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"Sono disposta a correre il rischio"


Stiles

Sento il mio cuore battere a mille mentre, per l'ennesima volta, scatta la segreteria telefonica. Mi passo una mano tra i capelli, frustrato e nervoso come solo poche volte nella vita mi era capitato di essere, chiudendo la chiamata e permettendo ad un lungo sospiro di lasciare finalmente le mie labbra.
"Al cellulare non risponde" avverto i due ragazzi in piedi di fronte a me, anche loro intenti a telefonare nella speranza di ricevere buone notizie; ma dalle espressioni dipinte sui loro volti, mi disilludo in un istante.
"Mia madre non l'ha sentita" sospira Scott, continuando a smanettare con il cellulare.
"Isaac non risponde" borbotta Allison, ricomponendo un'altra volta il numero del riccio, per poi riportare il cellulare svogliatamente all'orecchio "Ma dove diavolo si è cacciato..."
"Sinceramente, recuperare sciarpaman dalla sua fuga amorosa è l'ultima delle mie priorità" sbotto inacidito, tamburellando nervosamente le dita della mano destra contro la tasca dei pantaloni in cui avevo riposto il cellulare soltanto qualche minuto fa.
Entrambi i miei amici si bloccano immediatamente di fronte alle mie parole, forse un po' troppo dure persino per me che, in fin dei conti, non nutro tutta questa ostilità nei confronti di Isaac.
Chiudo gli occhi e sospiro, massaggiando il ponte del naso con le dita. "Scusate... sono solo terribilmente preoccupato per Laura"
"Lo siamo tutti" interviene Allison, accarezzandomi dolcemente il braccio con un sorriso comprensivo sul viso "Ma anche Isaac fa parte del branco... e in questo momento penso che un fiuto sovrannaturale in più non possa che esserci d'immenso aiuto, non credi?". La mora alza le sopracciglia in attesa di una mia risposta.
Annuisco. "Sì, hai perfettamente ragione..." abbozzo un sorriso, quasi completamente tirato, data la situazione.
"Forza" si strofina infine le mani "andiamo a cercarlo... non può essere andato troppo lontano".
Fa per muovere il primo passo, ma l'espressione corrucciata sul viso del suo ragazzo la costringe ad arrestarsi: le sopracciglia sono infatti corrugate e gli occhi concentrati sullo schermo del suo cellulare. Quando finalmente l'alfa si accorge dei nostri sguardi confusi e curiosi, si schiarisce la gola, deglutendo pesantemente.
"È un messaggio di Isaac"

