"Sarò la tua ancora... anche se volevi uccidermi"
Laura
Stare lontano da Stiles si è rivelata una missione molto più difficile del previsto. Non solo per il fatto che si tratta del migliore amico di mio cugino e che andiamo entrambi alla stessa scuola, ma soprattutto perché frequentiamo praticamente gli stessi corsi, per cui ci ritroviamo sempre nella stessa classe. Per non parlare delle sue improvvise difficoltà in economia che lo portano a casa nostra per studiare con Scott un giorno sì e l'altro pure da almeno una settimana. È arrivato perfino al punto di aspettarci tutte le mattine nel parcheggio della scuola sulla sua jeep, fingendo di essere arrivato nello stesso nostro momento, solo per vedermi. Niente domande, niente battutine: si accontenta di un misero saluto e di ronzarmi attorno.
Sistemo le ultime cose nell'armadietto. "Scott pensa che dovrei dirglielo"
"Sono pienamente d'accordo con lui"
Chiudo lo sportello con il lucchetto per poi voltarmi verso Allison, incrociando le braccia al petto e roteando gli occhi con un sorrisetto in volto. "E dimmi, quand'è che voi due non siete d'accordo esattamente?"
La mia amica arrossisce leggermente, anche se fa di tutto pur di nasconderlo, come ad esempio alzare gli occhi al cielo e sbuffare una risatina nervosa. "Su tante cose" bofonchia poi in imbarazzo.
Scuoto la testa con un sorriso, avviandomi verso la classe di matematica. Sulla soglia della porta, noto con mio grande stupore che oggi Stiles non mi ha aspettata fuori dall'aula come al solito, ma ha già preso posto in seconda fila e sta chiacchierando con un compagno. Qui c'è sicuramente lo zampino di Scott.
Lo osservo per qualche minuto con un sorriso ebete stampato sulle labbra e per un attimo mi viene davvero voglia di mandare tutto a quel paese - il mio piano, il morso e anche Derek - avvicinarmi a lui e posare di nuovo le mie labbra sulle sue. Tutto per un solo bacio. Lo osservo ancora qualche secondo, forse troppo a lungo: infatti, in quell'esatto momento il ragazzo con cui stava parlando si va a sedere e il suo sguardo si sposta proprio in direzione della porta fino ad incrociare i miei occhi, che abbasso prontamente. Non riesco però a nascondere il rossore che sicuramente ha già colorato le mie guance di un rosso acceso.
Raggiungo velocemente il banco in terza fila vicino alla finestra rimasto ancora libero, tenendo lo sguardo fisso a terra, senza la ben che minima intenzione di alzarlo. Almeno non prima di aver preso posto e di aver aperto il quaderno di matematica sulla pagina degli esercizi che erano da svolgere per oggi. Mentre sfoglio le pagine con disattenzione, noto con la coda dell'occhio Stiles che lascia la sua sedia per dirigersi proprio verso di me. Trattengo il fiato fingendo di non averlo notato, quando, per mia fortuna, il professore fa il suo ingresso in classe invitando tutti gli alunni a prendere posto.
Chiudo gli occhi per qualche secondo, sospirando, per poi lanciare una rapida occhiata fuori dalla finestra, come se vedere il cielo limpido che troneggia sopra gli alberi del bosco riuscisse in qualche modo a tranquillizzarmi.
Il professore inizia la lezione scrivendo alla lavagna una serie di equazioni; dopodiché invita alcuni di noi a risolverle davanti a tutta la classe: Stiles è il primo ad essere chiamato. Io, per questa volta, posso tirare un sospiro di sollievo.
Abbasso lo sguardo sul mio quaderno e, facendo girare nervosamente il tappo della penna tra i denti, provo a concentrarmi per risolvere il primo esercizio. Il rumore di un gesso che viene spezzato mi distoglie però da quel tentativo: alzo gli occhi sulla lavagna, più precisamente su Stiles, immobile davanti a quell'equazione, con il braccio sollevato e il gesso bianco premuto accanto al segno uguale. Aggrotto la fronte.
"Signor Stilinski, si sente bene?"
Il suo cuore pulsa molto forte, il battito cardiaco è accelerato e continua ad aumentare rapidamente il suo ritmo. Mi alzo dalla sedia e lo raggiungo alla lavagna: ora ha entrambe le mani sul viso che tiene nascosto tenendo il corpo leggermente ricurvo.
Appoggio una mano sulla sua spalla, titubante. "Stiles... va tutto bene?" Mi piego appena, il giusto per riuscire a vedere il suo volto coperto. Le sue mani scivolano lentamente lungo la sua faccia, lasciandomi la possibilità di guardarla. Ma i suoi occhi sono chiusi, esattamente come le sue labbra: non appena li apre, due occhi di un giallo lucente appaiono davanti a me al posto del loro solito color cappuccino, accompagnati da due canini che si fanno spazio tra le sue labbra. Deglutisco pesantemente, sentendo l'aria mancarmi improvvisamente nei polmoni.
"Lo porto in infermeria" riesco a malapena a sussurrare, prima di aprire velocemente la porta dell'aula e richiuderla subito dopo alle nostre spalle.
Stiles si dirige come una furia verso i bagni dei ragazzi, facendo sbattere violentemente la porta, mentre io resto impalata in mezzo al corridoio, senza fiato e con il cuore in gola. Muovo i primi passi verso la porta dei bagni, lenta come un bradipo a causa delle gambe che tremano come foglie in un giorno di vento. Il silenzio in cui è immersa l'intera scuola viene spezzato dal rumore del mio respiro pesante ed irregolare che mi rimbomba nelle orecchie, mentre l'edificio inizia a barcollare lentamente davanti ai miei occhi. Ad ogni passo in meno che mi separa da Stiles, la paura aumenta.
Mi fermo davanti alla porta, fissandola per qualche secondo e deglutendo pesantemente. Prendo un respiro profondo, afferro la maniglia e spingo lentamente la porta senza avanzare di un solo passo: prima di entrare sposto lo sguardo a destra e a sinistra numerose volte, scorgendo solo la figura di Stiles ricurva su un lavandino. Il suo cuore sembra pronto ad esplodere nel suo petto tanto quanto il mio.
Faccio un passo nella sua direzione, ma un sibilo che esce dalla sua bocca quasi come un grugnito mi costringe a bloccarmi sul posto. "Chiama Scott"
Deglutisco, restando impalata, impietrita dalla paura e da quella voce animalesca che non appartiene allo Stiles che conosco. Ma ora quel ragazzo non c'è: al suo posto c'è un mostro che sta cercando di venire alla luce. E non posso fare a meno di pensare che la colpa di tutto questo sia solo mia.
"Corri!" questa volta grugnisce più forte, facendomi sussultare.
Annuisco in modo meccanico, consapevole del fatto che non mi può vedere. Arretro lentamente, incapace di staccare gli occhi dalla schiena di Stiles, per poi uscire con uno scatto finale da quella stanza con il respiro affannato di una che ha appena corso la maratona. Poso le mani sulle ginocchia, fermandomi al centro del corridoio per cercare di regolarizzare non solo il respiro ma anche il cuore, che sento nuovamente pulsare in gola. Prendo un bel respiro profondo, chiudendo gli occhi per qualche secondo, per poi rimettermi in piedi e cercare il cellulare nelle tasche dei jeans, ma senza successo: devo averlo lasciato in classe insieme alla borsa e al resto delle mie cose.
"Grandioso..." sbuffo, passandomi entrambe le mani tra i capelli "Non so nemmeno in che aula si trova".
Improvvisamente una lampadina si accende nella mia testa, quasi come un'illuminazione: Scott è un lupo mannaro con un udito ultrasviluppato, giusto? Quindi mi sentirà anche se lo chiamo da qui.
Faccio spallucce: tentar non nuoce. "Scott" bisbiglio per non farmi beccare dai professori "Scott, mi serve il tuo aiuto... a Stiles serve il tuo aiuto... è urgente". Ripeto la stessa frase un paio di volte prima che una porta in fondo al corridoio si apra, rivelando la figura di mio cugino: si guarda attorno e, non appena i suoi occhi vengono catturati dalla mia presenza, mi raggiunge velocemente.
"Cos'è successo? Dov'è Stiles?" chiede subito, preoccupato.
Indico il bagno dei maschi con la mano. "Si sta trasformando"
A quelle parole Scott spalanca gli occhi e scatta all'interno dei bagni senza bisogno che aggiunga altro. Titubante, lo seguo comunque a ruota, fermandomi però a debita distanza dai due amici. Stiles è ancora rivolto verso il muro, con le mani aperte e la fronte appoggiata alle mattonelle: Scott si avvicina lentamente e con cautela appoggia una mano sulla sua spalla. Stiles però scrolla le spalle e, al secondo tentativo da parte di mio cugino, si gira con uno scatto fulmineo, ruggendo con quei canini affilati in bella mostra e gli occhi gialli e luminosi puntati proprio su Scott.
Sussulto, spalancando gli occhi dallo spavento, mentre il mio cuore perde qualche battito. Scott fa un passo indietro, senza però battere ciglio: riflesso nello specchio appeso sopra i lavandini, un giallo abbagliante decorato con delle scaglie di rosso colora gli occhi di mio cugino, che subito immobilizza Stiles alla parete, tentando di farlo tornare in sé.
"Stiles, sono io! Scott!" esclama quest'ultimo puntando i suoi occhi dritti in quelli dell'amico. Ma parlando non riesce risolvere niente: Stiles, divenuto incredibilmente forte, riesci a liberarsi dalla presa di mio cugino, scaraventandolo contro la porta in legno di uno dei bagni. I suoi occhi luminosi ora sono puntati su di me.
Deglutisco pesantemente, arretrando piano piano senza distogliere lo sguardo da quello di Stiles; ma ad ogni mio passo indietro lui ne muove uno verso di me.
Vorrei parlare, vorrei potergli dire qualcosa che lo faccia tornare in sé per impedirgli di fare qualcosa di cui poi si pentirebbe, ma le parole mi muoiono in gola, catturate e divorate dalla paura che scorre in ogni singola parte del mio corpo.
È quando arrivo con le spalle al muro che capisco di non avere più scampo: Scott è ancora steso a terra, mentre Stiles è talmente vicino che il suo fiato caldo mi inonda il viso. Questa volta nessuno verrà a salvarmi e anche Stiles sembra averlo capito: il suo braccio si alza ben sopra la mia testa, e mentre la mano aperta mostra perfettamente gli artigli affilati, dalle labbra socchiuse si intravede la schiera di denti appuntiti. Sono sola. Completamente sola. E nessuno verrà a salvarmi perché nessuno sa che mi trovo in pericolo. Chiudo gli occhi e deglutisco questa consapevolezza dura da digerire quasi come un groppo in gola.
Proprio in quel momento di puro terrore e poca lucidità, decido però di agire: afferro il ragazzo di fronte a me per il colletto della maglia e stampo le mie labbra sulle sue. La sua apatia verso il mio bacio mi fa inizialmente temere il peggio, ma la sua mano che si posa dietro la mia testa e la sua bocca che comincia a seguire i miei movimenti mi fanno ricredere, ed un sorriso appena accennato si fa spazio sul mio volto.
Quando mi allontano e riapro gli occhi, davanti a me non trovo più il lupo mannaro che fino a pochi secondi fa mi voleva smembrare, ma Stiles. Un sospiro di sollievo lascia inconsapevolmente le mie labbra. Poi mi accorgo che il suo sguardo è ancora intento ad osservarmi e che sul suo viso è disegnato un piccolo sorriso sghembo.
"Sei la mia ancora" sussurra poco dopo, senza smettere di guardarmi negli occhi.
Aggrotto la fronte. "La tua cosa?"
"La sua ancora" la voce di Scott spezza il silenzio, portando la nostra attenzione su di sé "Significa che riesci a riportare a galla il suo lato umano, a farlo prevalere sul lato animalesco".
Riporto il mio sguardo su Stiles con un sorrisetto ebete stampato in faccia. "Sarò la tua ancora... anche se volevi uccidermi"
***
Un rumore di passi invade il corridoio appena fuori dalla mia stanza e a giudicare dalle assi che scricchiolano ci sono almeno due persone. Lascio cadere la penna sul quaderno degli appunti di storia per scattare in piedi e precipitarmi fuori dalla porta: Scott, Stiles ed un enorme borsone nero appaiono immediatamente nel mio campo visivo.
Alzo un sopracciglio. "Che state combinando?"
"Visto che mia madre ha il turno di notte in ospedale, ho invitato Stiles a casa nostra"
Fiuto menzogne a chilometri di distanza.
"Sì, questa è la versione ufficiale che hai raccontato alla zia" un piccolo sorrisetto nasce sul mio volto "La verità?".
Scott sbuffa. "Aiuterò Stiles a trattenere gli impulsi durante la luna piena"
"E quel borsone?"
"Oh, qui dentro?" Stiles lo agita, provocando un rumore simile a delle catene che sbattono "C'è il piano B".
Chiudo la porta alle mie spalle per avviarmi verso la stanza di mio cugino.
"Wowowo" mi blocca lui stesso ancora prima che possa arrivare anche solo a metà strada "Dove credi di andare?"
"Ehm" indico la porta alle sue spalle "nella tua stanza per aiutarvi...?"
Ma Scott scuote la testa. "No, non se ne parla". Al che, spalanco la bocca, incredula. "Come non se ne parla? Posso aiutarlo! Sono la sua ancora dopotutto!"
Afferra la maniglia della porta e la chiude - forse per impedire a Stiles di origliare la conversazione - poi si avvicina a me. Sul suo volto traspare chiaramente un'espressione preoccupata e protettiva.
"So che ci vuoi aiutare e so anche che sei la sua ancora perché l'hai aiutato stamattina, ma la luna piena è tutta un'altra storia, credimi: ha impulsi più violenti e più difficili da controllare... tu hai buone intenzioni, lo capisco, e capisco che gli vuoi bene, ma è troppo pericoloso, soprattutto per te" sussurra.
Poso le mani sui fianchi. "E se non ce la facessi da solo? Isaac ora non c'è, ma io sì... e nel caso succeda come stamattina, beh, in casa ci sarei comunque io... da sola" gli faccio notare "Perciò entro". Lo sorpasso velocemente ed entro nella sua stanza senza lasciargli il tempo di ribattere. Qualche secondo dopo anche Scott fa il suo ingresso nella stanza, chiudendo la porta alle sue spalle.
Mi guardo attorno fino a posare gli occhi sul borsone nero che ora si trova aperto sul letto di mio cugino e dal quale Stiles estrae un paio di catene che sembrano non finire mai. Lascia cadere sul materasso tutti quei metri di catene sotto il mio sguardo perplesso, per poi sfregarsi le mani con soddisfazione.
"Pensare che solo qualche mese fa queste catene servivano a me per incatenare te durante il plenilunio" Stiles sbuffa una leggera risata, lanciando poi un'occhiata al suo amico licantropo.
"Io però ti risparmierò la ciotola del cane"
Giro di scatto il mio viso allibito verso Stiles, il quale fa spallucce e con nonchalance dice "Tu avevi baciato Lydia".
