15.

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"Nulla... stavo solo pensando che siamo proprio una bella coppia"


"Quindi hai accettato?"
La voce di Allison fuoriesce dal mio cellulare con lo stesso strillo di uno scoiattolo che squittisce.
Spalanco la bocca, incredula. "Quindi lo sapevi anche tu?"
Ora me la immagino fare spallucce, mentre due fossette incorniciano perfettamente quel suo sorriso da colpevole. "Me ne ha parlato Scott"
"Ma non credo che Scott abbia potuto dirti proprio tutto..." sussurro in modo alquanto provocante, del tutto fuori dal mio stile. Non so nemmeno dove ho trovato il coraggio di mettermi in questa folle situazione: sono consapevole del fatto che ora non ho più scampo, che dovrò per forza raccontarle del bacio? E che questo comporterà il doverle rivelare anche l'esistenza di un precedente bacio, del quale nessuno è mai venuto a conoscenza prima d'ora? La risposta è chiaramente no, ma ormai è troppo tardi per tirarsi indietro.
Dopo qualche secondo di silenzio di riflessione o di semplice esitazione, Allison esordisce con un confuso e contemporaneamente eccitato: "Aspetta, mi stai dicendo che c'è dell'altro?"
Annuisco, mordendomi il labbro inferiore, nonostante lei non possa vedermi. Ma il mio silenzio vale come assenso, ed è immediatamente seguito da un gridolino di emozione da parte della mia amica.
"Okay, voglio sapere tutto" sento chiaramente il suono delle molle del suo letto scricchiolare in sottofondo, segno che si è messa comoda "Ho un'idea: vengo lì da voi un'oretta prima della partenza, così ci prepariamo insieme e avrai tutto il tempo per raccontarmi i dettagli".
"Mi sembra perfetto!" esclamo, passeggiando in tondo per la stanza.
"A domani allora" saluta Allison prima di riattaccare.
Lascio cadere il telefono sul letto: subito dopo i miei occhi vengono catturati dal meraviglioso azzurro del cielo senza nuvole che sovrasta le case e che intravedo solo dai vetri chiusi delle finestre. Decido quindi di spalancarle e di affacciarmi per ammirare quello stesso cielo che rispecchia il colore dei miei occhi, gli stessi di mio padre e di mia madre; gli stessi occhi che rivedo ogni notte in modo piuttosto nitido nei miei sogni così come nei miei incubi.
Fuori soffia un leggero venticello fresco: chiudo i miei occhi e prendo un respiro profondo, mentre gli permetto, con il suo tocco gentile e delicato, prima di accarezzarmi le guance, poi di scompigliarmi i capelli. Una lacrima riga il mio volto al solo pensiero che quel tocco quasi impercettibile del vento, fossero in realtà le mani vellutate dell'anima di mia madre. Ma è questione di attimi prima che il vento la spazzi via con un altro soffio, più persistente, che mi avvolge totalmente, proprio come in un abbraccio.

Il giorno seguente

"E... poi mi ha baciata"
Stringo le labbra, torturandomi nervosamente le mani, in attesa di una reazione da parte di Allison che, fortunatamente, non tarda ad arrivare: lei, seduta sul letto con le gambe incrociate proprio di fronte a me, spalanca immediatamente occhi e bocca, sbattendo ripetutamente le palpebre.
"Cosa?!" le scappa uno strillo acuto, seguito subito dopo da un sorriso a trentadue denti.
"Shh!" le faccio segno con la mano di abbassare la voce, arrossendo peggio di un pomodoro "Abbassa la voce, ti prego, o i ragazzi ci sentiranno!"
Allison si copre immediatamente la bocca, ma questo non impedisce a quell'enorme sorriso delineato dalle fossette di spuntare dalle estremità della sua mano.
"Sì... sì scusa"  scuote la testa con un sorrisetto indeciso tra il malizioso e il compiaciuto "È solo che... wow! Non mi avevi detto che ti piaceva!".
Raddrizza la schiena, appoggiando le mani sui fianchi con fare autoritario, mentre sul suo viso si dipinge un finto broncio alquanto buffo.
"Beh, ecco..." balbetto, accarezzandomi nervosamente il braccio "diciamo che, con tutto quello che mi è successo ultimamente, non ho avuto tempo di pensarci, tutto qui".
Ma non è proprio tutto qui: infatti, ciò che ho scoperto sul mio conto, sulla mia vera natura, seppur ancora nascosta, mi aveva definitivamente convinta a lasciar perdere ciò che sentivo; e il solo pensiero di affezionarmi a ciascuno di loro fa crescere in me una strana voglia di scappare di qui, per impedire che, stando al mio fianco, il giorno in cui quella potenziale bomba ad orologeria - che sarei io -  esplodesse, non travolga anche loro.
L'espressione sul mio viso deve aver parlato al posto mio: infatti Allison, vedendomi improvvisamente sileziosa e assorta nei miei pensieri, afferra la mia mano e mi rassicura con un sorriso; poi salta in piedi con uno scatto.
"D'accordo, ora via quel muso lungo e prepariamoci a passare un bellissimo e divertentissimo pomeriggio al luna park, tutti insieme" esclama, facendomi l'occhiolino poco prima di avvicinarsi al borsone pieno di vestiti che si è portata da casa.
Mi alzo anche io, aiutandola a sistemare tutti gli abiti sul letto, per poi stendermi a pancia in giù sul mio cuscino e guardarla mentre esamina ogni singolo pezzo di stoffa che ha portato.
"Mi aveva già baciata" borbotto dopo attimi di guerra svoltasi nella mia testa, tenendo lo sguardo fisso sull'angolo del cuscino che sto torturando con le mani.
Sento lo sguardo di Allison addosso, eppure non si azzarda a dire nulla; anche se in realtà credo di avere una vaga idea di cosa le stia frullando per la testa, perciò decido di parlarne lo stesso.
"È successo prima che scoprissi... - beh, ricordassi in realtà - ciò che è successo ai miei genitori" deglutisco, trattenendo le lacrime che minacciano di fuoriuscire ogni qualvolta ripenso a questa faccenda "Stiles era venuto da me per aiutarmi a capire meglio cosa mi stava succedendo, mi ha spiegato qualcosa di affascinante riguardo il cervello umano che gli aveva raccontato una sua amica, una volta... un'amica parecchio speciale che se n'era andata non molto tempo prima del mio arrivo: allora lo avevo consolato e poi... beh, ecco... è successo".
Un sorriso sincero e quasi commosso spunta sul viso di Allison. E senza aggiungere altro, afferra un abito viola dal caos che domina il mio letto: le spalline non troppo sottili, lo scollo rettangolare e la gonna che ricade morbida fino al ginocchio.
Trattengo a stento una risata. "È un pomeriggio al luna park, Allison, non una cenetta a lume di candela!".
La sua linguaccia non tarda ad arrivare.
Mi siedo con il cuscino in grembo, guardando la vastità di abiti davanti a me: poi allungo la mano, afferrando un paio di jeans corti ed una canotta di un verde acqua tendente al grigio, mostrandoglieli in cerca di approvazione.
"Semplice e comodo: approvato!" mi schiaccia l'occhio, alzando il pollice.

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