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"Non sapevo nemmeno di avere una pistola!"

Scendo lentamente le scale con le cuffie nelle orecchie e No Idea dei Big Time Rush che risuona a tutto volume, sovrastando il rumore dei pensieri che altrimenti finirebbero per farmi impazzire. Senza accorgermene, mi ritrovo a canticchiare per tutta la cucina, alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti.
Scott e sua madre sono usciti all'incirca mezz'ora fa per fare la spesa in città e, siccome Melissa inizia il turno più tardi oggi, ha preso al volo questa occasione per passare un po' di tempo con suo figlio. Quando me l'ha rivelato non ho potuto fare a meno di sorridere teneramente di fronte al suo gesto: non avrei mai potuto intromettermi nel loro pomeriggio madre-figlio, così ho declinato l'invito con la scusa di dover studiare. Inoltre avevo - ho tutt'ora - paura di poter fare di nuovo del male a qualcuno senza volerlo davvero.
Non so ancora spiegare cosa mi sia preso ieri pomeriggio nell'ora di educazione fisica, non so come sia riuscita a lanciare quella palla con così tanta potenza e non so nemmeno come questa abbia potuto schiantarsi proprio contro lo stomaco di Jackson: fortunatamente non è stato niente di grave, da quello che mi ha raccontato Scott poco più tardi. Ma io non riesco a smettere di pensare che tutto questo potrebbe succedere di nuovo, magari in modo diverso, questa volta facendo del male sul serio a qualcuno che neanche se lo merita. Si può davvero raggiungere un livello così alto di paura di sé stessi, tanto elevato da auto isolarsi?
La mia mano incontra uno scatolino di plastica abbastanza freddo, contenente dello yogurt alla fragola: non soddisferà il mio appetito, ma almeno mi aiuterà a resistere fino all'arrivo della nuova scorta di cibo.
Prendo un cucchiaio da uno dei cassetti della cucina e lo appoggio sul tavolo, accanto al barattolino. Appoggio le mani sul bordo del tavolo e le stringo forte attorno ad esso, chiudendo gli occhi e ripensando a quell'immagine che mi ha tenuta sveglia tutta la notte.
A riportarmi alla realtà poi è il trillo del campanello proveniente dalla porta. Mi affretto verso di essa, aprendola con uno scatto, convinta di trovare Scott e Melissa dietro di essa: una volta messa a fuoco la figura davanti ai miei occhi, sono però costretta a ricredermi. La saliva mi va di traverso, i palmi iniziano a sudare e il cuore a battere sempre più veloce. A comparire nel mio campo visivo è Stiles Stilinski che, appena incontra il mio sguardo, allarga un sorriso sul volto.
Abbasso le cuffie, fermandole all'altezza del collo per non essere maleducata: questo però mi permette anche di percepire una leggera accelerazione del suo battito cardiaco.
《Ciao》mi saluta alzando la mano.
《Ciao》ricambio con un sorriso.
Fuori il sole ha smesso di illuminare Beacon Hills ormai da ore, arrendendosi a restare nascosto dietro delle nuvole prepotenti e scure che lasciano presagire l'arrivo di un temporale.
《Scott è in casa?》Chiede spostando lo sguardo alle mie spalle.
Scuoto la testa.《No》lo informo, guardando poi l'orologio appeso alla parete alla mia destra,《ma dovrebbero tornare a momenti... se vuoi, puoi aspettarlo dentro》 gli propongo soltanto per essere gentile, sicura che, dopo ciò che è accaduto ieri, vorrà solo starmi alla larga.
Ma il cuore mi tradisce quando lo vedo annuire e, sorpresa dalla sua risposta, lo lascio accomodare, chiudendo poi la porta alle mie spalle, poggiandomici contro per lasciare che un sospiro potesse fuoriuscire dalle mie labbra.
Ci sediamo entrambi attorno al tavolo della cucina, così riprendo in mano lo scatolino dello yogurt.
《Ehm, vuoi qualcosa, che ne so... da bere?》Chiedo mordicchiando il labbro.
Lui scuote la testa, ringraziandomi lo stesso.
Annuisco e, forzando un sorriso, infilo il cucchiaio nel composto cremoso prima di portarlo alla bocca e gustarlo con lo sguardo perso fuori dalla finestra.
Questo silenzio diventa sempre più fastidioso e imbarazzante e la cosa non mi aiuta per niente: mi sento terribilmente a disagio, e non solo perché potrei provare qualcosa nei confronti del migliore amico di mio cugino, ma anche perché sto mangiando dello yogurt proprio di fronte a lui, sotto il suo sguardo attento e scrupoloso. E sì, mi sento una completa idiota!
Lo sento tossire, o forse si sta solo schiarendo la voce. In ogni caso, mi giro di scatto nella sua direzione, fissando il mio sguardo nel suo, catturata dal colore intenso e lucente dei suoi occhi marroni.
《Quindi》esordisce con le mani intrecciate sotto il tavolo,《tu sei originaria di...?》
《Boston》rispondo insicura,《un quartiere di Boston.》
Allunga lo sguardo su di me, forse per verificare che stia dicendo la verità: Scott mi aveva accennato qualcosa a proposito del padre di Stiles, che è lo sceriffo di Beacon Hills, ma non immaginavo che lui stesso fosse esperto in quel campo.
《E cosa mi racconti dei tuoi genitori?》Chiede, stavolta spostando lo sguardo sulle mie mani.
Appoggio il cucchiaio sul tavolo per paura di stritolarlo con le mani per colpa dell'angoscia che questa situazione mi sta creando.
《Beh, ecco io... non saprei》balbetto, invasa da una strana e improvvisa sensazione di vuoto e angoscia che mi attanaglia lo stomaco.《Mia madre era giornalista e mio padre operaio》rispondo vaga.
Stiles assottiglia gli occhi per un istante, storcendo le labbra e arricciando il naso all'insù.《Era?》Domands sospettoso, aggrottando le sopracciglia come quei detective dei vecchi film polizieschi.
Deglutisco, spalancando gli occhi. Perché sto parlando di loro al passato?
《È!》Esclamo subito,《volevo dire, è una giornalista.》Ma che accidenti mi prende?
《E loro dove sono adesso?》Sembra che voglia mettermi alle strette, in difficoltà.
Il mio cuore batte troppo forte per essere a riposo, la testa inizia a diventare pesante e i pensieri difficili da tenere a freno.
Per mia grande fortuna, in quell'esatto momento la porta d'ingresso si apre e al suo seguito il volto sorridente di Melissa appare con due buste della spesa per ciascuna mano.
Mi alzo di scatto, facendo scivolare la sedia quasi contro il mobile della cucina, ignorando volutamente sia la domanda che lo sguardo di Stiles che, ancora puntato su di me,  si impunta a seguire ogni mio singolo movimento.
《Aspetta zia》mi avvicinano a lei, forzando un sorriso,《ti do una mano.》
Lei mi sorride di rimando, ringraziandomi con una carezza sulla guancia. Un gesto molto semplice. Eppure era da tanto tempo che qualcuno non mi regalava una carezza, quasi mi ero dimenticata la sensazione che ne consegue.
Ancora immersa in questi pensieri, impalata davanti alla porta, i miei occhi vengono catturati dalla figura di Scott, che sale le scale di casa con altre tre sporte tra le mani. Mi osserva per qualche secondo con uno sguardo preoccupato, dettato forse dalla vista del sudore che scivola ancora lungo la mia fronte per ciò che è accaduto poco fa. Ma gli sorrido, come per tranquillizzarlo, per fargli sapere che va tutto bene e che non deve preoccuparsi.
Ricambia il mio sorriso, oltrepassando la soglia di casa e chiudendosi la porta alle spalle. Si blocca però subito dopo, quando il suo sguardo cade sul ragazzo alle mie spalle.
Tenendo la testa bassa, cammino fino in cucina, appoggio le buste sul tavolo e riprendo le cuffie che avevo abbandonato accanto allo scatolino dello yogurt.
《Vado in camera》avviso poi, tirando un sorriso rivolto a tutti i presenti.
Salgo le scale e infilo di nuovo le cuffie, estraendo il cellulare per far partire di nuovo la musica. Prima di chiudermi la porta alle spalle però, mi accosto per qualche secondo sulla soglia, captando una voce proveniente dal salotto.
《Dobbiamo parlare.》

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