Capitolo 9

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Dopo qualche minuto asciugai le lacrime e tirai sù col naso, alzandomi.
- Andiamo, che è tardi - cercai di sembrare fredda, ma ovviamente il mio tentativo apparì sicuramente ai suoi occhi, superfluo, visto che avevo appena finito di piangere tra le braccia di una sconosciuta.
- Va bene - disse, con un tono un po' dispiaciuto.
Ci dirigemmo in auto, e appena entrate presi Google Maps e cercai il luogo che in quel momento era il più importante : la mia piccola abitazione, in mezzo al bosco.
- Non è molto lontana - dissi e lei mise a moto - Bisogna solo prendere un piccolo sentiero a destra. Quel sentiero si differenzia dal resto proprio perché c'è un lago lì -.
Le dissi nei dettagli dove saremmo dovute andare. Se non fosse stato per quegli alberi ci saremmo arrivate molto prima visto che non era nemmeno tanto lontano, ma il bosco sembrava tutto uguale e quel lago era il solo punto di riferimento che ci aveva aiutate.
- È questa ? - domandò, fermandosi davanti ad una piccola abitaziome di legno, che sembrava abbandonata.
- Sì - sussurrai, facendo un grande sospiro pochi secondi dopo.
Era da tanto che non entravo in quell'abitazione : l'ultima volta era stata un mese fa, con mio padre, che cercava la sua canna da pesca lì dentro. Usava quell'abitazione come se fosse un magazzino, ma potevamo utilizzarla anche per le vacanze : a noi piaceva stare in mezzo ai boschi, la natura, gli animali. Era piacevole dormire lì dentro.
Scendemmo dall'auto ed entrammo nell'abitazione.
Un fastidioso cigolio emise la porta di legno, per poi susseguirsi un odore famigliare.

- Papà, papà ! Guarda, guarda ! Li hai pescati tu ? - fissai l'interno di un secchio d'acqua pieno di pesci, a terra.
- Sì, ti piacciono ? - disse mio padre dopo essersi avvicinato.
- Come si chiama questo ? - domandai, curiosa, puntando il mio dito su uno dei pesci, che sembrava muoversi più freneticamente degli altri.
- È una trota -
- Mi piace ! Posso tenerlo ? - anticipai un broncio, sapendo già che avrebbe detto di no.
- No, poi ti stufi dopo un po', e non mi va di dargli da mangiare io -
- Uffaaaa - sbattei i piedi sulle mattonelle sotto di me, piagnucolando.
- Dai ! Se fai la brava oggi ti porto a pescare -
- Davveroo ? -
- Sì ! -
- Grazieeee - saltellai sul posto, con felicità.

Fissai il secchio vicino al tavolo di legno, era vuoto.
Mi era strano non vederlo pieno : mio padre pescava sempre e questa fu la prima volta che lo visti vuoto.

- E adesso ? Io dovrei sistemarmi ! Non abbiamo nulla, dannazione ! - iniziò a lamentarsi Lauren, per poi buttarsi a peso morto su un divano della cucina.
- Stupida, pensi che non ci abbia già pensato ? - alzai lo sguardo dal secchio, provocando un grande punto interrogativo sul viso di Lauren - Avevo già anticipato anche questo -
- Che ? - si mise a sedere.
- Ho uno specie di sgabuzzino qui. Ho persino magliette, intimi, asciugamano, ancora nuovi. Mio padre mi aveva detto che questo sarebbe stato il mio nascondiglio e che avrei dovuto tenere sempre le cose di riserva qui dentro - spiegai.
La bocca di Lauren si sbalancò, sorpresa.
- Cazzo. Sei un fottuto genio - disse Lauren, scomponendo le parole una dall'altra per enfatizzare.
Sorrisi educatamente, finché i miei occhi non caddero su un indumento sopra il divano : una tuta da pesca.
Mi avvicinai all'indumento e lo presi fra le mani.
Era macchiato, non era ancora stato lavato.
Lo avvicinai al mio naso e sentì un odore famigliare.
- Papà... - sussurrai, come se fosse ancora lì con me.
Tenni stretta a me quella tuta, con gli occhi chiusi, come se avessi un pezzo di qualcosa che non c'era più. Come se avessi fra le mani l'ultimo frammento di cuore, l'ultimo frammento di un cuore che aveva smesso di battere già da un bel po'.

Live or die ? ➳ CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora