Epilogo

841 58 24
                                    

Summer

«Le analisi erano proprio necessarie?»

Fannie si volta a guardarmi. Considerando, probabilmente, stupida la mia domanda, resta in silenzio. Chiude per un attimo gli occhi, prende un respiro profondo e poi li riapre. Questa scena mi sa di già vista.

«Sei svenuta dopo aver mangiato un pezzo della torta al cioccolato che avevo preparato per l'addio al nubilato e sai che non sono una brava cuoca. Fra l'altro, continuo ancora a chiedermi perché lasciate cucinare sempre me, ma affronteremo questo argomento in seguito.» Sospira. «Voglio essere sicura di non averti avvelenata.»

Roteo gli occhi. Ovviamente non mi ha avvelenata, o almeno credo, ma ho deciso comunque di seguirla in ospedale perché è pur sempre una delle mie migliori amiche e farei qualsiasi cosa per farla stare tranquilla.

«Non le dici niente?», chiedo a Zoe che, con una mano sul pancione e il bouquet nell'altra, continua, agitata, a passeggiare per il corridoio.

Lei si volta verso di me e scuote il capo. «Non è un male essere apprensivi.»

Fannie sorride e solleva le braccia verso l'alto. «Finalmente! Qualcuno la pensa come me» , afferma, gioiosa.

Abby sbuffa. «Zoe, smettila di muoverti, mi stai facendo venire la nausea» , si lamenta. «E solleva il velo dal pavimento, lo stai sporcando» , aggiunge.

Alessia si passa una mano fra i capelli. «Matthew, secondo me, sta impazzendo. Dovevi essere in chiesa un'ora fa» , c0nstata.

«La sposa si fa sempre attendere» , le risponde la diretta interessata, presa da un moto di orgoglio.

Fannie mi colpisce, improvvisamente, con una gomitata. «Quella dottoressa sta venendo da noi» , mi fa notare, afferrandomi per le spalle e facendomi voltare per guardare una donna sulla trentina con i capelli lunghi e biondi sciolti sulle spalle.

«Summer Jenkins?» , chiede, dopo averci raggiunte, rivolgendo prima uno sguardo a Fannie che, per l'ansia, mi sta stritolando un braccio, e poi alle altre tre.

Sollevo una mano verso l'alto per farmi notare.

«E' lei!» , gridano le mie quattro amiche, prima che possa aprire bocca, iniziando ad indicarmi.

La donna ci sorride. «Ha avuto soltanto un calo di pressione» , mi informa.

Chiudo gli occhi, inclino il capo da un lato e sollevo in alto la mano destra. «Vi avevo detto sì o no di non preoccuparvi? E' sempre la solita storia» , commento.

La dottoressa continua a rigirarsi una cartella fra le mani. «Dovrebbe comunque cercare di riposare. Siamo in pieno Agosto e fa molto caldo. Torni a casa e stia all'ombra. Legga un libro o guardi un film. Un po' di tranquillità farà bene sia a lei che al bambino.»

«Ho un matrimonio, non poss...» Mi rendo conto di ciò che ha appena detto e, con gli occhi sgranati, sollevo di scatto la testa per guardarla. «Quale bambino?»

Fannie si alza in piedi. «Oh, capperi!» , grida. «Diventerò di nuovo zia!»

Prende la rincorsa e improvvisa una scivolata fra gli infermieri che le rivolgono occhiatacce. Mi porto le mani sul viso e inizio a piangere. Zoe viene verso di me e lascia il bouquet fra le mani della dottoressa per potermi abbracciare. Abby e Alessia, come lei, iniziano a stringermi. Mi porto una mano sulla pancia e mi mordo il labbro inferiore. Con gli occhi lucidi, sollevo la testa verso l'alto. Avrei dovuto proteggerti io, Peter. Avrebbe dovuto proteggerti Edward. So, però, che in qualche modo, stai vegliando tu su di noi. Mi piace pensarla così. Ci credo. Il cellulare inizia a squillarmi nella pochette e, incapace di parlare, lo afferro e lo passo ad Abby.

DownfallDove le storie prendono vita. Scoprilo ora