23. Just one day

204 8 1
                                    

Mentre tornavamo, iniziò anche a piovere, così affrettammo il passo. Quando entrammo in casa, mia madre ci accolse come suo solito, ma quando si accorse del mio stato, si preoccupò all'istante. Mi prese per le spalle, mettendosi in ginocchio per arrivare alla mia altezza, e iniziò a scuotermi leggermente continuando a chiedere cosa fosse successo. La fissai con il mio sguardo ormai senza emozioni, per poi correre nella mia stanza, chiudendo la porta a chiave prima che mia madre o Hoshiko potessero raggiungermi. 

Mi accasciai contro la porta, continuando a piangere, mentre il mio cellulare continuava a vibrare per i tanti messaggi e chiamate che Jungkook mi stava inviando. Lo presi e lo lanciai contro il letto, causandogli una crepa e lo spegnimento. 

Rimasi seduta a terra, con la testa tra le gambe e le braccia che circondavano queste ultime. Dopo circa mezz'ora di tentativi nel farmi aprire la porta, Hoshiko e mia madre decisero di lasciarmi stare, almeno per quella sera. Ad un certo punto, alzai lo sguardo verso la mia valigia, più precisamente verso una tasca nascosta, che conteneva una scatola blu che mi ero ripromessa di non aprire più nella mia vita. Ma qualcosa mi aveva fatto alzare e mi aveva fatto camminare verso la valigia, e presi la scatola, rigirandomela tra le mani.


La vidi allontanarsi sempre di più, finchè non svoltò un angolo e sparì nel buio della notte. Mi fermai col fiatone, mentre le lacrime scavavano nelle mie guance. In quel momento iniziò anche a piovere, ma la pioggia non riusciva a cancellare quelle dannate gocce d'acqua salata che continuavano a fuoriuscire dai miei occhi. Mi accasciai a terra, in ginocchio, e presi l'anello che Manami mi aveva messo in tasca. Continuavo a fissarlo: più lo guardavo, più mi arrabbiavo con me stesso. Era tutta colpa mia. Era colpa mia se ora lei mi ha ridato quest'anello che ho cercato per giorni, era colpa mia se ora lei se n'era andata, era colpa mia se ora lei era ferita profondamente, e magari ritorna ad essere quella che era un tempo. Lanciai un urlo talmente forte, da farmi venire un dolore acuto alla gola. 

Ad un certo punto, sentii dei passi alle mie spalle. Mi voltai, vedendo Jimin correre nella mia direzione, anch'egli sotto la pioggia. << Jungkook! >>.

<< J-Jimin... >>. 

Si fermò con gli occhi e la bocca spalancata. Nessuno mi aveva mai visto in queste condizioni, perciò lui ne rimase profondamente colpito. Si abbassò accanto a me. << Jungkook... non avrei dovuto accettare l'invito delle Blackpink... lo avevo immaginato che ci saremmo ubriacati, ma non che potesse succedere una cosa del genere... mi dispiace tanto... >>.

<< I-Io... è tutta colpa mia... non avrei dovuto bere... lei me lo disse già di non bere più fino a questo punto... ed io l-l'ho fatto... le ho spezzato il cuore, questa era l'ultima cosa che doveva succedere! Lei già ha avuto esperienze orribili nella sua vita, ed ora per colpa mia non la potrò rivedere mai più! >>. Queste parole mi lacerarono il cuore, mentre Jimin mi guardava sorpreso perchè stavo urlando come un pazzo.

Dopo altri dieci minuti di  urla, tornammo ai nostri dormitori. Continuavo a mandare messaggi a Manami, nella speranza che potesse rispondere, ma ad un certo punto i messaggi non le arrivavano, segno che forse aveva spento il telefono. Quella notte rimasi sveglio, a fissare fuori dalla finestra, pentendomi di tutto ciò che avevo fatto.

Il giorno dopo, troppo preoccupato, mandai un messaggio ad Hoshiko.

JK*: Hoshiko, come sta? 

Hoshiko: Come dovrebbe stare? Si è rinchiusa di nuovo in camera sua, e chissà se uscirà di nuovo...

JK*: ...

Love TicketsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora