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"Pronta per il tuo primo giorno di scuola?"

Infilo l'ultimo quaderno in una borsa a tracolla che Allison mi ha obbligata a comprare ieri pomeriggio, quando l'occhio cade casualmente sulle cuffie appese al bordo del letto. Allungo un braccio e le prendo tra le mani, rigirandole tra le dita come se potessero parlarmi ma le mie orecchie non fossero in grado di sentire; come se volessero dirmi qualcosa ma in una lingua incomprensibile.
Sbuffo, per poi posizionarle attorno al collo, già collegate con il cellulare che, oltre per la musica, non ho ancora avuto il coraggio di guardare.
Qualcuno bussa alla porta della mia stanza. Alzo lo sguardo e subito incrocio gli occhi scuri di mio cugino, mentre si affaccia all'interno della mia stanza con un sorriso a trentadue denti sul volto.
《Sei pronta?》Chiede alludendo alla borsa che tengo ancora aperta sul letto.
Tiro la cerniera e annuisco, raggiungendolo appena fuori da camera sua.
Scendiamo le scale insieme, senza proferire parola, mentre il mio sguardo non riesce a fare a meno di ricadere su quella stessa parete accanto alle scale, come se anche quella cosa precisa fosse già presente nella mia testa, ma riposta in un reparto di cui non ho più le chiavi d'accesso.
Scuoto il capo, scendendo le ultime scale, sforzandomi di guardare dritto davanti a me.
《Allora Laura, sei pronta per il tuo primo giorno di scuola?》La voce di zia Melissa mi distrae da tutti i pensieri che mi hanno affollano la mente da quando ho messo piede giù dal letto, facendomi tornare bruscamente alla realtà.
Annuisco, seppur con lo sguardo perso nel vuoto.
La vedo sorridere ancora più di prima. Dopodiché alza una mano davanti agli occhi di suo figlio, facendo scattare il mio udito, e di conseguenza il mio sguardo, sulle chiavi che scuote tra le dita.
Quel trillo fastidioso mi costringe ad assottigliare gli occhi in due fessure.
Scott afferra le chiavi dalla mano della madre, sbuffando un sorriso.
《Ti accompagnerà lui a scuola》dice Melissa, rivolgendo uno sguardo di rimprovero al figlio.《E tu: mi raccomando, quella macchina deve durare ancora per molto.》Poi gli spettina i capelli, mentre Scott ridacchia in imbarazzo.
Abbasso lo sguardo per nascondere un sorriso, poi sbuffo una risatina quando mi accorgo delle guance rosse di Scott.
《Forza andate, o farete tardi!》Ridacchia infine Melissa, dando una pacca sulla spalla di Scott.
Una volta salutata la zia, usciamo di casa e saliamo subito in auto. Scott ingrana la marcia, mentre allaccio la cintura e mi sistemo sul sedile, guardando lo specchietto retrovisore come ad osservare qualcosa alle nostre spalle.
《Allora》canticchia, tenendo gli occhi puntati sulla strada,《cosa mi racconti?》
Faccio spallucce, abbassando lo sguardo sulle mie mani che si intrecciano nervosamente.《Cosa vuoi sapere?》
Scott emette uno strano verso buffissimo dalle labbra e, quando mi volto a guardarlo con un sorrisetto divertito, un'espressione pensierosa troneggia sul suo volto.
《Com'era la tua vita a...》
《Bushwick?》completo la sua domanda in un sussurro, riportando lo sguardo sulle dita delle mie mani e strappando alcune pellicine con le unghie.
《Sì, Bushwick...》borbotta sovrappensiero, dedicandomi poi uno sguardo fugace in attesa di ricevere una risposta da parte mia.
《Beh, normale》mormoro restando sul vago,《non avevo molti amici... in effetti, ne avevo una, si chiamava Lydia.》
Scott mi interrompe bruscamente, come se si fosse appena risvegliato da un brutto sogno.《Hai detto Lydia?》Chiede poi sorpreso. Intanto il suo viso si gira di scatto nella mia direzione.
Annuisco e continuo, ignorando l'espressione strana che aleggia sul suo volto anche dopo essere tornato a guardare la strada.
《Le piaceva la musica ed era un'ottima cantante, sì.》E in quel preciso istante nella mia testa si materializza come una specie di flashback che mi riporta alla mente alcuni ricordi. Eravamo a casa mia, una delle tante sere in cui mio padre invitava Lydia a cena per poi sentirla cantare sopra le note di una stupenda melodia suonata dal pianoforte. Ricordo la sua voce candida e soave, proprio come se stesse cantando qui di fianco a me, in questo momento.
《Forza Laura, unisciti a noi》 mi incoraggia Lydia, riprendendo a cantare.
Io ridacchio, in completo imbarazzo, mentre tento in ogni modo di convincerla che non sono capace a cantare.
Ma tutto questo dura soltanto una manciata di secondi, il tempo che percorriamo prima che davanti ai nostri occhi appaia un enorme edificio dai colori che vanno dal blu al beige con la scritta "Beacon Hills High School" che troneggia all'entrata.
Mi accorgo solo ora del battito del cuore accelerato, del respiro affannato, della  mano che stringe forte la maniglia della portiera, così forte da sentire il metallo sgretolarsi sotto la mia stretta, e della voce di Scott che richiama il mio nome.
《Laura? Va tutto bene?》Chiede preoccupato, inclinando la testa davanti ai miei occhi.
Di nuovo mi investe quell'ormai familiare senso di smarrimento che mi provoca una leggera nausea, come se qualcosa mi stesse sfuggendo. Qualcosa che ho esattamente lì, davanti al naso, sulla punta della lingua.
Quando la sua mano sfiora il mio braccio, sussulto, facendolo arretrare.
Annuisco freneticamente, bofonchiando:《sì, sto bene》prima di scendere dall'auto in modo definitivo.
Chiudo la portiera al mio fianco, sentendo lo sguardo di mio cugino posato su di me: sembra preoccupato e allo stesso tempo allarmato. O almeno lo deduco dopo aver visto il cipiglio che domina il suo viso e il modo in cui i suoi occhi mi guardano.
Prendo l'ennesimo respiro profondo, passando una mano tra i lunghi capelli castani. Afferro poi la borsa con più decisione e mi volto verso Scott, ora di fianco a me, annuendo con finta sicurezza.
Lui mi sorride in modo forzato, ma apprezzo comunque il fatto che non abbia azzardato ad aggiungere altro.
Inizio a camminare dietro di lui, guardandomi attorno spaesata e cercando il più possibile di evitare gli sguardi degli altri. Questo, fino a quando una mano non si avvolge attorno al mio braccio, costringendomi ad alzare gli occhi su mio cugino.
《Tranquilla, andrà tutto bene》mi sorride, cercando di rassicurarmi.
Una volta raggiunta la porta di un'aula, una domanda mi sorge spontanea.
《Scott, ma... non dovrei andare dal preside a...》La mia frase resta in sospeso, quando, dall'angolo del corridoio, vedo sbucare una testa di capelli mori scompigliati che si dirige a grandi falcate verso di noi.
Scott sposta i suoi occhi nella stessa direzione in cui sono puntati i miei, sorridendo maliziosamente mentre sposta il suo sguardo da me a Stiles e viceversa.
《Ciao amico》saluta Scott con un pugno amichevole.《Ciao Laura》mi rivolge subito un sorriso.
La voce mi si blocca in gola, impedendomi di emettere qualsiasi tipo di suono. Perciò alzo la mano e la scuoto, salutandolo con quel semplice gesto.
Sento Scott trattenere a stento le risate, abbassando la testa e portandosi una mano davanti alla bocca.
《Ti accompagnerà Stiles!》Esclama, iniziando ad allontanarsi per raggiungere Allison, apparse in questo istante in fondo al corridoio.
《Cosa?》Esclamiamo io e il moro all'unisono. Ma ormai è già troppo lontano per poterci sentire.
《Questa me la paghi Scott》bisbiglia, ignorando la distanza che ormai si è creata tra i due.
Nonostante questo, noto comunque con gran sorpresa che Scott, ormai accanto ad Allison, lancia un'occhiatina divertita all'amico di fronte a me. Strano. Non può averlo sentito...
Stiles si passa una mano tra i capelli in evidente imbarazzo, prima di schiarire la voce.《Allora, so che il preside è già stato avvisato del tuo arrivo》Sposta lo sguardo sulle mie mani, in cui tengo stretto il foglio con i corsi da frequentare che mi ha lasciato Melissa ieri sera prima di andare a dormire.《E vedo che hai già l'elenco dei tuoi corsi, perfetto!》Esclama infine, 《allora possiamo accomodarci...》Sbircia un attimo sul mio foglio prima di concludere con:《nell'aula di storia!》
Mi fa cenno di entrare nella stanza di fronte a noi, quindi lo precedo entrando in classe. Subito gli sguardi di tutti gli alunni già seduti si puntano su di me come attratti da una calamita. Stringo più forte la presa sulla tracolla della borsa, affondando le unghie nel tessuto di cuoio, quasi a volerlo perforare.
Stiles mi passa accanto, sorridendomi e facendomi ora cenno con la testa di seguirlo. Ubbedisco e, senza farmelo ripetere due volte, lo seguo a testa bassa per evitare ogni tipo di contatto visivo con le altre persone presenti nell'aula. Essere la nuova arrivata fa schifo.
Vedo Stiles sedersi nel penultimo banco infondo all'aula, sistemando carta e penna sulla superficie ruvida del tavolino.
Resto in piedi immobile per qualche secondo, facendo vagare lo sguardo per tutta la classe in cerca di un banco libero che non sia troppo evidente: non mi piace stare al centro dell'attenzione.
Il mio sguardo viene catturato da un banco accanto alla finestra da cui si riesce perfettamente a vedere l'intero parcheggio della scuola. Solo dopo aver mosso qualche passo nella sua direzione mi accorgo che si tratta proprio del banco di fianco a quello di Stiles. Mi siedo quindi a quel posto, sorridendo al mio nuovo amico.
Estraggo il libro di storia dalla borsa e sistemo ordinatamente tutto il materiale sul banco. Sposto poi lo sguardo fuori dalla finestra, perdendomi nei miei pensieri e ripensando al motivo per cui mi trovo qui, ora. Appoggio il gomito sulla superficie fredda del banco e il mento sul palmo della mano, facendo in modo che il mio braccio sorregga la mia testa.
Di punto in bianco qualcuno si schiarisce la voce, attirando la mia attenzione.《Questo è il mio banco.》
Sposto gli occhi su colui che mi sta parlando, ritrovandomi davanti un ragazzo tagliato corto, con un ciuffo biondo scuro appena accennato, gli occhi grigi e la mascella ben delineata. Forse, in un'altra vita, mi sarebbe anche potuto piacere. Ma solo esteticamente.
《Jackson, lasciala in pace》sbuffa Stiles, rigirandosi una penna tra le dita.
《Zitto Stilinski!》Sputa in modo velenoso il ragazzo in piedi di fronte a me, riportando poi lo sguardo sulla sottoscritta.
《Non mi sembra di aver visto il tuo nome scritto da qualche parte》sussurro con la voce leggermente roca, fissando i miei occhi dello stesso colore del ghiaccio nei suoi, restando seria e alquanto impassibile.
Lui sbuffa un ghigno che ben presto gli contorna il volto per intero. Poi appoggia le mani sul bordo del banco, avvicinandosi pericolosamente a me.
《Stai a sentire, bellezza》esordisce a voce bassa, senza staccare gli occhi dai miei e senza togliere quello stupido ghigno dalle labbra,《il fatto che tu sia nuova qui, non ti dà alcun privilegio.》
Si interrompe non appena una mano gli si posa sulla spalla, costringendolo a voltarsi.
《Lasciala in pace, Jackson.》La voce di Scott suona dura e pacata mentre pronuncia quelle parole.
《Che c'è McCall? È la tua nuova fidanzatina? Allison ha finalmente capito quanto sei sfigato?》Ridacchia di fronte alle sue stesse stronzate.
Scott serra la mascella e assottiglia gli occhi a due fessure, fissando Jackson con sguardo duro e minaccioso. Stringe la mano a pugno con tanta forza che le nocche si impallidiscono in una frazione di secondi. Prende dei lunghi respiri profondi per rallentare il battito cardiaco accelerato.
《È mia cugina》sibila Scott a denti stretti.
Il ragazzo dagli occhi grigi scoppia a ridere dal nulla, facendo corrugare la fronte sia a Scott che a me. Poi smette improvvisamente e scrolla le spalle, liberandosi della mano di mio cugino e voltandosi di nuovo verso di me.
《Un'altra McCall》dice con un tono di disprezzo nella voce e un sorriso schifato sul volto.《Non finisce qui.》Mi rivolge un'occhiata fugace, prima di allontanarsi e sedersi da un'altra parte, il più lontano possibile da me.
Deglutisco, tornando a guardare fuori dalla finestra, ma uno sguardo che persiste nel fissarmi mi costringe a voltarmi. Non appena i miei occhi incrociano i suoi, Stiles ritorna a fissare il suo quadernetto, torturando il tappo della sua penna con i denti. Anche distolgo lo sguardo, senza riuscire però a far finta di niente. Mi mordo il labbro inferiore per cercare di nascondere il sorriso che si è creato sulle mie labbra e per evitare che qualcuno - chiunque - possa vedere le mie guance arrossate.

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