Laura
Sono il rumore delle gomme a contatto con l'asfalto asciutto, il vento che viene tagliato da un'automobile che sfreccia sulla strada e una vecchia canzone che risuona in sottofondo all'interno dell'abitacolo a farmi riprendere. Sbatto lentamente le palpebre, permettendo ai miei occhi di adattarsi poco alla volta alla luce accecante che mi colpisce in pieno volto; poi muovo piano la testa, prima a destra e poi a sinistra per un paio di volte, scoprendo di aver un gran male a partire dalla nuca in su: qualcuno deve avermi dato un bella botta, abbastanza forte da farmi svenire giusto il tempo per caricarmi in macchina e rapirmi senza troppe noie.
Allungo il braccio, seppur intorpidito, dietro la schiena, massaggiandomi il punto dolente.
Una volta aperti definitivamente gli occhi, metto a fuoco la figura seduta di fronte al volante, che presumo sia anche colui che mi ha rapita. Sbatto più volte le palpebre, temendo addirittura di avere le allucinazioni; ma quando realizzo che non si tratta di nulla di tutto ciò, aggrotto le sopracciglia e sgrano gli occhi.
"I-Isaac?" bofonchio con la bocca ancora impastata e la voce piuttosto rauca.
Il ragazzo in questione si gira con uno scatto nella mia direzione, puntando i suoi occhi azzurri nei miei. Mi lancia una semplice occhiata prima di riportare gli occhi nuovamente sulla strada, senza azzardarsi a proferire anche solo una singola parola.
Raddrizzo immediatamente la schiena, sistemandomi meglio sul sedile e affondando le dita in esso per via della paura che inizia a farmi battere il cuore un po' più forte del normale. E non mi stupisce affatto sapere che anche Isaac se n'è reso conto.
"Non devi aver paura" sussurra infatti dopo qualche secondo.
"Ah no?" sbotto in modo del tutto sarcastico "Quindi mi hai dato una botta in testa e mi hai rapita per? Portarmi in un posto carino sul lago e dichiararmi il tuo amore per caso?".
Il biondo sbuffa un mezzo sorriso, alzando gli occhi al cielo. "Dio, mi sembri Stiles!".
Forse, avendo passato molto tempo insieme a lui, potrebbe anche avermi contagiata con la sua indole da sarcastico come unica arma di difesa, ma non è certo questa la mia prima preoccupazione: al momento, primo in classifica è il fatto di essere stata rapita da una delle poche persone di cui pensavo di potermi fidare; il che mi porta a riflettere sul punto numero due del podio attuale: di chi esattamente posso ancora fidarmi?
Incrocio le braccia al petto, scivolando lentamente lungo lo schienale mentre un lungo sospiro di rassegnazione decide di lasciare le mie labbra.
Isaac allunga una mano verso di me, poggiandola sulla mia coscia per accarezzarla lentamente, quasi a volermi rassicurare, ma io scatto subito alla mia destra, facendomi piccola piccola sul bordo del sedile, contro la portiera.
Il ricciolino ritira allora la mano, riportandola sul volante; poi sospira. "Credimi, non è come sembra"
Alzo immediatamente le sopracciglia, voltandomi appena nella sua direzione. "Quindi non mi stai portando da Derek?"
Si passa una mano sul viso, deglutendo. "Voglio solo che tu sappia che non lo sto facendo per lui".
Corrugo la fronte, confusa. Tutto questo non ha alcun senso! Se non sta dalla parte di Derek, allora per quale motivo vuole consegnarmi direttamente nelle sue mani - o artigli per meglio dire - come se fossi un pacco di Amazon?
Assottiglio gli occhi, guardandolo con sguardo perso nei miei pensieri, come se aspettassi che il suo profilo mi parlasse, svelandomi quel pezzo del puzzle che mi sfugge: piccolo ed insignificante se preso da solo, ma fondamentale per capire nel modo corretto la figura che ho davanti. Riesco persino a sentire il rumore delle rotelline che girano nel mio cervello; eppure non capisco.
Faccio per aprire bocca, pronta a dare voce a quel mio dubbio, diventato ormai esistenziale, ma la richiudo immediatamente quando un flash, forse più che un'illuminazione, mi si proietta davanti agli occhi: ripercorrendo ogni attimo che ho passato in compagnia di Isaac, il mio cervello riesce in qualche strano e assurdo modo a recuperare quella mattina in cui, dopo aver scoperto ciò che era successo ai miei genitori, era stato proprio lui a cercare di consolarmi; e questo proprio perché lui in prima persona aveva già dovuto affrontare un lutto simile. "Farei di tutto per sapere chi l'ha ucciso" Questa frase inizia a risuonare nella mia testa come un disco rotto. E finalmente capisco.
"Lui lo sa?" chiedo improvvisamente in un sussurro. Se non sapessi del suo super udito, probabilmente penserei che non mi abbia sentito. "Derek sa chi o come è stato ucciso tuo padre..." insisto allora, non ricevendo alcuna risposta, nemmeno un singolo sguardo "non è vero?".
A quel punto, Isaac contrae la mascella e un'espressione indecifrabile fa capolino sul suo volto. Il suo cuore in ogni caso, accelerando il ritmo delle sue pulsazioni, tradisce la sua facciata da duro e apatico che era riuscito a costruire.
Deglutisce pesantemente. "Non pretendo che tu capisca, e per la cronaca-"
"Ti capisco eccome invece" lo interrompo immediatamente. Lui si gira verso di me con uno scatto, puntando i suoi occhi azzurri nei miei, dello stesso colore. Ci guardiamo a vicenda per una manciata di secondi: seppur sia lui quello alla guida, sono io a distogliere per prima lo sguardo, incapace di sostenerlo senza il terrore che vi possa leggere tutto ciò che mi passa per la testa in questo momento.
Schiarisco la gola, sedendomi composta sul sedile e tornando a guardare la strada. "Se ora ricordo quello che è successo ai miei genitori, è solo grazie all'aiuto di Scott e Stiles..." Deglutisco e chiudo gli occhi. "Perciò ti aiuterò" butto fuori di getto, senza pensarci troppo: se l'avessi fatto, probabilmente mi sarei morsa la lingua e me ne sarei stata zitta.
Sospiro, percependo il suo sguardo incredulo e sbalordito posarsi su di me. "So che è pericoloso, ma sono disposta a correre il rischio".  
"Anche se la verità ha fatto molto più male di tre porte sbattute in faccia una dopo l'altra..." affondo i denti nel labbro inferiore, per impedire alle lacrime di bagnarmi il viso "mi rendo conto che non avrei potuto vivere senza saperla"
Abbasso lo sguardo, ritrovandomi a pensare per l'ennesima volta ai miei genitori. Una lacrima riga impercettibilmente il mio volto, ma viene subito rimpiazzata da un piccolo sorriso appena abbozzato alla vista della mano di Isaac destra sulla mia: fa in modo che le nostre dita si intreccino timidamente, ed io questa volta lo lascio fare. Poi posa due dita sotto il mio mento, costringendomi ad alzare lo sguardo per guardarlo negli occhi. Sorride. "Grazie"
Solo allora mi accorgo che la macchina non è più in movimento ma è ferma, parcheggiata in uno spiazzo nel bel mezzo della riserva di Beacon Hills: attorno a noi ci sono solo alberi, migliaia e migliaia di alberi talmente alti che sembrano toccare il cielo. Poi c'è una casa, esattamente di fronte a noi: una catapecchia in legno mezza distrutta, con pochi vetri intatti, il tetto crollato per metà ed i segni evidenti di un incendio, probabilmente la causa del suo stato attuale.
Deglutisco un boccone d'ansia e paura quando Isaac mi conferma che siamo arrivati.
Prima che possa scendere dall'auto, afferro il suo braccio senza però guardarlo negli occhi. "Hai un piano, vero?"
Annuisce.
Prendo allora un respiro profondo, prima e anche dopo essere scesa dalla macchina. Spero solo che sia un buon piano e che funzioni.

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