Summer
E' il tredicesimo giorno di Dicembre e non ricordo un solo momento della mia vita in cui io sia stata più agitata di adesso. In realtà, del mio passato non ricordo quasi nulla. Non sei simpatica, Summer, concentrati su quello che sta per accadere.
«Hai paura?»
Mi volto verso Nicholas. Ellie, intanto, fra le mie braccia, continua a giocare con i miei capelli.
Annuisco e il ragazzo sorride. Mi ha accompagnata soltanto lui a Los Angeles. Gli altri, invece, sono rimasti a Plymouth a gestire l'albergo. Ci raggiungeranno, quando la scuola di Missie chiuderà per le vacanze invernali, verso la fine della settimana.«Stai tranquilla, ci sono io qui con te» , mi rassicura. «E, adesso, citofona» , aggiunge.
Porto lo sguardo sulla villetta a due piani che dovrebbe essere la casa in cui sono cresciuta.
E' immersa in un prato pieno di fiori ed è circondata da un muretto di mattoni. Mi faccio coraggio e premo un dito contro il citofono. Mi risponde una voce leggermente roca.«Sono Summer» , affermo, esitando un po'.
Il cancello metallico emette un suono. Lo spingo in avanti con una mano ed entro nel cortile con Nicholas al seguito. Lo aiuto a portare dentro le valigie e, quando la porta d'ingresso si spalanca, gli lascio Ellie fra le braccia.
Un uomo di mezza età con i capelli brizzolati corre verso di me e mi raggiunge. Mi stringe fra le braccia e inizia a piangere. E' molto alto. Lo abbraccio a mia volta, intuendo sia mio padre. Scende una lacrima anche a me per l'emozione. Vorrei tanto ricordare tutto di lui. Il pensiero mi fa singhiozzare. Poi inizio a piangere anche io e bagno la camicia a quadri che indossa. Una donna compare dietro di lui. Ha i capelli castani e corti fin sopra le spalle. Indossa un abito blu a fiori ed è minuta. Si porta una mano sulle labbra e, dopo qualche minuto di esitazione, corre verso di noi.«Summer» , mormora con gli occhi lucidi.
Mio padre si sposta per farle spazio. Lei mi attira a sé e mi bacia la fronte. Delle lacrime iniziano a rigarle le guance. Gliele asciugo e, anche io con gli occhi lucidi, le accenno un sorriso. I suoi occhi hanno il colore dei miei.
«Sei Nicholas, vero?»
Mi volto appena. Mi ero totalmente dimenticata di presentarlo ai miei genitori. E' vero, ha parlato con loro a telefono per avvertirli del nostro arrivo e per raccontare della mia perdita di memoria, ma non li aveva, prima di questo momento, comunque mai visti. Il biondo si toglie gli occhiali scuri, necessari per celare la sua identità ai paparazzi, e stringe la mano a mio padre. Si presenta anche a mia madre e poi entriamo dentro casa.
«Noah vi ha preparato una torta di mele. E' il tuo dolce preferito, Summer. Non conosco i tuoi gusti, invece, Nicholas e, nel caso non gradissi il dolce di mio marito, ho cucinato una crostata.»
Mi mette a disagio non ricordare i nomi dei miei genitori.
«Peyton, non stressarli, sono appena arrivati. Aspetta almeno che entrino in casa.»
Sorrido e lo stesso fa il biondo alla mia destra.
«E questa bambina dolcissima come si chiama?» , chiede poi mia madre, ignorando totalmente il richiamo di mio padre.
Afferra la minuscola mano di Ellie e la bacia. La piccola, felice, sorride.
«Ellie» , rispondo, allegra. «E' la figlia di Nicholas» , aggiungo.
«E' adorabile» , commenta mio padre, dando un'amichevole pacca sulla spalla al biondo.
«E avrà bisogno di una culla per dormire. Ne abbiamo una in garage. Ti va di venirla a prendere più tardi con me, Summer?»
STAI LEGGENDO
Downfall
Romance[Finalista dei Premi Watty 2018] Sono tutti vittime e colpevoli allo stesso tempo. Il passato li perseguita e, in qualche modo, li lega. Un segreto, capace di sconvolgere l'equilibrio venutosi a creare, incombe sulle loro vite.