Capitolo 21

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Pov's Camila

Tutto era confuso.
Ricordavo solo che qualcuno era venuto a prendermi... Ma chi ?
Sentì tutto il corpo debole.
Aprì gli occhi e mi ritrovai in una stanza.
Sgranai gli occhi quando vidi un tavolo da lavoro dove c'erano diversi coltelli e armi di diverso tipo.
Qualcuno mi aveva rapinata.
- Oh, buongiorno principessa - un ragazzo sulla ventina aprì la porta - Come sta la gamba ? - mi schernì il bruno, per poi andare a sedersi vicino al suo tavolo di lavoro.
Chi era quello ? Cosa voleva da me ?
Cercai di ricordare, finché ci riuscì.
Michael era venuto a prendermi, e mi minacciava di stare in silenzio con un coltello in tasca. Io così ascoltai i suoi ordini, finché mi mise in macchina con forza e mi diede un colpo in testa con il calcio della pistola, facendoni svenire.
Però adesso quell'uomo non era Michael, sembrava un pazzo psicopatico dai suoi sorrisi acidi e da come gli brillavano gli occhi quando teneva in mano un coltello da affilare.
Mi faceva paura, ma la cosa che mi faceva più paura era il fatto di non poter scappare.
Ero legata ad un letto, con le catene che stringevano con forza i miei polsi e le mie gambe.
E la cosa che rendeva la situazione più grave era il fatto di non poter utilizzare una gamba, quindi anche se avessi trovato l'opportunità di scappare non ci sarei riuscita.
- Cosa vuoi da me ? - esitai.
- Torturarti -
Deglutì.
- Perché ? -
- Perché mi piace vedere le persone soffrire - fece una risata acida.
- Io... Ti prego non farmi del male... - sussurrai tra le lacrime.
- Che stupida. Ti farò del male invece, ma se mi ascolterai forse sarò buono, e te ne farò di meno. -
Restai in silenzio.
Avevo la bocca secca, e anche tanta fame. Dannazione ! Stupida Camila, avresti dovuta mangiare ! Ora questo ragazzo non mi darà nè acqua e nè cibo.
- Quindi mi ucciderai ? -
- Il capo mi ha detto che posso farne di te quel che voglio. E io voglio divertirmi finché non mi stuferò, quindi dovrai sorprendermi se non vuoi morire -
- Cosa dovrei fare ? -
- Tutto quello che ti chiederò -
Le lacrime cintinuarono a scivolare sul mio viso, finché lui stufo non si alzò con un coltello in mano e si avvicinò a me.
- Mh... Che piccola e docile che sei - il suo coltello seguì una mia lacrima, graffiandomi la guancia visto che l'aveva da poco affilata.
- Mi... Mi fai male ! - esclamai.
Lui serrò la mascella.
- Stupida ragazzina - il coltello arrivò al mio collo, facendoni sudare dalla paura - Mi divertirò un sacco con te -

Live or die ? ➳ CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora