lì da riva, il pesante portone d'ingresso brulicava di Auror. Non ci si poteva materializzare ad Azkaban. Ma questo voleva dire anche che non ci si poteva smaterializzare. Per andarsene da lì c'erano solo tre modi: in volo, in barca o a nuoto.

Black & White - Una Fan Fiction su Harry PotterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora