9.

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"Sono stato fortunato: ne ho trovata un'altra"

Cammino, come a rallentatore, lungo il corridoio della scuola con lo sguardo perso e assente, mentre nella mia mente si rifanno vive le immagini terrificanti di quella sera. I suoni giungono alle mie orecchie lontani e ovattati, esattamente come ogni altra cosa che mi circonda: tutti sembrano vivere le loro vite in modo normale e nessuno si accorge di me, un morto vivente che si trascina con tutte le forze rimastegli fino in classe.
Poi una voce, fin troppo famiglia, che esclama il mio nome inizia a sovrastare ogni altro suono, tornando piano piano ad essere chiara e nitida: alzo gli occhi pigramente, mettendo a fuoco una figura che sta camminando rapidamente nella mia direzione, fino ad incrociare lo sguardo preoccupato di Stiles. Mi afferra entrambe le mani, tenendo le braccia sospese a mezz'aria come se aspettasse qualcosa, anche solo una semplice reazione.
"Laura va tutto bene?" chiede ingenuamente, troppo preoccupato per me anche solo per pensare. Sono convinta che, se si fermasse anche solo qualche secondo di più a ragionare e a contestualizzare la domanda, la troverebbe stupida e inopportuna anche lui, almeno quanto me.
Lo guardo dritto negli occhi per qualche secondo con uno sguardo di ghiaccio, indifferente; dopo di che, con un gesto rapido, faccio scivolare le mie mani lungo le sue, lasciando ricadere le braccia lungo i fianchi. Lo oltrepasso lateralmente, ignorando inconsapevolmente i suoi richiami e camminando spedita verso l'aula di chimica. Entro in classe e subito sento i passi veloci di Stiles rallentare improvvisamente, come se fosse stato bloccato da qualcosa o da qualcuno.
Prendo posto nel secondo banco della fila centrale, essendo quelli sul fondo e vicini alle finestre già occupati, notando degli strani strumenti sopra ognuno di essi.
Poi lo sgabello viene trascinato all'indietro e uno zaino viene appoggiato bruscamente sul banco al mio fianco. Appena giro la testa nella sua direzione, sento il suo sguardo amichevole puntarsi su di me: gli occhi azzurri, le labbra rosee tirate in un sorriso e le braccia incrociate sul banco. Forzo un sorriso prima di voltarmi di nuovo e guardare dritto davanti a me, fissando la lavagna in attesa dell'arrivo dell'insegnante.
"Allora..." Isaac tenta di iniziare un discorso, ma viene subito interrotto dall'ingresso del professore.
Riesco perfettamente a sentire mentre borbotta delle maledizioni riguardo al tempismo perfetto del signor Harris, ma non sono proprio in vena, nemmeno per accennare un sorriso.
"Bene ragazzi" esclama dopo aver lasciato la borsa sulla cattedra "Oggi faremo un lavoro a coppie... molto interessante".
"Tu sei brava in chimica?" mi chiede Isaac a voce bassa per non farsi sentire dal professore.
"Più o meno..." rispondo con un filo di voce, senza nemmeno guardarlo negli occhi.
Lo sento sospirare di sollievo.
"Per me va più che bene" sussurra con un sorriso "io non sono proprio una cima in questa materia".
Annuisco con fare distaccato, prestando attenzione alle istruzioni impartiteci dal professore.
"Dovrete ricreare questo particolare esemplare di pietra calcarea con i soli ingredienti che troverete sui vostri banchi. Fidatevi, non sarà sufficiente versare gli ingredienti e mescolare" esclama girando per la classe "Forza! Aprite il libro a pagina 70 e seguite ogni singolo passaggio con minuziosa attenzione. Buon lavoro!".
Detto questo, ognuno di noi inizia a leggere le istruzioni che fornisce il libro e iniziamo a creare la miscela, mentre il signor Harris gira tra i banchi, osservando tutti con le mani conserte dietro la schiena.
"Laura... come stai?" chiede ad un tratto Isaac, nel bel mezzo dell'esercizio, distraendomi.
Sorpresa della domanda, il cucchiaio, pieno di una sostanza liquida a me ignota, scivola accidentalmente dalle mie dita, finendo inevitabilmente sparso su tutto il nostro banco di lavoro.
"McCall, forse non avrei dovuto ometterlo: l'esito di questa prova inciderà sul vostro voto finale e, perché no, sulla vostra promozione" esclama il professore, fermandosi al mio fianco. Con un sorriso trionfante, solleva gli occhiali sul ponte del naso e avanza fino a raggiungere la cattedra.
Strappo con forza un pezzo di carta da sotto il banco, pronta a pulire il disastro che ho causato, ma la mano di Isaac si posa prontamente sulle mie, bloccandomi.
"Lascia, faccio io!" esclama sfilandomi i fazzoletti di mano e iniziando a strofinarli sul banco "Conosco un metodo infallibile per non sprecare questa roba... non del tutto almeno". Prende il fazzoletto con entrambe le mani e lo strizza con forza all'interno del contenitore cilindrico, riuscendo a ricomporre la sostanza.
"Grazie" sussurro, abbassando lo sguardo sulle mie mani che giocherellano con i lembi della maglietta.
"Non c'è di che" esclama sorridente "ma questo non basterà a sviare la mia domanda".

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