Prologue

729 25 0
                                    

Non credevo di riuscire a ridurmi in questo stato così pietoso ed empio. Un corpo senza anima, senza emozioni, in pratica il nulla. Ormai sembrava troppo tardi per uscirne fuori da questa strana malattia chiamata "depressione". Molti la prendono come una cosa dalla quale si può uscire con un poco di volontà, ma nessuno sa che la depressione è un disturbo dell'umore, una malattia dalla quale è difficile uscirne fuori. La depressione riempe la tua vita di tristezza, dolore, pessimismo, pensieri negativi, tutto ciò che ti riconduce alla malinconia. Le persone depresse di solito si rinchiudono in sè stesse, isolandosi dal mondo esterno. Io ero così. Avevo perso mio padre a 14 anni, e dopo qualche mese anche mio cugino con il quale condividevo ogni singolo particolare della mia vita. In seguito, ci furono un susseguirsi di delusioni nelle relazioni amorose, che non fecero altro che peggiorare la situazione: i ragazzi stavano con me per divertirsi, facevano i loro comodi e poi mi dicevano che era stato solo un gioco per loro. A 17 anni fui stuprata in un parco mentre ero con mia sorella, lei era stata picchiata e aveva anche perso i sensi per qualche minuto. Quello è stata la goccia che fece traboccare il vaso: un trauma che mi tormenterà tutta la vita. Da quel giorno, ogni volta che qualcuno provava ad approcciare con me in quel senso, le immagini di quell'uomo che mi metteva le mani addosso mi facevano andare nel panico.

Rimasi chiusa nella mia stanza da tempo, tanto tempo. Forse quasi un mese. Mangiavo a malapena il cibo che mia sorella mi lasciava davanti la porta ogni giorno, che finivo solo per toccare. Le mie braccia erano a brandelli per colpa della lametta, che in quel periodo non riuscivo a farne a meno. Il pensiero del suicidio mi balenava la mente quasi ogni giorno, ma avevo paura, paura della morte e di cosa sarebbe accaduto dopo. Mi limitavo a farmi del male fisicamente e mentalmente, pensando che prima o poi sarei collassata nel sonno. Dormivo per ore, e guardavo anime o leggevo manga. La playstation non la accendevo più ormai. Preferivo il silenzio assoluto.

Una mattina, qualcuno bussò alla mia porta. << Manami... ti ho portato la colazione... >>. Nessuna risposta. Sentii il rumore dell'acciaio del vassoio poggiarsi a terra, poi, un piccolo tonfo. Mia sorella, Hoshiko, era quella che cercava più di tutti a farmi uscire dalla mia camera. Mi portava sempre lei il cibo, a volte restava seduta accanto alla porta a parlarmi, nella speranza che io potessi riprodurre qualche suono orecchiabile per l'udito di Hoshiko, ma invano. Quella mattina, era diverso, lei era diversa. Quella mattina, un foglio sfilò sotto lo stipite della porta bianca della mia camera, attirando la mia attenzione. << So che non risponderai o che non lo farai, ma volevo, anzi, desidero che tu ascoltassi questa canzone e ne leggessi il significato; è del gruppo che tu hai sempre disprezzato, nonchè il mio preferito, cioè i BTS. Spero che capirai cosa intende dire la canzone, perchè voglio dedicartela. >>. Ci fu qualche secondo di silenzio, poi si sentì solo il rumore dei passi di Hoshiko allontanarsi. Rimasi a fissare quel foglio per qualche minuto, ed alla fine mi alzai e decisi di raccoglierlo. Così facendo, passai davanti allo specchio: intravidi una ragazza sottopeso, con le ossa della schiena e delle costole evidenti, due occhiaie pesanti contornavano due occhi blu notte che una volta brillavano di luce propria, la pelle pallida e spenta. Rimasi a fissare il mio riflesso per qualche secondo, per poi decidermi a raccogliere quel dannato foglio. Mi sedetti sul letto, aprendo il foglio, leggendone il contenuto. "I Need U - BTS.". Fissai quelle parole per un po', poi decisi di rompere il silenzio che aveva preso posto nella mia testa: afferrai il cellulare e lo accesi dopo molto tempo, cliccando sull'icona di YouTube. Feci partire la canzone e ne lessi le parole. "Non è male la canzone, non capisco perchè li abbia disprezzati finora...".  Il testo di quella canzone mi lasciò senza parole, era davvero una canzone stupenda da dedicare a qualcuno. La mia attenzione cadde su uno di loro: doveva chiamarsi Jungkook, dai sottotitoli usciva il suo nome. Aveva un viso angelico, quegli occhi che riuscivano a trasmetterti quello che la canzone intendesse dire; quel ragazzo fece scattare qualcosa dentro di me che non avevo mai sentito prima.

Il giorno dopo, come tutte le altre volte, Hoshiko mi portò la colazione, ma questa volta rimase lì fuori. << Manami... perchè? Perchè non esci di lì? >>. La sentivo scivolare vicino alla porta, fino a sedersi a terra con la schiena appoggiata ad essa, e sussultai non appena sentii dei singhiozzi provenire da fuori dalla mia camera. << Mi manchi sorellona... >>. Mi alzai dal letto, andando vicino alla porta e appoggiandomi ad essa. I singhiozzii si interruppero all'istante non appena dalla mia bocca uscì una voce rauca e fredda per via del fatto che non parlavo da troppo tempo. << Anche tu mi manchi. >>.

Sentii Hoshiko voltarsi verso la porta. << Se ti manco perchè non esci di lì?! >>. Anche questa volta non risposi. Dopo qualche minuto di silenzio, delle parole uscirono dalla bocca di Hoshiko, più precisamente una canzone. Una canzone che il giorno prima avevo ascoltato, "Spring Day". La canzone era in coreano, ma grazie ai corsi che feci l'anno prima, capivo bene cosa stesse dicendo, e lei questo lo sapeva. Nel ritornello ripeteva due parole che fino a poco prima aveva pronunciato davanti la porta: "Mi manchi". Quella canzone mi piaceva molto. Riuscivo a sentirla piangere mentre cantava, il suo tono della voce era malinconico, triste. 

La serratura della porta scattò, ed aprii di uno spiraglio la porta. Hoshiko mi fissava incredula, con le lacrime agli occhi. << Manami... >>. Si alzò di scatto, sgranando gli occhi per la paura non appena vide le condizioni del mio fisico. << Hoshiko... >>. Mi fissò per qualche secondo, e senza pensarci due volte spalancò la porta, abbracciandomi con tutte le sue forze mentre gridava il mio nome piangendo. Forse mia madre sentì le sue urla, perchè corse di sopra e anche lei si tuffò sopra di me ad abbracciarmi. 

Dopo circa due mesi, ero tornata quella di prima, anche se alcune cose come il mio stato emotivo e il mio modo di socializzare erano ancora negli abissi più profondi, ma il mio fisico era di nuovo come quello di prima. Avevo deciso di tagliare i miei capelli troppo lunghi, in un caschetto biondo. Appena dissi a Hoshiko il mio amore per i BTS e Jungkook, iniziò a sprizzare gioia da tutte le parti. In fondo, è stato grazie a lei e i BTS se ora sono riuscita ad uscire dalla depressione, no? 



NOTA AUTRICEH

SHONO TORNATAH!! Con una bella storiella d'amore eheh. Lo accennai nella storia Le Ali della Libertà che avrei iniziato a scriverla, e ho già in mente come andranno a finire le cose fino ad un certo putno. E niente, spero possa piacervi, cercherò di pubblicare appena posso.

Bye <3
Fedeh

Love TicketsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora