Blue
«Basta così, Blue.»
Joe mi toglie il telefono dalle mani e, ignorando le mie proteste, lo poggia sul suo comodino.
La giornata di ieri è passata molto velocemente. Ho trascorso la maggior parte del tempo a letto a guardare il soffitto. Speravo che mi tornasse in mente altro. Vorrei scoprire qualcosa in più sul mio passato perché l'idea di poter avere una famiglia che ha perso le mie tracce mi addolora. Matthew mi ha portata un po' in giro per la città. Sperava che, vedendo gli edifici o i parchi, ricordassi altro. Sfortunatamente, non ha funzionato. Gli altri, invece, hanno passato il pomeriggio a cercare una mia foto fra quelle delle persone scomparse a Los Angeles. Senza ottenere risultati, ovviamente.«Voglio ricordare, Joe» , lo supplico.
«E ricorderai, ma non adesso. Sono le quattro del mattino del giorno del Ringraziamento. Fra qualche ora, arriveranno tutti i miei parenti, saremo costretti a raggiungerli e tu non potrai riposare» , afferma, apprensivo.
«Non voglio dormire» , dico con decisione.
Lui mi accarezza un braccio coperto dal pigiama rosso di pile.
«Abbiamo controllato ieri gli annunci delle persone scomparse, non devi farlo anche tu.»
Provo a ribattere, ma lui mi dice di chiudere gli occhi e di prendere sonno.
Sbuffo e appoggio la testa sul cuscino. Ha ragione, forse. Ricorderò tutto, ma non adesso.*
«Dobbiamo scendere per la colazione.»Schiudo appena le palpebre e cerco di abituarmi il più in fretta possibile alla luce che proviene dalla finestra e si diffonde per tutta la stanza.
Joe regge fra le mani una vestaglia di lino rosa e delle pantofole di stoffa del medesimo colore.
Indico gli oggetti con un dito e lui mi dice di indossarli.«Perché?» , domando, curiosa.
«Hai un orribile pigiama di pile e delle ciabatte pelose a forma di orsetto. I miei genitori non possono vederti in questo stato» , afferma, disgustato.
«Me le ha prestate Zoe» , dico, mortificata, guardandomi i piedi.
«Ha dei gusti pessimi, come Matthew» , sentenzia lui.
Sbuffo e avvolgo il mio corpo con la vestaglia.
Poi, indosso anche le pantofole rosa.
Gli passo accanto e lui, mettendomi entrambe le mani sulle spalle, mi blocca sul posto. Inizia a pettinarmi i capelli con le mani e io, infastidita, lo colpisco ripetutamente sulla nuca.«Possiamo andare» , afferma, soddisfatto, a lavoro terminato, accennando un sorriso.
Roteo gli occhi e lo sorpasso. Esco nel corridoio e lui mi segue. Scendo le scale e mi dirigo verso la cucina.
«Buongiorno» , saluto, gentile, i genitori di Joe che stanno facendo colazione.
Loro mi sorridono.
«Ti senti meglio, cara? Ieri hai passato la maggior parte della giornata a letto» , mi chiede la madre.
«Oh, sì, mi sento in forma» , rispondo.
Guardo l'orologio e segna le otto del mattino. Ho dormito soltanto quattro ore e mi sento incredibilmente stanca.
Joe mi porge un croissant e lo ringrazio.
Mi volto al suono del campanello.
I genitori del castano si rivolgono un'occhiata a vicenda. Sembrano sorpresi e, per questo, credo che, dietro la porta, non ci sia un loro parente.
Joe si alza e va ad aprire. Curiosa, sbircio la scena dal corridoio.«Cosa ci fate voi qui?» , domanda, sbalordito, il ragazzo dagli occhi azzurri.
«E' scoppiato un tubo a casa.»
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Downfall
Romance[Finalista dei Premi Watty 2018] Sono tutti vittime e colpevoli allo stesso tempo. Il passato li perseguita e, in qualche modo, li lega. Un segreto, capace di sconvolgere l'equilibrio venutosi a creare, incombe sulle loro vite.