capitolo 58

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Allyson

Eravamo seduti su una panchina del parco quando notai una figura incappucciata poco lontano da noi che ci fissava.
Guardando bene, notai che indossava un cappellino, che se non mi sbaglio mi sembra di averlo già visto, ma adesso non mi viene in mente dove lo abbia già visto.

Il ragazzo misterioso continuava a guardarci semplicemente, e questo mi metteva a disagio.

«ehi tutto bene?» una mano si appoggiò sulla mia scuotendola, mi girai guardandolo «cosa?» chiesi confusa «ti ho chiesto se andava tutto bene, visto che fissavi un punto indefinito» chiese questa volta lui confuso «ah si... Eh niente...» guardai altrove, ma mi prese il mento tra l'indice e il pollice, costringendomi a guardarlo negli occhi «Allyson, cosa stavi guardando?  avevi una strana faccia» chiese preoccupato, scossi la testa «Jack non preoccuparti, non ho visto niente, mi ero persa tra i miei pensieri, davvero stai tranquillo» gli appoggiai una mano sulla spalla, sospirò «va bene»

Dopodiché riguardai nello stesso punto di prima, dove si trovava il ragazzo incappucciato, ma la panchina era vuota, di lui nessuna traccia, guardai da tutte le parti cercando di localizzarlo ma niente, e come se si fosse materializzato nel nulla.

Sentì uno sbuffo «e adesso che ce? Perché continui a guardarti in giro, è come se stessi trovando qualcuno, adesso mi dici cos'hai» parlò severamente guardandomi dritta negli occhi «non mi sento tanto bene, è meglio se torno a casa» dissi alzandomi dalla panchina, mi guardò confuso «ma perché?» «te l'ho detto, non mi sento tanto bene» parlai un po irritata, «no, non è questo, me lo sento, hai qualcos'altro» mi fermò per il polso, mi scansai «Jack smettila, voglio andare a casa, e tu non sei nessuno per impedirmelo» pronunciai queste parole forse troppo duramente, mi guardò con la bocca aperta, dopodiché alzò gli occhi al cielo «fai come vuoi» e allora feci quello che mi disse, me ne tornai a casa.

Durante il viaggio verso casa, pensai ancora a quel ragazzo vestito di nero, e solo adesso mi venne in mente quando ho visto quel cappellino, certo era lo stesso ragazzo del bar che mi aveva sorriso, non so perché ma mi venne la pelle d'oca.

Davanti alla porta di casa inserì le chiavi nella serratura ed entrai, mi rinchiusi la porta alle spalle, buttando le chiavi sul mobiletto davanti all'entrata.

Salì le scale e una volta raggiunta camera mia mi buttai sul mio comodo letto a pancia in giù. Qualcosa mi punse sul fianco e feci un piccolo sussulto. Guardai confusa il letto e sgranai gli occhi da quel che vidi.

Una rosa rossa sangue con di fianco un foglietto. Pensai fosse stato di Travis, ma dopo aver aperto aperto il foglio leggendo quello che c'era scritto mi si congelò il sangue.
La scrittura non era certamente di Travis, l'avrei riconosciuta al primo impatto, la sua era disordinata e messa peggio di quella dei dottori, invece questa era pulita ed ordinata.

Un piccolo regalo per il mio più grande amore 
   
                                                           C.

Infine notai la piccola firma nell'angolo del foglio ed ovviamente non era una T.



Jack

La guardai stranito mentre ritornava a casa lasciandomi qua come un deficiente. Sbuffai tirandomi i capelli.

«eh che cazzo» mormorai

«Jack giusto?» una voce stridula mi fece sussultare, girai la testa trovandomi davanti una ragazza bionda «si, tu sei invece?» chiesi, mi porse la mano «Chanel» gliela strinsi

«dovrei parlarti» parlò, annuì stranito «va bene»

Continua

Piccola || (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora