16

582 47 9
                                    

Summer

Nicholas spegne la sveglia. Continuo a tenere gli occhi chiusi e fingo di dormire. Le sue labbra si posano sulla mia fronte e faccio fatica a non sorridere. Vorrei non dovergli parlare del peluche e della possibilità di avere un fidanzato. Vorrei restare insieme a lui, sempre. Schiudo appena una palpebra e, nella penombra, scorgo la sua figura. Il suo bicipite muscoloso, la schiena nuda e i capelli arruffati. E' incredibilmente bello. La mia morale, però, mi impone di raccontargli tutto. Anzi, prima di farlo, ho bisogno di chiedere informazioni ai miei genitori. Il biondo indossa una semplice maglietta color cachi e, dopo essersi avvicinato alla culla di sua figlia e aver accarezzato con il dorso della mano una guancia della piccola, esce dalla stanza.
Mi alzo dal letto dopo una decina di minuti. Ho bisogno di un caffè.
Corro verso la cucina e, con mia grande sorpresa, incontro mia madre. Sta sorseggiando una tisana.

«Buongiorno, Summer» , mi saluta lei, raggiante.

Le sorrido e vado a sedermi alla sua sinistra. L'orologio alla parete segna le dieci del mattino.

«Nicholas è andato a comprare dei cornetti per la colazione» , mi informa.

E' così premuroso.

«Papà?» , domando.

«Sta lavorando. Ha una piccola libreria in centro.»

Credo che, in questo momento, mi stiano brillando gli occhi. E' una cosa meravigliosa. Voglio assolutamente farci un salto più tardi.

«E tu, mamma?» , chiedo.

Non ricordo se svolga o meno una professione e la cosa mi intristisce.

«Lavoro in un asilo, ma oggi è il mio giorno di riposo. Ti piaceva tanto venirmi a trovare» , risponde, nostalgica.

Porto la mia mano sulla sua e gliela stringo.

«Adesso che sono qui, lo farò di nuovo.»

Lei mi sorride. Le racconto di Missie, dei figli di Abby e Niall e di quanto ami passare il mio tempo con Ellie. Le parlo anche di Nicholas e della sua storia.

«E' un uomo davvero forte» , commenta.

Annuisco e poi abbasso il capo. Devo farmi coraggio.

«Ieri ho trovato un peluche nella mia stanza e, adesso, mi tormenta una domanda.»

Mia madre mi incita a parlare.

«Ho un fidanzato?»

Diventa pallida in volto e deglutisce. «Non lo so, tesoro. Non ci hai mai parlato di nessuno.»

Fantastico, vivrò per sempre con questo dubbio. Un altro pensiero, al momento, mi assale.

«Perché non mi avete mai cercata?»

Una lacrima mi scivola lungo una guancia e mamma, prontamente, me l'asciuga con il pollice.
I suoi occhi diventano lucidi.

«Volevi partire. Avevi voglia di cambiamenti. Los Angeles ti aveva stancata. Ci avevi detto che, dopo esserti sistemata, ci avresti chiamati. Sei andata via con poche cose e hai anche cambiato il tuo numero di telefono per non farti rintracciare da nessuno.»

Sbarro gli occhi, sconvolta. Perché l'ho fatto? Il non ricordare nulla, in questo istante, mi sta distruggendo.

«Perché sono partita? Perché non mi avete fermata?»

«Non lo so, Summer. Non parlavi molto con noi. Eri così decisa ad andar via. Se avessi saputo quello che sarebbe accaduto, non ti avrei mai dato la possibilità di lasciarci.»

DownfallDove le storie prendono vita. Scoprilo ora