12.

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"Non sono stato io a svuotare il barattolo!"

Un rumore sconosciuto e quasi fastidioso interrompe bruscamente il mio sonno: alzo la faccia dal cuscino, venendo sommersa dalla mia chioma di capelli scompigliati, e sbatto più volte le palpebre, aspettando di connettere tutti i neuroni del cervello prima di fare qualsiasi altra cosa. Sbadiglio sonoramente, stropicciandomi gli occhi con entrambe le mani, mentre tento di girarmi a pancia in su attraverso movimenti lenti e pigri, catapultando in questo modo le coperte giù dal letto.
Mi metto a sedere al centro del letto con le gambe distese, ancora mezza addormentata, con le palpebre che tendono a richiudersi e uno sbadiglio pronto ad uscirmi a fior di labbra. Stropiccio gli occhi ancora una volta, sforzandomi successivamente di mettere a fuoco la stanza: solo adesso mi accorgo di Isaac e Scott, sdraiati rispettivamente su un puff e su una poltrona rossa che devono aver preso dalla stanza di mio cugino, mentre dormono come due angioletti e russano come due trattori.
Sorrido immediatamente, coprendomi la bocca con una mano per trattenere una risata.
Sono così carini mentre dormono, entrambi con la bocca aperta, che quasi mi dispiace doverli svegliare.
"Isaac... Scott..." li chiamo a voce bassa "Ragazzi..?" alzo di poco la voce.
Poi mi viene in mente una canzone che ho sul cellulare, una di quelle che partono ad alto volume già dall'inizio. Perciò afferro il telefono che avevo appoggiato sul comodino, seleziono la canzone in questione, ovvero Get Up dei BTR, e schiaccio play con un sorriso a trentadue denti sul volto: i due scattano in piedi immediatamente, Isaac con un po' più di difficoltà ed esclamando "Non sono stato io a svuotare il barattolo!". Entrambi risultano frastornati e ancora mezzi addormentati.
Quando sia io che Scott ci accorgiamo della frase pronunciata da Isaac, dopo esserci scambiati un'occhiata, spostiamo entrambi i nostri sguardi confusi e curiosi su di lui, dopodiché scoppio letteralmente a ridere.
"Che ci fate voi due nella mia stanza?"
I due si scambiano uno sguardo: Isaac si gratta la nuca mentre Scott apre bocca per dire qualcosa, senza però proferire parola. Infine tornano entrambi a guardare me.
"Volevamo fare da guardia" inizia Isaac, con la voce ancora impastata dal sonno.
"Avevamo paura che potesse succederti qualcosa... sai, dopo quello che ha detto Isaac, siamo in allerta più del solito" interviene Scott in tono sincero.
"Volevamo proteggerti, tutto qua" conclude Isaac con un sorriso dolce.
Li guardo entrambi, spostando lo sguardo prima su uno e poi sull'altro, mostrando un sorriso quasi commosso sul viso. Quasi.
"Però stavate dormendo entrambi" faccio notare, alzando entrambe le sopracciglia e aprendo le labbra in un sorriso divertito.
I due si guardano di nuovo.
"Toccava a te stare sveglio" sussurra Isaac rivolto all'amico.
"No, era il tuo turno!" lo rimprovera Scott, scuotendo la testa.
Isaac spalanca gli occhi, poi, mortificato, si gira verso di me, puntando i suoi occhioni azzurri nei miei.
"Avrei dovuto essere di guardia io, sì..." confessa il biondo.
Trattengo a stento una risata, incapace invece di nascondere un sorriso divertito.
"Vi voglio bene" esclamo di punto in bianco, alzandomi dal letto per andare ad abbracciarli.
"Ora però, è meglio se ci sbrighiamo o faremo tardi a scuola" esclamo guardando l'orologio appeso alla parete.
Entrambi annuisco ed insieme escono dalla mia stanza, lasciandomi nuovamente sola.
Sorrido guardando le due poltroncine alla mia destra e pensando a quanto sono fortunata; infondo Isaac aveva proprio ragione: circondarti di persone che ti vogliono bene non solo fa bene all'anima, ti fa anche tornare nuovamente a vivere. E io credo proprio di averle trovate.

Stiles
Compongo il solito codice per aprire il mio armadietto, mentre Scott, appoggiato a quello accanto, mi osserva attentamente, mettendomi quasi paura con quel sorriso malizioso dipinto sul volto. Mi blocco immediatamente, riponendo i libri all'interno dell'armadietto per potermi girare verso il mio amico con uno sguardo confuso e un sopracciglio alzato.
"Posso sapere perché mi guardi in quel modo? La gente potrebbe iniziare a pensare male" sbuffo, tornando a sistemare i libri delle lezioni di oggi nello zaino.
"E io posso sapere cosa ti prende?" chiede invece Scott, attirando di nuovo la mia attenzione "Tutto d'un tratto sei diventato insolitamente silenzioso, nonostante riesca comunque a sentire le rotelle del tuo cervello che girano freneticamente".
Lo guardo male, abbassando le sopracciglia e incurvando le labbra; sbatto l'antello metallico dell'armadietto un po' più forte del solito, facendolo chiudere con un tonfo sordo e amplificato. Continuo a tenere la mano sulla sua superficie metallica, cambiando repentinamente l'espressione del mio viso, che diventa improvvisamente seria e leggermente malinconica.
Abbasso lo sguardo e borbotto in un sussurro quello che Scott vuole sentirsi dire, sapendo benissimo che può capirlo lo stesso.
"Come scusa?" ridacchia, allungando un orecchio nella mia direzione e amplificando il gesto portando una mano aperta davanti ad esso.
Sposto il peso del mio corpo da una gamba all'altra, sbuffando e roteando gli occhi.
"Sono preoccupato per Laura!" esclamo a voce più alta, rischiando che qualcun altro mi possa sentire "Va meglio adesso?".
Inizio a camminare in direzione dell'aula della nostra prima lezione lasciandolo indietro il più possibile per evitare di sorbirmi il suo interrogatorio.
"Allora avevo ragione!" mi sbeffeggia, raggiungendomi immediatamente e senza il minimo sforzo.
Abbozzo un sorriso sconfitto, annuendo senza bisogno di voltarmi indietro per sentire la sua risata trionfante.
"Sì sì, d'accordo, d'accordo, avevi ragione!" ammetto esasperato, passandomi una mano sul volto "Ma ora togliti dalla faccia quell'espressione da 'Ne ero sicuro e adesso te lo sbatterò in faccia per il resto della tua vita'(*), grazie!".
"Io sono costretto a sopportarla sulla tua faccia ogni singolo giorno. Fammi godere questo momento!" esclama continuando a sorridere vittoriosamente.
Mi giro verso di lui, aggrottando nuovamente le sopracciglia e facendolo ridere ancora più di quanto avesse già fatto prima. Così sbuffo esasperato, voltandomi nuovamente verso la porta della classe, mai stato più contento di entrarci; ma la mano di Scott mi afferra il braccio ancor prima che possa appoggiare a terra il piede per compiere il primo passo al suo interno, costringendomi a voltarmi di nuovo verso di lui. L'espressione seria che ha sul volto mi stordisce un attimo. Corrugo la fronte, guardandolo confuso in attesa di una spiegazione.
"Ti piace veramente?" chiede in tono talmente serio da farmi quasi paura.
Deglutisco pesantemente di fronte a questa domanda, riflettendo bene sulla risposta prima di farla uscire dalla mia bocca. Per evitare brutte figure o parole di troppo, annuisco, abbassando successivamente lo sguardo a terra per nascondere un lieve imbarazzo, ma soprattutto per paura che i suoi occhi siano in grado di leggere dentro i miei, o peggio ancora, direttamente i pensieri che mi frullano in mente. Poi però rialzo lo sguardo, ricordandomi dei suoi sensi da lupo mannaro: e allora lo guardo dritto in faccia, ritrovando la stessa faccia di prima da 'Ne ero sicuro e adesso te lo sbatterò in faccia per il resto della tua vita' dipinta nuovamente sul suo volto.
Faccio passare la lingua contro l'interno della guancia, mentre il mio naso si allarga leggermente come quando solitamente assumo la mia tipica espressione da 'Però così non vale'(**), facendo ridere Scott.
"Potresti smetterla di usare i tuoi super-sensi da lupo mannaro per una dannatissima volta, per favore?" esclamo esasperato, sbuffando successivamente.
Una lampadina si accende subito dopo nel mio cervello: le rotelline che girano hanno appena sfornato l'ennesima idea brillante!
"Io invece le piaccio?" chiedo maliziosamente, sperando ovviamente in una risposta positiva.
Prima che il mio amico possa aprire bocca per rispondere, chiarisco una cosa, dicendo "E non dirmi che non lo sai!".
Scott sorride e poi, ridacchiando, fa spallucce, oltrepassandomi per andare in classe.
"Scott!" lo richiamo, seguendolo con lo sguardo.
Quando lui si gira nella mia direzione, le mie orecchie si spalancano di nuovo.
"Mi hai detto tu di smetterla di usare i miei super-sensi!" ribatte, divertito da tutta la situazione, entrando in classe.
Io, invece, assottiglio gli occhi in un'espressione sorpresa e contemporaneamente offesa (***), restando per qualche secondo impalato nel bel mezzo del corridoio.
"Oh, andiamo Scott!" lo supplico, seguendolo a ruota dentro la classe, congiungendo le mani "Ti prego!".

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