A sentire quel nome, non solo mi si crea un terribile nodo in gola, ma anche un enorme senso di colpa mi attanaglia lo stomaco.
"D'accordo, d'accordo" taglia corto Scott, affacciandosi alla finestra "la luna piena sta per sorgere... ci siamo quasi".
Deglutisco quel boccone amaro. "Quindi? Cosa si fa?"
L'indice di mio cugino indica le catene che Stiles tiene in mano. "Lo leghiamo al calorifero sperando che non si liberi"
Il lupo mannaro da soli sei giorni si siede a terra con la schiena appoggiata al termosifone, mentre Scott ed io avvolgiamo le catene attorno alle sue caviglie, ai suoi polsi e al suo torace.
"Anche il collo" esclama Stiles, abbassando subito dopo lo sguardo "Non vorrei morderti". Mio cugino procede sistemando l'ultima catena attorno al collo dell'amico, per poi alzarsi in piedi e dirigersi verso la porta del bagno. "Torno subito"
Annuisco mentre, in ginocchio accanto a Stiles, finisco di stringere il lucchetto della catena attorno al suo polso.
La luna piena è ormai alta in cielo e il pensiero che qualcosa possa andare storto sfiora appena la mia mente, riportando a galla i ricordi di quella stramaledetta sera. I miei occhi si inumidiscono immediatamente, costringendomi ad asciugarli con il braccio. Nel giro di pochi secondi un dolore lancinante si espande proprio da quello stesso braccio che avevo alzato per strofinare gli occhi: lo allontano di qualche centimetro dal mio viso per vedere gli artigli della mano destra di Stiles conficcati in esso. Un grido lascia inavvertitamente le mie labbra nel vedere il sangue scorrere lungo il braccio e cadere sulle mie gambe.
La porta del bagno si apre con uno scatto, andando a finire contro la parete opposta con un tonfo sordo: Scott si precipita al mio fianco, mostrando a sua volta i canini in un ruggito spaventoso che riesce a terrorizzare il licantropo Stiles, tanto da fargli lasciare la presa sul mio braccio. A quel punto Scott mi trascina con sé fuori dalla stanza. Mi parla, dice qualcosa, forse per chiedermi se sto bene, ma la sua voce giunge alle mie orecchie come ovattata e lontana. L'unica cosa che riesco a focalizzare veramente è Stiles, con la mano imbrattata di sangue - il mio sangue - a penzoloni per via delle catene, che si sta trasformando.Spazio Autrice
È passato davvero un sacco di tempo dal mio ultimo aggiornamento e sono successe un sacco di cose. La prima è che sono passata con 100 alla maturità. Ora ho un altro esame di inglese, i test per l'università e l'esame di guida per la patente che spero di prendere prima del 2030.
Bando alle ciance, spero di essermi fatta perdonare per questa lunga attesa con questo capitolo bello corposo e dove ne succedono letteralmente di ogni.
Ebbene, Stiles è un licantropo a tutti gli effetti e come Scott nella prima stagione, ora deve fare i conti con il suo autocontrollo. Laura invece ci penserà bene prima di fungere da ancora al suo amato Stiles d'ora in poi.
Le cose si stanno complicando, ma siamo solo all'inizio. Ho molto altro in serbo per voi. E ve lo svelerò man mano.
Per ora è tutto, grazie mille per leggere questa storia, per aspettare i miei aggiornamenti biblici e per votarla (a proposito, abbiamo superato quota 8k letture ed io ancora non so come abbia fatto).
Vi mando un bacione virtuale
LauraSe vi va mi trovate anche su
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Whatever You Are
WerewolfSiamo sempre stati convinti che al mondo esistessero solo tre tipologie di lupi mannari: alfa, beta e omega. Ma non è così. Esiste un quarto tipo, molto più raro, più forte e più pericoloso degli altri. Il theta. È un mutaforma umano, un ibrido talm...