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«Per quanto tempo hai intenzione di rimanere qui?» chiese Yoongi.

«Mh, finché non ti dimetteranno suppongo» gli rispose il rosa. 

ìEra tutto il giorno che era rimasto in quell'ospedale a far compagnia al moro.

«Almeno avvisa i tuoi genitori che sei qui...» disse con tono preoccupato. 

Il rosa gli sorrise ancora e Yoongi lo guardò non capendo. Jimin si avvicinò al maggior e gli lasció un bacio soffice sulle labbra.

«Se non mi hai buttato ancora fuori vuol dire che mi vuoi qui» gli disse sussurrandogli sulle labbra, mentre lo guardava dolcemente.

A Yoongi per poco non si sciolse quel suo cuore freddo, che solo Jimin era riuscito a scaldare. Strinse a sé il rosa e infilò le dita nei suoi morbidi capelli, mentre teneva al petto il piccolo.

«Se potessi ti vorrei con me per tutta la vita, ogni giorno, ad ogni ora, ad ogni minuto e ad ogni secondo. E segnati queste parole, perché é raro che sia così soft» brontolò.

Jimin rise alle parole di Yoongi mentre si lasciava coccolare dal ragazzo. Poco dopo avviso i genitori che non sarebbe tornato quella sera e che sarebbe andato a dormire da un amico per qualche giorno.

«Min Yoongi?»

«Si?»

Una dottoressa entrò nella stanza con una cartella in mano.

«Non ci sono gravi danni, per fortuna solo qualche costola rotta. É davvero un bene, data la sua composizione esile. É dimesso, può tornare a casa»

Yoongi si stava per alzare dal letto, quando la dottoressa si girò di nuovo e lo fulminò con lo sguardo.

«E smetta di fumare»

Yoongi fece una smorfia e Jimin gli pizzicò il braccio, rivolgendo un sorriso alla dottoressa.

«Non si preoccupi, a quello ci penso io» rispose lanciando uno sguardo severo a Yoongi, che si arrese chiudendo gli occhi. Jimin lo aiutò poi ad alzarsi e si propose di accompagnarlo a casa.

Presero quindi un taxi e si avviarono a casa di Yoongi.

«Ehi, puoi prendermi le chiavi dallo zaino? Non riesco neanche a piegarmi» chiese sospirando per le sue condizioni. 

«Se suoni non c'è nessuno?» gli chiese Jimin, mentre ormai era piegato a rana a cercare le chiavi di casa.

«Mia madre è morta quando ero piccolo e mio padre è spesso via per lavoro» gli spiegò.

Jimin distolse lo sguardo dallo zaino e lo posò su quello  di Yoongi sinceramente dispiaciuto, che scrollò le spalle.

«Ci sono abituato piccolo, l'ho passata»

«Mi dispiace in ogni caso...Almeno ora ho un motivo valido per venirti a trovare spesso» sorrise al moro mentre apriva la porta della casa. «Ormai é ora di cena, ti preparo qualcosa da mangiare ok?»

Lasciò Yoongi sul divano e si fiondò in cucina, guardando gli ingredienti in modo che gli venisse in mente qualcosa. Iniziò poi  a tagliare della verdura e a cuocere della carne.

Sentì un lamento provenire dal divano, ma non fece  in tempo a girarsi che Yoongi gli stava abbracciando i fianchi, posizionando la testa nell'incavo del suo collo.

«Yoongi... Stai comodo, così ti fai mal-»

«Fa meno male se ci sei tu qui» mormorò dolcemente sulla sua pelle.

Lasciò poi un bacio sul collo del rosa, facendolo sorridere. Poi lo fece voltare lentamente per poter catturare quel sorriso sulle sue labbra.

Adorava le  labbra di Jimin: gli ricordavano i boccioli dei Sakura giapponesi e la loro dolcezza e fragilità, gli ricordavano quando i fiori si diffondevano per tutta la città creando una dolce brezza. Erano poi piacevolmente morbide e soffici.

Cinderella | NAMJINDove le storie prendono vita. Scoprilo ora