Capitolo 8

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- Ora dimmi tu a chi stavi pensando - disse dopo essersi quasi ripresa dal pianto di poco fa.
Fissai un albero un po' più in lì. Il primo albero, quello con un solo taglietto.
- Io pensavo alla mia famiglia -
Il suo sguardo mi guardò curioso, seguendolo fino ad arrivare all'albero più in là.
- La mia famiglia si è distrutta. Ce l'hanno distrutta - dissi con tono arrabbiato e triste allo stesso tempo - Mio padre aveva iniziato già a drogarsi dall'adolescenza - prima che potessi continuare mi interruppe.
- Perché si drogava ? -
- Sincera ? Non lo so - sospirai - So solo che per colpa sua ho passato i più brutti anni della mia vita. Ha portato via la bambina che avrei dovuto essere. Nessuno mi parlava. Giocavo da sola con i miei amici immaginari. Sai, a volte chiedevo proprio a loro cosa si avrebbe dovuto fare per avere qualche amico, perché io avrei voluto, ma tutti mi evitavano e credevo che fosse colpa mia. Quando tornavo a casa mi guardavo da testa a piedi e dicevo a mia mamma con tono innocente e triste : "ho una brutta maglietta ?" come se fosse quello il problema. Mia madre mi guardava e sbuffava ridendo per poi dirmi : "Sei bellissima" - iniziò a tremarmi la voce dopo quasi metà discorso - Mio papà ha portato via la mia gioventù. -
- Allora perché piangi per lui ? -
- Perché piangeva sempre. Sapeva che era caduto in quel circolo vizioso per colpa sua, ma avrebbe voluto uscirne. Lui mi trattava come una principessa, e non solo me, anche la mia famiglia - una lacrima scivolò sul mio viso e abbassai il capo, per tristezza - Anche se per colpa sua non avevo amici, io gli volevo bene. I miei litigavano sempre. Di continuo. Sofia ancora era molto piccola. Adesso ha otto anni e mi starà aspettando a casa. Sai, da quando è morto papà la mamma è sempre nervosa e Sofia essendo senza amici cerca di giocare sempre con me. Chissà cosa starà facendo adesso... -
- Le vuoi bene ? -
- Troppo - dissi subito - Voglio avere una vita normale anch'io. Voglio crearmi una famiglia tranquillamente. E soprattutto, non voglio che i miei futuri figli crescano come me. Loro devono essere felici. - ritornai a guardare l'albero.
- Perché guardi l'albero ? È da un bel po' che ho notato che fissi solo quello. - mi prese in contropiede.
- Lì ci andavo sempre con la mia famiglia, in estate. Facevamo il picnic là sotto. Ho passato proprio lì i momenti più tristi e belli della mia vita. Quando sono triste cammino in questo bosco anche se sotto la pioggia. Non me ne frega niente se qualcuno potrebbe farmi del male, essendo in un luogo isolato. Forse aspettavo solo quello : che qualcuno mi facesse del male, perché io non ci riuscivo. -
- Cosa c'è lì dentro ? - la sua domanda mi prese di nuovo alla sprovvista, e per raccogliere delle menzogne da dire feci finta di non capire.
- Cosa ? - domandai.
- Prima avevi tirato bruscamente la mia mano da lì -
- C'è una lettera lì dentro - mi arresi.
- Lo immaginavo - sussurrò.
- Dice che quella lettera dovrò leggerla solo quando troverò qualcuno da amare. -
Questa fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Iniziai a piangere, piangere forte.
- Mi ha detto... - tentai di parlare, ma i singhiozzi non me lo permettevano - Mi ha detto tre anni fa, quando avevo compiuto i miei diciott' anni, che mi aveva scritto quella lettera perché sapeva che... - spiegai tra i singhiozzi - che lui non avrebbe avuto il tempo di conoscere la persona che amerò... -
Lauren mi fissò, con i suoi occhi verdi color foresta, e mi strinse a sè.
- Non ti lascerò andare. Ci sono io con te - mi strinse più a sè.
- Mi manca papà... - il mio pianto divenne disperato, facendomi quasi offuscare la vista per le troppe lacrime.

Live or die ? ➳ CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora